Tratta: “Una minaccia per la sicurezza pescarese”
«Oggi parlare di tratta non significa più parlare di una piccola nicchia che appartiene a qualcuno, al contrario questo tema coinvolge il tema della sicurezza urbana di una città come Pescara, da ritenersi tra le più critiche del centro-sud visto il coacervo di problematiche che si intrecciano, quali prostituzione, accattonaggio e povertà».
Lo ha affermato ieri Vincenzo Castelli, presidente dell’associazione On the Road che da vent’anni assiste le vittime del reato di tratta, nell’ambito del workshop svoltosi presso l’Aurum di Pescara dal tema “Prostituzione e territori. Corpi, destini e percorsi tra libertà e coercizione”. Un appuntamento nel quale si è fatto il punto della situazione su diversi fenomeni, a partire dalla prostituzione che coinvolge soprattutto il litorale costiero abruzzese: «Le prostitute – spiega Castelli – sono essenzialmente donne nigeriane, rumene e bulgare, oltre a quelle provenienti dall’est Europa, dall’ex Unione Sovietica ed ai transgender in maggioranza latino-americani».
Tra l’altro, la prostituzione viene esercitata sempre più spesso in luoghi al chiuso, meno controllabili, e sempre più spesso coinvolge anche ragazze minorenni. Ma, come detto, a Pescara non è il fenomeno della prostituzione in quanto tale a preoccupare, quanto piuttosto la sua connessione all’altro triste fenomeno della povertà: «C’è un rapporto fra tratta e povertà – sottolinea il presidente dell’associazione On the Road – che cogliamo con forza, durante i contatti che abbiamo nel nostro servizio presso l’Help center della stazione di Pescara centrale. C’è un rapporto tra tratta e povertà, che riguarda donne adulte anche italiane le quali si prostituiscono in strada, ma soprattutto negli appartamenti, cercando di sopravvivere economicamente attraverso questi espedienti».
Ma nella città adriatica, la piaga reale è lo sfruttamento della prostituzione esercitato da gruppi criminali senza scrupoli, costantemente oggetto di indagini da parte delle Forze di Polizia: «Su Pescara – rileva Cinzia Di Cintio, ispettore della Squadra Mobile della Questura pescarese – possiamo mappare tre tipi di fenomeni gestiti da altrettanti gruppi criminali: la prostituzione nigeriana, con donne che arrivano dal centro Africa illuse di andare in contro ad una vita migliore ed arrivano a Montesilvano a Pescara (da irregolari) dopo essere costrette con la forza e sottoposte a riti voodoo per spaventarle, la prostituzione rumena, con ragazze comunitarie che girano liberamente nelle nostre città e la prostituzione cinese, nascosta all’interno di locali e centri reperibili attraverso centraliniste compiacenti».
Comunque, l’obiettivo di On the Road resta quello di assistere le vittime di tratta e nel caso delle prostitute, poterle salvare dal marciapiede restituendo loro una vita ed una dignità: «Noi – ribadisce Vicenzo Castelli, presidente di On the Road – vogliamo che queste persone possano reinserirsi in un processo di riappropriazione del valore significativo delle relazioni. A noi non interessa continuare ad assisterle, ma vogliamo che queste persone comprendano che in una città esistono diritti e doveri importanti, in modo che da vittime diventino cittadine».
Ma la tratta, in Abruzzo, è anche sfruttamento lavorativo. Una piaga, questa, molto più difficile da stroncare: «Purtroppo – riconosce David Mancini, procuratore distrettuale Antimafia de L’Aquila – in Italia, al di là della riduzione in schiavitù, non c’è una legge che combatte quell’area grigia dello sfruttamento lavorativo».