“In piazza per dar voce a chi non ha voce… alle famiglie contro il gender”
"La nostra manifestazione - sottolinea Gandolfini - è di tipo propositivo per presentare la bellezza della famiglia, in piazza ci saranno mamme, papà, bambini, nonni. Non nasce contro le persone omosessuali o contro le unioni civili; intende semplicemente ribadire che queste unioni non possono essere omologate alla famiglia"
«Dare voce a chi non ha voce, ossia alle nostre famiglie giustamente allarmate per il tentativo di indottrinamento scolastico secondo l’ideologia gender. Un tentativo mascherato da percorsi formativi di lotta al bullismo e alla discriminazione di genere, che vogliono in realtà introdurre una visione di indifferentismo biologico tra maschio e femmina, con la costruzione ontologica di decine di appartenenze di genere».
Ad un giorno dalla manifestazione che domani porterà in piazza a Roma le famiglie italiane (sono attese tra le 200 e le 300 mila persone), Massimo Gandolfini, portavoce del Comitato promotore “Difendiamo i nostri figli”, intervistato dall’agenzia di stampa Sir ribadisce le ragioni dell’iniziativa e ne anticipa programma e contenuti: «Il secondo motivo – aggiunge – è la difesa della famiglia costituzionalmente definita come società naturale fondata sul matrimonio. Equipararle le unioni civili e omosessuali, sarebbe un’ulteriore grave ferita all’istituto familiare già vilipeso da altre situazioni».
Il comitato “Difendiamo i nostri figli”, al di là di tutto, precisa di non essere contro qualcuno: «La nostra manifestazione – sottolinea Gandolfini – è di tipo propositivo per presentare la bellezza della famiglia, in piazza ci saranno mamme, papà, bambini, nonni. Non nasce contro le persone omosessuali o contro le unioni civili; intende semplicemente ribadire che queste unioni non possono essere omologate alla famiglia».
Sono tre, dunque, le motivazioni concrete che porteranno le famiglie italiane a scendere in piazza domani a Roma, accompagnate da diversi esponenti politici: «L’evidenza della differenza maschio- femmina – elenca la deputata di Area popolare Paola Binetti, in una lettera indirizzata al quotidiano “Avvenire” -, il diritto a educare i propri figli e la loro responsabilità sociale nei confronti del contesto in cui essi vivono e si formano».
Secondo la parlamentare cattolica, dunque, quello di domani in piazza San Giovani sarà un incontro dal sapore della festa: «Per confermare – aggiunge la deputata di Area popolare – che la famiglia c’è e ha voce per farsi sentire. Questa volta le famiglie non chiedono più servizi sociali o un alleggerimento della pressione fiscale, ma una cosa più radicale e a costo zero: rivendicano il diritto a educare i propri figli nel rispetto della loro natura, “maschio e femmina Dio li creò!”. Protestano contro una ideologia che sta diventando sempre più penetrante e capillare: quelle “teorie del gender”, che rivendicando rispetto e tolleranza verso la diversità e la differenza, costituiscono attualmente una delle forme più arroganti di intolleranza e di prepotenza, sul piano intellettuale e pragmatico, e sono entrate nelle scuole, attraversandole tutte, a cominciare dalla scuola materna. È stato allora che le famiglie hanno reagito».
Di tutto questo, secondo la Binetti, la stampa non parla: «Tace – accusa – della voce forte e coraggiosa delle famiglie che protestano contro i gender-giochi proposti in alcune scuole materne. Ed è singolarmente eloquente anche il silenzio che ha accompagnato la parole chiare e forti del Papa che, domenica scorsa, ha denunciato con efficacia e semplicità l’ideologia del gender, con tutte le sue conseguenze. La manifestazione di domani sarà una festa di famiglie e molti di noi parlamentari saranno in piazza con le nostre famiglie, attenti a cogliere le esigenze di tutte le famiglie, ad ascoltare le loro proposte».
Anche perché, su questi temi sono molte le scadenze che attendono il Parlamento: «Anzitutto – ricorda Paola Binetti – l’invotabile disegno di legge Cirinnà sulle unioni gay, ma anche altre leggi in discussione al Senato che propongono di introdurre sfacciatamente l’ideologia gender nella scuola, attraverso una presunta educazione affettiva».
Ma la Binetti pensa anche al delicato equilibrio con cui andrà affrontato il dibattito sul ddl, presto in arrivo alla Camera sul cyberbullismo: «Dove – rileva la deputata – aspetti totalmente condivisibili, come il no alla pedopornografia e alla violenza informatica, si mescolano a riferimenti gender più o meno espliciti».
Un’altra parlamentare che non mancherà domani, in piazza a Roma, sarà Eugenia Roccella anch’ella di Area popolare: «Noi parlamentari – spiega – che aderiamo alla manifestazione saremo in piazza senza impegno di partito, ma con un ruolo preciso: quello di dare voce e rappresentanza in Parlamento, e attraverso gli strumenti della politica, a quella piazza e a quel popolo».
Tutto questo, per non ripetere quanto già avvenuto in altri Paesi europei: «In Francia, infatti, – spiega la Roccella – nonostante la vastissima mobilitazione popolare che ha riempito Parigi, in più occasioni, contro la legge Taubira sul matrimonio gay Hollande ha addirittura affrettato i tempi, approvando la legge velocemente. In Irlanda, lo schieramento del no al referendum sulle nozze gay (quasi il 40% dei votanti) non ha avuto né voce, né rappresentanza politica, non essendoci stato né un organo di stampa, né un partito che abbia sostenuto le posizioni dei comitati del “no”».
Insomma, per la Roccella, è fondamentale che nel nostro Paese ci sia, invece, una capacità della politica di essere interlocutore di un grande movimento di opinione pubblica: «E di non isolare – conclude – quella maggioranza silenziosa di cittadini, che credono che i figli debbano avere una mamma e un papà».
Per quanto riguarda il programma, l’appuntamento è fissato in piazza San Giovanni alle 15.30. Dopo la presentazione dello stesso Gandolfini, interverranno un imam sciita e uno sunnita, quindi il portavoce delle comunità etniche presenti a Roma, un portavoce degli evangelici e uno dei pentecostali.
In attesa di conferma la presenza di un rappresentante della comunità ebraica. Saranno in piazza, ma senza prendere la parola, anche il presidente dell’Associazione genitori persone omosessuali (Àgapo) che ha aderito all’iniziativa, e la moglie, genitori di un ragazzo gay. E a proposito di messaggi, Gandolfini esprime soddisfazione per il sostegno del Pontificio Consiglio per la famiglia.
A seguire le relazioni dello stesso Gandolfini, di Costanza Miriano, Gianfranco Amato, Simone Pillon, Alfredo Mantovano e Mario Adinolfi, intervallate da videoclip. Uno vedrà protagonista Papa Francesco con le sue parole sulla “colonizzazione ideologica” e sull’ideologia gender come “sbaglio della mente umana”; negli altri Pupi Avati e Pippo Franco illustreranno la bellezza della famiglia. Verrà inoltre data voce anche a famiglie che hanno vissuto sulla propria pelle il tentativo di indottrinamento gender.
L’ultimo intervento è affidato a Kiko Arguello, fondatore del Cammino neocatecumenale che parteciperà in modo massiccio, cui seguirà il messaggio conclusivo di Gandolfini all’Italia che vorrà ascoltare: «Ai cittadini – spiega – al Parlamento, alla Chiesa che dovrà affrontare il grande nodo del Sinodo a ottobre».