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Clima: a Paesi poveri costerà 800 miliardi di dollari mancato taglio di emissioni

Una cifra a cui si aggiungono le perdite che le economie dei paesi poveri accumuleranno ogni anno, stimate in ben 1.700 miliardi di dollari: "L’impegno per raggiungere un accordo sul clima sta crescendo - afferma Winnie Byanyima, direttrice generale di Oxfam International -, ma quanto è stato messo sul tavolo non è ancora sufficiente"

L’allarme arriva dal nuovo rapporto di Oxfam “Le chiavi di svolta per l’accordo sul clima di Parigi”, pubblicato alla vigilia della Conferenza sul clima di Parigi

È di 790 miliardi di dollari il costo che i Paesi in via di sviluppo dovranno sostenere per adattarsi agli effetti dei cambiamenti climatici di qui al 2050, se non verranno mantenuti gli impegni sul taglio delle emissioni in atmosfera. Una cifra a cui si aggiungono le perdite che le economie dei paesi poveri accumuleranno ogni anno, stimate in ben 1.700 miliardi di dollari.

L’allarme arriva dal nuovo rapporto di Oxfam “Le chiavi di svolta per l’accordo sul clima di Parigi”, pubblicato alla vigilia della Conferenza sul clima di Parigi “Cop21” (che inizierà domenica 29 dicembre) e della marcia globale per il clima in programma a Roma e in molte capitali mondiali questa domenica, a cui parteciperà anche l’associazione umanitaria. Al centro una proposta ai leader mondiali articolata in sette passi, necessari a raggiungere un accordo in grado di tutelare le fasce più povere della popolazione mondiale.

Winnie Byanyma, direttrice generale di Oxfam International

Winnie Byanyma, direttrice generale di Oxfam International

Il nuovo rapporto, diffuso ieri, rileva infatti come, con un innalzamento di 3°C delle temperature a livello globale di qui alla metà del secolo, i paesi in via di sviluppo dovrebbero far fronte a un aumento dei costi per l’adattamento al cambiamento climatico di 270 miliardi di dollari all’anno. Il risultato è una cifra enorme: il 50% in più rispetto alla spesa preventivata in caso di aumento di soli 2°C delle temperature (circa 520 miliardi di dollari).

In altre parole, quattro volte i fondi stanziati lo scorso anno dai paesi ricchi in aiuto allo sviluppo: «L’impegno per raggiungere un accordo sul clima sta crescendo – afferma Winnie Byanyima, direttrice generale di Oxfam International -, ma quanto è stato messo sul tavolo non è ancora sufficiente. Il rapporto diffuso ieri mostra infatti come il cambiamento climatico costituisca una delle maggiori sfide che le persone più povere del pianeta dovranno affrontare in futuro: una situazione di cui i paesi in via di sviluppo hanno pochissime responsabilità».

Intanto, le istituzioni europee sono ottimiste sull’esito della conferenza: «L’Unione europea – assicura Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione, che ieri ha illustrato oggi la posizione dell’Esecutivo in vista della Conferenza Onu sui cambiamenti climatici -, punta a un accordo globale vincolante al termine della conferenza di Parigi. Siamo stati i primi a definire il nostro impegno a favore del clima nel marzo scorso e il nostro è ancora il contributo più significativo. Il nostro obiettivo di mantenere l’aumento della temperatura globale al di sotto di 2ºC da qui alla fine del secolo è ancora a portata di mano»

Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea

Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea

A suo dire, stiamo assistendo alla nascita di un movimento mondiale senza precedenti: «Spero che ciò – auspica Juncker – si traduca in azioni concrete nel corso dei negoziati della settimana prossima. Se si otterranno risultati fattivi a Parigi, l’umanità avrà a sua disposizione un sistema internazionale per contrastare efficacemente i cambiamenti climatici». La Commissione insiste per un accordo mondiale equo, ambizioso e giuridicamente vincolante alla conferenza Cop21.

Un accordo che consenta di accelerare la transizione globale verso economie a basse emissioni di carbonio e resilienti ai cambiamenti climatici: «Ciò – conclude la Commissione europea – permetterà non solo di limitare i cambiamenti climatici e rafforzare l’impegno delle società per adattarsi agli impatti di questi mutamenti, ma anche di sostenere la crescita economica e lo sviluppo sostenibile a lungo termine nell’Unione europea e a livello mondiale».

About Davide De Amicis (4358 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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