“Un buon padre sa attendere e perdonare, anche i fallimenti”
"Un buon padre - ricorda il Papa - sa attendere e sa perdonare, dal profondo del cuore. Certo, sa anche correggere con fermezza: non è un padre debole, arrendevole, sentimentale. Il padre che sa correggere senza avvilire è lo stesso che sa proteggere senza risparmiarsi"
«Un buon padre sa attendere e sa perdonare, dal profondo del cuore. Certo, sa anche correggere con fermezza: non è un padre debole, arrendevole, sentimentale. Il padre che sa correggere senza avvilire è lo stesso che sa proteggere senza risparmiarsi».
È questo l’identikit del buon padre tracciato ieri da Papa Francesco nella sua seconda catechesi dedicata alla figura paterna nei suoi aspetti positivi, pronunciata durante la consueta udienza generale del mercoledì tenutasi davanti a 7 mila fedeli, riunitisi nell’Aula Paolo VI: «Una volta – racconta il Papa a braccio – ho sentito in una riunione per il matrimonio dire a un padre: alcune volte devo picchiare un po’ i figli, ma mai in faccia per non avvilirli. Che bello, ha il senso della dignità: deve punire, lo fa giusto e va avanti. Il Vangelo ci parla dell’esemplarità del Padre che sta nei cieli – il solo, dice Gesù, che può essere chiamato veramente Padre buono».
A questo punto il Pontefice ha citato la parabola del figlio prodigo, o meglio del padre misericordioso, che si trova nel Vangelo di Luca: «Quanta dignità – sottolinea – e quanta tenerezza nell’attesa di quel padre che sta sulla porta di casa aspettando che il figlio ritorni».
Tra l’altro, a detta del Santo Padre, se c’è qualcuno che può spiegare fino in fondo la preghiera del Padre nostro, insegnata da Gesù, questi è proprio chi vive in prima persona la paternità: «Senza la grazia – osserva Papa Bergoglio – che viene dal Padre che sta nei cieli, i padri perdono coraggio e abbandonano il campo. Ma i figli hanno bisogno di trovare un padre che li aspetta quando ritornano dai loro fallimenti. Faranno di tutto per non ammetterlo, per non darlo a vedere, ma ne hanno bisogno».
E il non trovarlo apre in loro ferite difficili da rimarginare: «La Chiesa, nostra madre – ricorda il Sommo Pontefice – è impegnata a sostenere con tutte le sue forze la presenza buona e generosa dei padri nelle famiglie, perché essi sono per le nuove generazioni custodi e mediatori insostituibili della fede nella bontà, nella giustizia e nella protezione di Dio, come san Giuseppe».
E un padre saggio e maturo, secondo Papa Francesco, deve saper dire “Sono felice di essere tuo padre”: «Padre presente, sempre! – esclama il Santo Padre -. La prima necessità è proprio questa: che il padre sia presente nella famiglia. Che sia vicino alla moglie per condividere tutto, gioie e dolori, fatiche e speranze. E che sia vicino ai figli nella loro crescita: quando giocano e quando si impegnano, quando sono spensierati e quando sono angosciati, quando si esprimono e quando sono taciturni, quando osano e quando hanno paura, quando fanno un passo sbagliato e quando ritrovano la strada».
Ma dire presente, non è lo stesso che “controllatore”: «I padri troppo “controllatori” – ammonisce il Pontefice – annullano i figli, non li lasciano crescere». Un padre, inoltre, sa bene quanto costa trasmettere questa eredità: «Quanta vicinanza – aggiunge il Papa -, quanta dolcezza e quanta fermezza. Però, quale consolazione e quale ricompensa si riceve, quando i figli rendono onore a questa eredità! È una gioia che riscatta ogni fatica, che supera ogni incomprensione e guarisce ogni ferita. I padri devono essere pazienti: tante volte non c’è altra cosa da fare che aspettare, con pazienza, dolcezza, magnanimità e misericordia».
E comunque: «Ogni famiglia – ribadisce il Sommo Pontefice – ha bisogno di un padre». Anche san Giuseppe fu tentato di lasciare Maria, quando scoprì che era incinta, ma intervenne l’angelo del Signore che gli rivelò il disegno di Dio e la sua missione di padre putativo; e Giuseppe, uomo giusto, prese con sé la sua sposa e divenne il padre della famiglia di Nazaret».
Per spiegare il valore del ruolo del padre, il Papa è partito da alcune espressioni che si trovano nel libro dei Proverbi, parole che un padre rivolge al proprio figlio: “Figlio mio, se il tuo cuore sarà saggio, anche il mio sarà colmo di gioia. Esulterò dentro di me, quando le tue labbra diranno parole rette”: «Non si potrebbe esprimere meglio – commenta Papa Francesco – l’orgoglio e la commozione di un padre che riconosce di avere trasmesso al figlio quel che conta davvero nella vita, ossia un cuore saggio».
Insomma, questo padre, non dice: «“Sono fiero di te – spiega il Pontefice – perché sei proprio uguale a me, perché ripeti le cose che dico e che faccio io”. No, gli dice qualcosa di ben più importante: “Sarò felice ogni volta che ti vedrò agire con saggezza e sarò commosso ogni volta che ti sentirò parlare con rettitudine. Questo è ciò che ho voluto lasciarti, perché diventasse una cosa tua: l’attitudine a sentire e agire, a parlare e giudicare con saggezza e rettitudine. E perché tu potessi essere così, ti ho insegnato cose che non sapevi, ho corretto errori che non vedevi. Ti ho fatto sentire un affetto profondo e insieme discreto, che forse non hai riconosciuto pienamente quando eri giovane e incerto”».
E ancora: «“Ti ho dato una testimonianza di rigore e di fermezza che forse non capivi, quando avresti voluto soltanto complicità e protezione. Ho dovuto io stesso, per primo, mettermi alla prova della saggezza del cuore, e vigilare sugli eccessi del sentimento e del risentimento, per portare il peso delle inevitabili incomprensioni e trovare le parole giuste per farmi capire. Adesso, quando vedo che tu cerchi di essere così con i tuoi figli, e con tutti, mi commuovo. Sono felice di essere tuo padre”».
Al termine dell’udienza, Papa Francesco ha quindi rivolto un ennesimo appello per ripristinare la pace in Ucraina: «Un appello – conclude il Pontefice – per far cessare al più presto l’orribile violenza fratricida facendo ogni sforzo, anche a livello internazionale, per la ripresa del dialogo. Purtroppo la situazione sta peggiorando e si aggrava la contrapposizione tra le parti. Preghiamo anzitutto per le vittime, tra cui moltissimi civili, e per le loro famiglie, e chiediamo al Signore che cessi al più presto questa orribile violenza fratricida. Rinnovo l’accorato appello, affinché si faccia ogni sforzo – anche a livello internazionale – per la ripresa del dialogo, unica via possibile per riportare la pace e la concordia in quella martoriata terra».