“Sarò in mezzo a voi come missionario della misericordia di Dio”
Dallo storico disgelo tra Cuba e gli Stati Uniti d’America, alla crisi migratoria, dalla canonizzazione di padre Junipero Serra all’incontro mondiale delle famiglie: questi i temi del viaggio apostolico di Papa Francesco che, dopo Cuba, da mercoledì 23 a lunedì 28 settembre farà tappa negli Usa
«Sarò in mezzo a voi come missionario della misericordia, della tenerezza di Dio, ma consentitemi di incoraggiare anche voi affinché siate missionari dell’amore infinito di Dio: a nessuno manchi la testimonianza della nostra fede, del nostro amore».
Con questo obiettivo, espresso ieri ai fedeli attraverso un video-messaggio, Papa Francesco si appresta a vivere il suo viaggio apostolico a Cuba che lo vedrà impegnato da oggi a martedì: «Tutto il mondo – sottolinea il Papa – sappia che Dio perdona sempre, che Dio è sempre al nostro fianco, che Dio ci ama. Mi recherò anche al Santuario della Vergine del Cobre come un pellegrino qualsiasi, come un figlio che desidera arrivare alla casa della Madre».
E proprio alla Vergine Maria, il Santo Padre ha affidato questi giorni: «A Lei – confida il Pontefice – affido questo viaggio e Le affido anche tutti i cubani. E, per favore, vi chiedo di pregare per me. Gesù vi benedica e la Madonna Santa vi protegga. Grazie».
Intanto L’Avana, la capitale cubana, è in fermento per accogliere la visita del Papa che arriverà questo pomeriggio: ovunque ci sono manifesti con la foto del Papa e la scritta “Benvenuto Papa Francisco”, il terzo Papa in 17 anni a visitare Cuba. Ieri il quotidiano ufficiale del partito comunista “Granma”, ha pubblicato in prima pagina la notizia dell’arrivo del “Sommo Pontefice della Chiesa cattolica e capo dello Stato della Città del Vaticano” con foto e biografia completa.
All’aeroporto José Marti stanno sbarcando in continuazione allegre folle di pellegrini cubani, molti sono esuli dagli Stati Uniti, mentre nella case non si parla d’altro, con tanta speranza e attesa per lo storico evento. Nella avenida 23 del quartiere Vedano, all’ombra dello storico hotel grattacielo “Habana libre”, ci sono code interminabili di giornalisti in attesa da ore per le complesse procedure di accredito.
Sono previsti più di 700 giornalisti da tutto il mondo e L’Avana è già piena di telecamere, microfoni e taccuini, tra le tipiche Chevrolet di 50 anni fa e i taxi collettivi. Molti cubani hanno visto in Tv – sul canale nazionale – il video messaggio del Papa, nel quale li invita a praticare la misericordia e diffondere la fede.
Dallo storico disgelo tra Cuba e gli Stati Uniti d’America, alla crisi migratoria, dalla canonizzazione di padre Junipero Serra all’incontro mondiale delle famiglie: saranno questi i temi del viaggio apostolico di Papa Francesco, che da mercoledì 23 a lunedì 28 settembre si sposterà proprio negli Usa.
Una visita cruciale sotto molti aspetti, questa, presentata dal cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato Vaticano, intervistato dal Centro televisivo vaticano alla vigilia della partenza del Pontefice: «Gli Stati Uniti – premette il cardinal Parolin – hanno una lunga storia di accoglienza degli immigrati». E sul sistema economico capitalistico, criticato nell’enciclica “Laudato Si’”: «Le cose – osserva il porporato – non stanno andando nel verso giusto, c’è bisogno di un cambio».
Il diplomatico vaticano, è poi intervenuto anche sulla richiesta di eliminazione dell’embargo degli Usa contro Cuba: «Sì – commenta -, è ben nota la posizione della Santa Sede su questo tema dell’embargo, che è una posizione contraria, al di là di quelle che possono essere le motivazioni, esiste un dato di fatto, e cioè che l’embargo, questo tipo di sanzione, provoca disagi, sofferenze nella popolazione che lo subisce».
È da questo punto che la Santa Sede affronta la questione: «E che a livello delle Nazioni Unite – aggiunge il segretario di Stato Vaticano -, nelle assemblee generali, abbiamo appoggiato sempre le mozioni che chiedono una revoca dell’embargo a Cuba».
Questo l’auspicio della Chiesa: «C’è da auspicare – conclude il cardinale Pietro Parolin -, che una misura di questo genere, cioè una liberalizzazione a livello di vincoli e di legami, soprattutto a livello economico, possa portare però anche una maggiore apertura dal punto di vista della libertà e dei diritti umani, un fiorire di questi aspetti fondamentali per la vita delle persone e dei popoli».