“Non tergiversiamo su riconoscimento di famiglia come unione uomo-donna”
"Quando ci viene chiesto - interroga Valentinetti - di fare un cammino di fede più approfondito, qual è la nostra reazione? Devo dire amaramente, carissimi fratelli e sorelle, che molte volte assistiamo al diniego o al massimo disinteresse. E quante volte abbiamo proposto anche cammini di fede seri e approfonditi, che possono avviare le persone a celebrare degnamente il sacramento del matrimonio: abbiamo delle adesioni ma poi, finito il ciclo di 10-12 incontri, tutto rimane fermo"
«È arrivato il tempo, carissimi fratelli e sorelle, in cui non possiamo più accontentarci di un Cristianesimo di tradizioni, di un cristianesimo che rispetta le regole così come ci sono state tramandate. Oggi, come cristiani, veniamo interrogati su temi fondamentali della vita: come rispondiamo? Non possiamo tergiversare di fronte ai problemi dell’unità della famiglia, del riconoscimento della famiglia come l’unione dell’uomo e della donna che vivono insieme un progetto d’amore, in vista della procreazione dei figli: il Cristianesimo è una cosa seria».
Con queste parole di sincera perplessità e preoccupazione sabato sera, pronunciando l’omelia della Santa messa in onore del patrono San Cetteo, monsignor Tommaso Valentinetti, arcivescovo di Pescara-Penne, ha scosso le coscienze delle centinaia di fedeli che sedevano fra i banchi della Cattedrale, invocando una reazione.
Un monito, lanciato in presenza del sindaco Marco Alessandrini e degli assessori comunali Giacomo Cuzzi e Veronica Teodoro, che interpella le coscienze dei consiglieri comunali che domani si ritroveranno nell’Assise civica per decretare l’eventuale approvazione del registro delle unioni civili, dopo lo stop dello scorso mercoledì.
Un ammonimento, che trae spunto dal passo domenicale del Vangelo di Luca in cui Gesù non viene creduto dai suoi stessi concittadini, rivolto all’intera comunità diocesana chiamata a fare un’obiettiva autocritica sui propri limiti: «Quando ci viene chiesto – interroga l’arcivescovo – di fare un cammino di fede più approfondito, qual è la nostra reazione? Devo dire amaramente, carissimi fratelli e sorelle, che molte volte assistiamo al diniego o al massimo disinteresse. E quante volte abbiamo proposto anche cammini di fede seri e approfonditi, che possono avviare le persone a celebrare degnamente il sacramento del matrimonio: abbiamo delle adesioni ma poi, finito il ciclo di 10-12 incontri, tutto rimane fermo».
Quindi l’esortazione ad andare più in profondità nella propria vita, sull’esempio del Santo patrono di Pescara e della sua arcidiocesi: «Sapete – ricorda monsignor Valentinetti – stasera noi facciamo memoria di San Cetteo, un vescovo, un martire che ha avuto la passione di vivere la storia di Cristo nella sua vita, comunicando la vita di Cristo ai suoi fratelli».
E anche oggi, nel nostro tempo, Papa Francesco nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium richiama i cristiani all’impegno: «Il Papa – sottolinea l’arcivescovo di Pescara-Penne – non dice solo ai vescovi o solo ai sacerdoti di farsi protagonisti dell’annuncio della Parola di Dio e della testimonianza della carità. Lo dice a tutti i battezzati, lo dice a tutti coloro che in qualche modo si sentono e si dicono cristiani».
Ma non tutti i cristiani riescono a rispondere a questa impegnativa chiamata, come dimostrato ultimamente da quanti sono stati toccati dal tema dell’accoglienza: «Come stanno rispondendo molti cristiani – chiede ancora il presule – di fronte a quello che sta accadendo nella nostra terra, con l’immigrazione di tanti fratelli e sorelle che fuggono dalla fame, dalle guerre e da ogni tipo di calamità: purtroppo sento dire parole troppo escludenti, da coloro che si dicono cristiani. Non possiamo tergiversare di fronte a questi problemi».
Al termine della Santa Messa, l’arcivescovo Valentinetti ha guidato la processione cittadina dell’effige di San Cetteo, e delle sue reliquie, attraverso via D’Annunzio, Ponte D’Annunzio, via Caduta del forte, Corso Vittorio Emanuele, Ponte Risorgimento, piazza Unione, via dei Bastioni, via Cincinnato e via Conte di Ruvo, per poi fare rientro in Cattedrale.
E come ogni anno, all’imbocco di Ponte Risorgimento, l’arcivescovo Valentinetti è tornato ad impartire la solenne e suggestiva benedizione del fiume, della città e del Municipio: «San Cetteo, nostro patrono, – afferma il presule – proteggi questa città di Pescara. A te sono noti i suoi peccati e le sue virtù, le sue ricchezze e le sue miserie, i suoi gesti di bontà e le sue debolezze.
Non privarci del tuo aiuto, veglia sulle case e sulle famiglie, sui quartieri e sulle comunità, sui seggi e sulle cattedre, sulle scuole e sull’Ospedale, sulle officine e sui cantieri, sul Porto e sulle molteplici espressioni dell’operosità quotidiana.
Assisti i giovani, i poveri, gli emarginati. Fa che non si estingua la fede trasmessa dai padri, ma sia vivo e coerente il senso dell’onestà e della generosità, la concordia operosa, l’attenzione ai piccoli, agli anziani e agli ammalati. Risplenda il tuo volto, o Santo Patrono, sulla nostra Chiesa diocesana di Pescara-Penne e la sua intercessione ci accompagni nel cammino del tempo, verso la patria futura. Per Cristo nostro Signore, amen».