“Per uscire dalla tempesta è necessaria unità”
"Bisogna che i primi responsabili della cosa pubblica, i membri del Parlamento, si mettano insieme come avvenuto nel dopoguerra quando c’era il tessuto connettivo, gli ideali, i valori, i desideri"
«Per uscire dalla tempesta è necessaria unità, che non è uniformità o omogeneità di tipo culturale». Lo ha affermato ieri il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, in occasione del messaggio conclusivo della sessantasettesima Assemblea della Conferenza episcopale italiana svoltasi ad Assisi da lunedì, esprimendosi a proposito del lavoro e della situazione del Paese e chiedendosi: «Sappiamo perché dobbiamo lavorare insieme? Lo scopo ci è ancora chiaro? E abbiamo perso la fatica e il gusto di stare insieme, il Paese, il mondo delle imprese, a livello sociale e a tutti i livelli: se questo non è chiaro, tutto diventa impossibile. Una domanda, questa, che non riguarda solo il nostro Paese, ma il nostro Paese dentro l’Europa».
In particolare, per il cardinale, non dobbiamo cadere nell’errore di credere che per risolvere la crisi economica sia sufficiente qualche colpo di genio per trovare un’alchimia: «Non siamo in presenza soltanto di una crisi lavorativa, economica, ma di una crisi culturale – ricorda Bagnasco, che riguardo alla drammatica situazione di Terni, Genova, Taranto e di altre parti d’Italia ha ripetuto l’auspicio, presente nella sua prolusione d’apertura, di tenere il più possibile in casa i gioielli». Insomma, a detta del porporato, vendere per ripianare, ma poi non avere più nulla non è la strada più saggia: «La storia – avverte il presidente della Cei – ci insegna che laddove non c’è stato l’ancoraggio alla casa, all’Italia, in un modo o nell’altro è stata dissolta la realtà industriale».
Così, per affrontare in maniera adeguata l’attuale crisi economica e finanziaria, per il cardinale Bagnasco c’è la necessità anche di immettere capitali freschi nelle industrie, e in questo devono fare di più le imprese italiane: «La manna – sottolinea il cardinale – non viene solo da fuori Italia. C’è anche in Italia, ma bisogna metterla in circolazione. Insieme all’immissione di capitali, bisogna fare ingresso in mercati nuovi e vedere come dosare e connettere questi due elementi».
Inoltre, soffermandosi sul dramma della carenza di lavoro, ha sollecitato tutti a ricostruire i fondamentali del vivere insieme, l’alfabeto dell’umano: «Bisogna che i primi responsabili della cosa pubblica – si appella il presidente della Conferenza episcopale italiana -, ovvero i membri del Parlamento, si mettano insieme. Nel dopoguerra, ciò è stato possibile e ha prodotto la Carta costituzionale perché c’era il tessuto connettivo, gli ideali, i valori, i desideri, l’anima su cui innestare le legittime differenze politiche e partitiche, che ha anche permesso che le difficoltà non diventassero divisioni, tantomeno contrapposizioni, ma che ci si mettesse a guardare nella stessa direzione e a produrre un testo che è tuttora fondamentale per il nostro Paese. Qualcosa di analogo chiediamo che avvenga oggi – richiede il cardinale, secondo il quale la domanda da porsi è se esiste oggi un tessuto connettivo che consenta non di annullare, ma di mettere tra parentesi le legittime divisioni per affrontare le questioni radiali della povera gente, delle famiglie che si sfasciano, perché la crisi produce conseguenze anche sui legami affettivi».
E a guidare spiritualmente gli italiani nella buona e nella cattiva sorte, oggi come allora, restano sempre i nostri sacerdoti: «Il clero italiano – evidenzia Bagnasco – ha una storia, una tradizione consolidata, appassionata, di condivisione e vicinanza alla gente. Condivisione e vicinanza, che non è guardare la gente da lontano con un binocolo, ma una vicinanza fisica che conosce i problemi della gente, li condivide e cerca di risolverli».