“La Chiesa si aspetta molto da se stessa e vuole fare discernimento insieme”
"Sarebbe bello - auspica monsignor Nunzion Galantino - che la Chiesa italiana affrontasse un’esperienza che da troppo tempo non fa: un Sinodo nazionale"
Una Chiesa che si mette in ascolto, che dialoga al suo interno con lo stile della sinodalità e che al contempo cerca strade nuove per portare il messaggio del Vangelo nell’Italia di oggi.
È questo il ritratto, con un auspicio, che il segretario generale della Conferenza episcopale italiana monsignor Nunzio Galantino, ha tracciato stamani alla vigilia del Convegno ecclesiale di Firenze (9-13 novembre) in un colloquio riservato all’agenzia di stampa Sir per il lancio del nuovo sito web: «È una Chiesa – sottolinea monsignor Galantino – che si aspetta molto da se stessa, che cerca un luogo in cui fare discernimento insieme, come ha indicato il Papa ai vescovi italiani durante l’assemblea generale del maggio scorso. Ho percepito, in maniera molto chiara, una sorta di “fastidio” verso quei convegni cosiddetti “accademici”: c’è, infatti, una sorta di “convegnite” acuta che non tocca solo la Chiesa ma un po’ tutte le realtà. Oggi, invece, la gente ha bisogno di ritrovarsi, di discernere, di dialogare; ha bisogno di idee e di percorsi chiari».
Successivamente, un riferimento al lavoro preparatorio nelle diocesi: «Viviamo tempi complessi – osserva il vescovo – e la nostra Chiesa non può rispondere alla complessità con la semplificazione degli eventi fine a se stessi. Nel percorso verso Firenze si è vista, invece, una Chiesa che gradualmente si è messa in cammino; si può dire che c’è un’attesa bella e, quindi, questo è un modo attraverso il quale la Chiesa italiana sta facendo quel cammino insieme».
Inoltre, a detta del segretario generale Cei, Papa Francesco inviterà i delegati a fare opera di discernimento e di verifica rispetto a due tipi di attese: “In quale maniera la Chiesa italiana sta coniugando l’incontro tra fede e storia? E come si sta misurando con il mondo contemporaneo?”. L’opinione dell’alto prelato è chiara: «Molto spesso – osserva – senza dare giudizi, ma con grande umiltà e serenità c’è da denunciare quell’atteggiamento per cui si pensa di essere Chiesa prescindendo da ciò che avviene intorno a noi, con il rischio di fare proposte e con un linguaggio che dicono niente agli uomini e alle donne d’oggi. Non si tratta di cedere alla contemporaneità, ma – come c’invita il Concilio Ecumenico Vaticano II, soprattutto nella Gaudium et Spes – di essere uomini e donne di Vangelo, che vogliono annunciarlo e testimoniarlo all’uomo di oggi».
Insomma, la Chiesa a Firenze vuole verificare il suo rapporto con il mondo contemporaneo: «Dobbiamo guardare – esorta monsignor Nunzio Galantino – all’esperienza del Sinodo appena concluso, in cui sono emerse chiaramente la vitalità, la bellezza, ma anche la fatica che comporta il cammino della sinodalità». Quindi un auspicio: «Sarebbe bello che la Chiesa italiana affrontasse un’esperienza che da troppo tempo non fa: un Sinodo nazionale».
Quindi ancora una riflessione sul tema del Convegno di Firenze “In Cristo Gesù il nuovo umanesimo”: «Il Papa – ricorda Galantino – ce lo sta dicendo continuamente. La misericordia può essere l’architrave del nuovo umanesimo, proprio perché è l’architrave del Vangelo, è l’architrave della nostra esperienza religiosa». Ancora intervistato dal Sir, il presule non ha poi mancato di esprimersi sul prossimo Giubileo della Misericordia: «Una fede – afferma – che non contempli un posto privilegiato alla misericordia, finisce per essere una religione che non ha radicamento nella Scrittura».
E a proposito di Vatileaks, conclude: «È sintomatico come in questo momento per creare difficoltà alla Chiesa e alla sua immagine – perché, non illudiamoci, dietro c’è questo – si stia attingendo al passato. Vuol dire che la spinta di Papa Francesco, e prima di Benedetto, sta portando i suoi frutti. Ho l’impressione che qualcuno stia perdendo la calma per questo rinnovamento e si sfoghi appropriandosi di documenti riservati e scrivendo libri».