Don Fulvio nominato missionario della misericordia da Papa Francesco
"Eravamo nella Sala regia in Vaticano - racconta don Fulvio -, quando Papa Francesco ci ha incontrati. Mi ha stretto la mano confidenzialmente, per un minuto, manifestandomi il desiderio di rendermi un estensore di misericordia. È stato un suo gesto dimostrativo, per dire che la misericordia non deve avere confini"
Figura anche il sacerdote pescarese don Fulvio Di Fulvio tra i 1.070 missionari della misericordia che, il 9 febbraio scorso, hanno ricevuto direttamente dalle mani di Papa Francesco l’autorità per assolvere anche i peccati più gravi, normalmente riservati al Santo Padre, che provocano l’automatica scomunica di chi li compie.
Il settantunenne parroco di San Cristoforo in Moscufo, nonché esorcista di fama internazionale originario di Serramonacesca, grazie alla speciale facoltà prevista dalla Bolla di indizione del Giubileo della misericordia “Misericordiae Vultus”, potrà concedere l’assoluzione da peccati quali la profanazione dell’Eucaristia, l’uso di violenza fisica contro il Pontefice, l’assoluzione del complice in peccato contro il sesto comandamento “Non commettere adulterio” (il sacerdote che assolve in confessione la persona con la quale ha avuto rapporti sessuali), la violazione del segreto confessionale e del vescovo che ne consacra un altro senza mandato pontificio.
Peccati gravissimi tra cui figura anche l’aborto che però, in occasione dell’Anno santo, potrà essere assolto da tutti i sacerdoti. Di questa sua nuova facoltà e non solo il sacerdote, che nel 1975 proprio a Moscufo ha aperto la Comunità Emanuele (animata dai Missionari della divina misericordia), ha parlato con La Porzione.it.
Don Fulvio, qual è stato il percorso che le ha permesso di diventare missionario della misericordia?
«Ho richiesto questa facoltà su invito del Rinnovamento nello Spirito Santo, il movimento ecclesiale di cui faccio parte, per contribuire affinché la misericordia raggiunga ogni persona nel mondo. Per grandi peccatori che possiamo essere, Dio non rinuncia a nessuno di noi».
Ci racconti come ha ricevuto il mandato dalle mani del Santo Padre…
«Eravamo nella Sala regia in Vaticano, quando Papa Francesco ci ha incontrati. Mi ha stretto la mano confidenzialmente, per un minuto, manifestandomi il desiderio di rendermi un estensore di misericordia. È stato un suo gesto dimostrativo, per dire che la misericordia non deve avere confini. Ha quindi fatto riferimento all’esercizio del ministero della riconciliazione, che non dev’essere un tribunale ma un luogo dove si celebra la misericordia».
Com’era l’atmosfera durante l’incontro con Papa Francesco?
«È stata una cerimonia informale, durante la quale c’è stato anche modo di sorridere con molti sacerdoti che hanno chiesto al Pontefice di riposarsi un po’. Ma lui gli ha sorriso, come a dire che di tempo per riposarsi non ce n’è, mentre il suo segretario Padre Georg Gänswein sollecitava i sacerdoti ad insistere sul convincerlo a riposare. Ma il momento più simpatico è stato quando il Papa ha salutato un missionario in partenza per il freddo Nord: Papa Bergoglio ha detto “Ricordo a chi raggiungerà gli esquimesi di coprirsi bene”».
Don Fulvio, ora come cambierà la sua vita con questa nuova facoltà conferitale?
«Confesso ogni giorno da 45 anni e la mia vita non cambierà, con l’unica differenza che se capiteranno questi peccati gravi potrò assolverli: non dobbiamo rimandare indietro nessuno».
Dunque, per lei la confessione rappresenta una vocazione nella vocazione. Un po’ come l’esorcismo, del resto…
«Oggi l’umanità è smarrita e bisogna entrare nella comprensione, ricostruire il cuore della persona e la fiducia verso Dio, il prossimo e sé stessi. È una cosa delicata, ma vedere un’anima rinascere è la cosa più bella che esista al mondo».
A sua parere, a cos’è dovuto questo smarrimento collettivo?
«Ai nostri giorni, c’è un’ignoranza totale della fede, una mancanza di pratica che si concretizza nella confusione dei valori a tal punto dal scambiare il bene con il male e il male con il bene: quante volte devo fare l’esempio che un conto è dare un pugno e un conto è dare una carezza! Prendiamo ad esempio il campo delle relazioni sentimentali: di amore non c’è quasi niente, c’è solo passione e volgarità. C’è una gran confusione, che provoca malesseri non solo a livello spirituale ma anche a livello psichico, con tante persone che perdono la testa venendo affette da depressione e schizofrenia. Così, per tanti di loro occorre la terapia psicologica e farmacologica per curare le ferite, mentre per altri occorrono altri sistemi».
Quali sono, quali consigli dà in questi casi?
«Il mio primo consiglio è di ricostruire la famiglia, perché la vita comincia dal calore dell’amore e non dal freddo di una provetta conservata a 70 gradi sotto zero. Tutto quello che avviene dal momento del concepimento, è registrato in quella nuova vita condizionandone lo sviluppo successivo. Mancando quel calore iniziale, quella benevolenza, quell’accoglienza e quell’accettazione, tutto si rifletterà nell’individuo. Non a caso, le cose che stanno avvenendo in questi giorni sono aberranti».
Si riferisce all’acceso dibattito in Parlamento sull’approvazione del disegno di legge Cirinnà sulle Unioni civili, con annessa adozione del figlio del partner (stepchild adoption) per quanto, quest’ultima, sembra venga stralciata?
«Non hanno neanche la cognizione di quello che stanno facendo, altrimenti avrebbero un minimo ripensamento. Quello che sta avvenendo è aberrante sotto il profilo umano: è la negazione della dignità umana. Non a caso, tanti problemi personali vengono risolti con l’ammissione della madre di non aver voluto suo figlio! Quante volte delle madri si lamentano, dicendomi “Padre, perché mia figlio/figlia ce l’ha a morte con me?”. E io gli rispondo “Ma l’hai voluto?”. E loro mi ribattono “No”. A questo punto insorgono disturbi psichici e comportamentali nelle relazioni affettive, criticità che assumono il loro grande peso. Ma la di là di tutto, oggi stiamo battezzando delle storture».