“Preghiera, eucaristia, riconciliazione e Vangelo per entrare in Paradiso”
"Camminiamo - esorta monsignor Tommaso Valentinetti - in questa vita purificando noi stessi, la nostra esistenza, attendendo di entrare in quel numero infinito di uomini e di donne, che lodano eternamente il Signore accompagnati dai nostri Santi protettori e accompagnati soprattutto dalla presenza dolce e materna della Vergine Maria"
«A noi è chiesto di camminare nella fede, dentro la Chiesa, per percorrere le vie della santità. Perché noi aspiriamo e desideriamo entrare in Paradiso, ma come fare? Qual è il cammino?».
È stato questo l’interrogativo posto ieri sera dall’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti che, presso la Cattedrale di San Cetteo, ha presieduto la celebrazione eucaristica nella solennità di Ognissanti nella Giornata per la santificazione universale: «Certamente un cammino di preghiera – riflette il presule – certamente un cammino di unione all’Eucaristia e di unione nella Riconciliazione costantemente celebrata, ma se ci sono questi elementi sacramentali e spirituali occorre concretamente vivere il Vangelo».
E la pagina del Vangelo di ieri, attraverso le Beatitudini, ha più che mai tracciato un itinerario concreto: «Va in Paradiso – osserva monsignor Valentinetti – non il ricco, ma il povero o per lo meno non va in Paradiso colui che attacca il suo cuore alle ricchezze. Va in Paradiso colui che sa vivere nella semplicità e nell’essenzialità, che sa condividere tutta la provvidenza che il Signore ha messo nelle sue mani».
Ma per accedere alla santità, non si verrà giudicati solo sulla base del nostro stile di vita: «Va in Paradiso – aggiunge l’arcivescovo di Pescara-Penne – chi è toccato da un dolore, da una prova, da una situazione difficile della sua vita che, forse, gli ha fatto versare anche delle lacrime e riuscendo a vivere tutto questo con il Signore, nel cuore e nella mente, sarà consolato».
E la strada verso il Regno dei cieli è spianata anche per chi saprà vivere nell’umiltà: «Certamente – assicura Valentinetti – non per chi è superbo, orgoglioso, prepotente e non per chi crede di sapere tutto e vuole dominare su tutto e su tutti. Va, invece, in Paradiso il mite: colui che riesce a vivere in relazione con gli altri, con uno spirito di mitezza e di bontà nel cuore. Addirittura, i miti erediteranno la terra».
Va poi in Paradiso chi ha fame e sete della giustizia: «Non solo della giustizia divina, ma anche della giustizia umana – precisa l’arcivescovo -. Beato anche chi è perseguitato a causa della giustizia. Ma i corrotti, coloro che purtroppo vivono la loro vita non badando alla giustizia e alla verità, coloro che corrompono e vivono una vita dentro le ruberie, non sono ammessi nel Regno dei cieli. Ma saranno ammessi coloro che saranno saziati dalla grande giustizia divina che, prima o poi, arriverà».
Va quindi in Paradiso chi sa perdonare, il misericordioso: «Lo diciamo nel Padre nostro – ricorda il presule – “Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori”. Ma lo facciamo veramente? Sappiamo perdonare chi ci ha offeso? Sappiamo stabilire rapporti di perdono fra gli amici, nella famiglia e nell’ambiente di lavoro anche quando l’offesa è grande e ci ha colpito nel profondo del nostro essere e del nostro cuore?Certamente il perdono è la virtù o una della virtù più difficili della vita cristiana, ma il Signore ci chiede di perdonare. Lui ha perdonato, dunque, noi dobbiamo perdonare».
E ancora va nel Paradiso chi è puro di cuore: «Chi – continua monsignor Tommaso Valentinetti – non guarda con cattiveria il fratello, chi non guarda con libidine coloro che si espongono, chi vive la purezza del cuore nell’intimità. I religiosi, le religiose, noi presbiteri, ma anche le famiglie che al loro interno sanno vivere i rapporti con purezza e serenità. Costoro vanno in Paradiso e vedranno Dio».
Va, inoltre, in Paradiso chi opera pace sia a livello singolo che a livello alto: «Quanto abbiamo bisogno – esclama l’arcivescovo di Pescara-Penne – della pace! Papa Francesco ha detto che stiamo vivendo la terza Guerra mondiale a pezzettini ed è vero. Se calcolate tutte le nazioni che vivono in guerra, c’è da spaventarsi. Coloro che operano la pace, saranno chiamati figli di Dio».
E infine, andrà in Paradiso chi è perseguitato per il Signore, per il Vangelo, per la Chiesa e per il Regno dei cieli: «Costoro – conferma Valentinetti – andranno in Paradiso. Noi non siamo perseguitati, anche se alcune volte siamo un po’ codardi nel mostrare la nostra fede e il nostro cristianesimo, ma certamente ci sono tanti cristiani nel mondo che in questo tempo, in questi mesi, in questi giorni sono perseguitati a causa della fede. Essi riceveranno una grande ricompensa nei cieli».
Da qui l’invito ad intraprendere un cammino di vita rivolto alla santità: «Facciamoci santi, fratelli e sorelle, – esorta l’arcivescovo – perché siamo chiamati ad essere figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Però, quando saremo alla fine ed entreremo in quel Regno, saremo simili a Lui perché lo vedremo così come Egli è. Camminiamo in questa vita purificando noi stessi, la nostra esistenza, attendendo di entrare in quel numero infinito di uomini e di donne, che lodano eternamente il Signore accompagnati dai nostri Santi protettori e accompagnati soprattutto dalla presenza dolce e materna della Vergine Maria».
A darci l’esempio, ci sono grandi figure di santità come san Pio da Pietrelcina, san Giovanni Paolo II, san Giovanni XXIII e la Beata Madre Teresa di Calcutta: «Ma ci sono – conclude monsignor Valentinetti – anche i santi anonimi, cioè coloro i quali sono stati fedeli alla loro vocazione e che, alla fine della loro vita, hanno potuto incontrare il Signore. Probabilmente tanti sacerdoti, tante religiose e religiosi, tanti vescovi, ma anche tanti papà, tante mamme e tanti giovani che hanno vissuto fino in fondo la loro risposta al Signore».