“La guerra non si vince con la guerra: è un abbaglio”
"Cresca un movimento di popoli - scrivono i leader religiosi - per la pace e la resistenza al terrorismo e alla violenza. Lo spirito di Assisi ci guidi a essere più audaci e coraggiosi nella ricerca della pace e nella costruzione di società dove il vivere insieme tra diversi sia pacifico e positivo"

«Ai governanti diciamo: la guerra non si vince con la guerra: è un abbaglio! La guerra sfugge di mano. Non illudetevi! La guerra rende disumani interi popoli». È questo il messaggio che ieri 400 leader di religioni e culture diverse, riuniti a Tirana da domenica per l’incontro internazionale promosso dalla Comunità di Sant’Egidio, hanno rivolto ai governanti in un momento in cui tornano a soffiare venti di guerra in Europa: «Ripartiamo dal dialogo – esortano i leader religiosi -, che è una grande arte e una medicina insostituibile per la riconciliazione tra i popoli».
L’appello di pace si rivolge anche alle religioni: «La guerra – scrivono i firmatari – non è mai santa, l’eliminazione e l’oppressione dell’altro in nome di Dio è sempre blasfema».
Settanta anni dopo l’ecatombe nucleare e la fine della seconda guerra mondiale – si legge nell’appello -, l’umanità sembra avere dimenticato che la guerra è un’avventura senza ritorno: «Sì – ribadiscono gli esponenti religiosi -, le guerre sembrano diventare normali e tanti sono attratti dal fascino terribile della violenza. Il nostro secolo XXI è a un bivio: tra rassegnazione e un futuro di speranza, tra indifferenza e solidarietà».
Da qui l’esortazione dei leader religiosi: «Cresca un movimento di popoli per la pace e la resistenza al terrorismo e alla violenza. Lo spirito di Assisi ci guidi a essere più audaci e coraggiosi, nella ricerca della pace e nella costruzione di società dove il vivere insieme tra diversi sia pacifico e positivo».
E lo Spirito di Assisi, il prossimo anno, tornerà a casa a distanza di 30 anni da quando Giovanni Paolo II radunò per la preghiera i leader religiosi del mondo. Lo ha annunciato ieri a Tirana monsignor Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi, confermando che l’edizione 2016 dell’incontro internazionale della Comunità di Sant’Egidio si svolgerà nella città di San Francesco.
Era il 27 Ottobre 1986 quando Papa Giovanni Paolo II realizzò un grande sogno, invitando i rappresentanti delle varie religioni del mondo ad Assisi: «Vogliamo rivivere – dichiara all’agenzia di stampa Sir monsignor Sorrentino – quel momento splendido che ha tanto ispirato questi 30 anni, nonostante le fatiche che la pace ancora corre e con tutte le situazioni di grave turbamento che ancora oggi sperimentiamo. Ma lo Spirito di Assisi è vivo e tornerà ad unirsi con lo spirito del poverello che, con la sua mitezza e la sua umiltà, ci insegna che la pace si costruisce attraverso la misericordia e il perdono».
Ma nell’opinione pubblica, un cambiamento è già iniziato: «Perché le immagini – osserva Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio – del bambino curdo o della turista greca che sul motoscafo abbraccia un rifugiato salvato in mare, ci fanno capire che il mondo è diverso da come è stato dipinto e che l’abbraccio oggi può vincere sullo scontro».
Questo lo spiraglio di ottimismo che si apre, tracciando il bilancio finale dell’incontro che ha visto per tre giorni 400 leader religiosi, del mondo politico e culturale confrontarsi in 27 tavole rotonde: «Lo Spirito di Assisi – sottolinea il presidente della Comunità di Sant’Egidio – soffia molto più forte oggi da Tirana e ci ha fatto uscire, come ha detto papa Francesco, dalla nostra autoreferenzialità, dai mondi talvolta chiusi in cui vivono le religioni, dai mondi separati per andare incontro alle grandi domande della storia di oggi, prima tra tutte quella della guerra, pensando in particolare al Medio Oriente, all’Iraq, alla Siria, alla Libia e poi quella dei rifugiati che sono in molti casi un prodotto della guerra».
Lo Spirito di Assisi, dunque, oggi richiama a un senso di responsabilità ulteriore: «Lavorare di più – esorta Impagliazzo -, con più tenacia, con più audacia, con più coraggio per la pace».