Umberto Eco: “Un’inesausta passione per la conoscenza dietro le sue opere”
"La grande brillantezza intellettuale del professor Eco – scrive Silvia Guidi – ha un lato in ombra. Parlando ai suoi allievi in conferenze, convegni e incontri accademici, l’inventore della semiotica ripete spesso che tutto è falsificabile, gli strumenti della comunicazione servono in fondo solo a mentire e la vita stessa è un gioco senza importanza; una presa di posizione apparentemente scanzonata e ironica, ma forse intrisa di amarezza"
«Davvero una grande, inesausta passione per la conoscenza è stata la cifra della vastissima, multiforme produzione letteraria di Eco: un desiderio vorace, instancabile, bulimico di conoscere, leggere, approfondire, attingendo direttamente alle fonti, per verificare se la vulgata dei grandi del pensiero, imbalsamati dal loro stesso secolare prestigio, coincide davvero con il significato dei testi che sono arrivati fino a noi».
Così “L’Osservatore Romano” ha ricordato Umberto Eco, scomparso questa notte all’età di 84 anni, ripercorrendo la sua biografia e la produzione letteraria: «Proprio dalla passione dell’autore per i florilegi e i pastiche più o meno mascherati (e più o meno segnalati esplicitamente nelle note a piè di pagina) – scrive Silvia Guidi sul quotidiano vaticano – nasce il celeberrimo romanzo “Il nome della Rosa”, un centone di testi medievali tradotti, rielaborati e riassemblati attorno a un’accattivante trama noir che ne ha fatto un best seller tradotto in tutto il mondo, usato anche da molti docenti universitari di medievistica per allenare i loro allievi alla ricerca delle fonti copiate, parafrasate, parodiate dall’autore».
Tra l’altro, il quotidiano della Santa Sede si è soffermato anche su di un tratto meno evidente del grande intellettuale: «La grande brillantezza intellettuale del professor Eco – aggiunge la Guidi – ha un lato in ombra. Parlando ai suoi allievi in conferenze, convegni e incontri accademici, l’inventore della semiotica ripete spesso che tutto è falsificabile, gli strumenti della comunicazione servono in fondo solo a mentire e la vita stessa è un gioco senza importanza; una presa di posizione apparentemente scanzonata e ironica, ma forse intrisa di amarezza».