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La violenza dei taciti

Perché, anche se immobili e silenziosi, si può essere violenti

C’è una violenza fatta di parole e una violenza di silenzi: la prima è volgare, la seconda è cattiva. Ambedue fanno notizia e danno profitto

C’è la violenza fatta di parole e la violenza di silenzi: la prima è volgare, la seconda è cattiva. C’è la violenza fatta di gesti e la violenza “immobile”: la prima è sciocca, la seconda è perfida. C’è la violenza maleducata, animale, che cade nel torto – e ci mancherebbe a non condannarla – e la violenza che si confonde con la “pace” quando la prima, nella sua superficialità, alimenta la rabbia interiore della seconda e permette di continuare a nascondere l’inquietudine con la presunzione della verità – e nessuno la condanna, anzi, la si presenta come atto di democrazia o di dovere cristiano.

C’è la violenza di facinorosi e di indignati e la violenza di chi ha paura, per una ipocrita identità, della laicità troppo spesso condizionata dalla religiosità, a scapito della libertà sia del pensiero aconfessionale che della stessa fede.

C’è la violenza, che più o meno è sempre violenza, come quella degli ultimi giorni di sentinelle tacite a libro aperto e quella di bestie sprangate e armate di uova marce. C’è la violenza che uccide e fa sangue – inverto le posizioni – e la violenza di chi interpreta, giudica e si sente obbligato a difendere millenni di verità, quella stessa violenza che, violentemente autoreferenziale, non ascolta, imbandisce tavole rotonde del non confronto, oltre a celare millenni di menzogne e realtà scomode, che nulla toglierebbero alla Verità, ma che tanto farebbero a sostegno dell’evangelica presa di coscienza delle proprie debolezze e del conseguente cammino dalla farisaica intolleranza alla misericordia cristiana.

C’è la violenza di un nuovo fondamentalismo che accusa di violenza i cronisti e gli editorialisti di network e quotidiani blasonati e li condannano come fomentatori di folle violente e la violenza degli stessi – beh, non certo con un ugual numero di lettori, purtroppo per loro e ci sarà un perché – che adoprano l’integralismo religioso, (confuso, ma da non confondersi con la Verità) che sempre suscita violenza, come scelta editoriale e sbattono in prima pagina “democraticamente” coloro che sono ritenuti i “falsi profeti” della stessa religione, a dimostrare, quantomeno, quella già descritta non volontà al confronto, nemmeno negli stessi ambiti confessionali.

C’è la violenza, la prima, la seconda, la furba e la banale, che fa sempre notizia e porta vantaggi a chi non si sporca le mani con la violenza fisica e approfitta della violenza altrui per inaugurare progetti apologetici, tendenze teologiche e interpretazioni bibliche molto personali e apparentemente anticonformiste, ma che risalgono ardentemente la corrente del successo e del profitto.

C’è, però, anche la Nonviolenza, quella che si sporca le mani nell’ascolto, che si muove attraverso tante reti amicali, di confronto, che sa andare oltre e sa guardarsi allo specchio prima di guardare gli altri, che sa ripetere «e chi sono io per giudicare?», di cui non si parla e non parleremo, perché non fa notizia, ma che da duemila anni è Buona Notizia!

About Simone Chiappetta (547 Articles)
Direttore responsabile del notiziario online "Laporzione.it" e responsabile dell'Ufficio per le Comunicazioni Sociali dell'Arcidiocesi di Pescara-Penne. Laureato in Scienze della Comunicazione sociale e specializzato in Giornalismo ed Editoria continua la ricerca nell'ambito delle comunicazioni sociali. E' Regista e autore di
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5 Comments on La violenza dei taciti

  1. Giovanni Antonio Nigro // 31 Ottobre 2014 a 16:47 //

    Tacciare le “Sentinelle in piedi” di integralismo mi puzza lontano un miglio di politically correct e di relativismo ideologico. La manifestazione del dissenso contro politiche disgregatrici verso i lavoratori la società e le famiglie sta diventando, d’altronde, prassi di governo. Né possiamo attenderci altro da chi ha scelto di abbracciare ideologie anticristiane falsamente liberali e umanitarie.

    • Giovanni Antonio Nigro // 5 Novembre 2014 a 11:48 //

      Mi correggo… “La repressione della manifestazione del dissenso … sta diventando prassi di governo”.

  2. Caro Don Simone.
    Ho meditato a lungo se rispondere a questo articolo, ed ho preferito sbollire la arrabbiatura iniziale.
    Ora, “a bocce ferme” mi sento di dire che probabilmente non hai compreso il senso e la finalità che quelle persone in piedi in silenzio perseguono.
    Quelle persone in piedi non sono contro nessuno, ma a favore della libertà di pensiero.
    Quella libertà oggi messa in discussione da una legge, la Scalfarotto, in base alla quale solo dire che si è contrari alle nozze tra due persone dello stesso sesso, è considerato reato.
    Persone che stanno in silenzio contro una regressione culturale come questa di quale violenza possono essere tacciate?
    A me pare una manifestazione laica che più laica non si può.
    Loro manifestano per la loro libertà. Ed anche per la tua.

  3. C’è la VIOLENZA di chi gioca senza ritegno a fare di Cristo un Gandhi qualunque e al presunto o vero integralismo dei “taciti” oppone, senza neanche renderse conto come chi vede la pagliuzza altrui ma non la trave propria, il proprio integralismo ideo-teologico (che fa di Dio una sua idea, una sua costruzione tutta personale) sostitutivo del Vangelo di Nostro Signore. Al trionfalismo della Chiesa “costantiniana” abbiamo sostituito il nuovo trionfalismo, mediatico, della Chiesa “post-costantiniana”. Bell’affare! E, soprattutto, bel risultato!

    Luigi

  4. Beh, Simone, che dire… stavolta sei stato capace di un pezzo ancor più sublime dei tuoi ottimi editoriali, capace di tagliare di netto gli schieramenti contrapposti per rimettere in gioco tutti/e, credenti o meno, di fronte a quella “spada a due tagli” che è la Parola! Dimmi un po’: non è che con gli anni il tuo “vino nuovo” migliora?

    Un abbraccio!

    P.S.: ti invito a scrivere “nonviolenza” senza trattino… sarà forse una forzatura della grammatica italiana, ma la parola vuole tradurre l'”ahimsa” gandhiana, che è un termine positivo (che lo stesso Gandhi traduceva come “forza della verità” e che diceva di aver imparato da Cristo nel Discorso della montagna). Grazie!

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