“I miei genitori musulmani mi hanno lasciato libera e ora sono cattolica”
"Ora - annuncia l'arcivescovo Valentinetti - siete creature nuove. Non più l’uomo vecchio che si corrompe dietro le passioni ingannatrici, non più uomini e donne di peccato, ma uomini e donne finalmente liberi di respirare l’aria nuova della santità e, mi auguro, testimoni di Cristo attraverso la grazia dello Spirito Santo che vi è stato consegnato nella cresima"
«I miei genitori musulmani mi hanno lasciata libera di scegliere e ora, a 18 anni, sono diventata cattolica». È questa la sorprendente e coraggiosa storia di Magat Antonia, una ragazza di origini senegalesi avuta in affido a 6 mesi dalla famiglia Poli a Pescara.
Da allora la crescita in una famiglia cattolica, la formazione dalle suore e l’ingresso nel Meg (Movimento eucaristico giovanile) della parrocchia del Cristo re e l’esperienza da catechista presso la Cattedrale di San Cetteo, che nella veglia pasquale di sabato notte ha celebrato la sua adesione alla Chiesa cattolica conferendole i sacramenti del battesimo, della comunione e della cresima: «Fortunatamente – sottolinea la giovane – la mia famiglia d’origine mi ha lasciato decidere una volta maggiorenne, essendo più consapevole, la mia religione d’appartenenza. Non tutti i musulmani sono degli estremisti chiusi e bigotti».
E così nei giorni in cui i cristiani nel mondo subiscono atroci persecuzioni a causa del fanatismo e del fondamentalismo, come accaduto fino a domenica quando l’ennesimo kamikaze si è fatto esplodere nel parco pakistano di Lahore dove un gruppo di cristiani celebrava la Pasqua, la possibilità di vivere e crescere in una società libera e in una città da sempre aperta alla multiculturalità e all’accoglienza, come Pescara, ha permesso di realizzare ciò che appariva impossibile: «È stata una mia scelta – ribadisce Magat Antonia – e ora sono felice».
Al settimo cielo la sua famiglia adottiva: «Questa sera – sottolinea Antonietta Poli, la madre affidataria – si è realizzato quello che lei ha sempre voluto. È stata una benedizione grandissima e la gioia è incontenibile».
La stessa gioia provata anche da Francesca, Gianni, Francesco, Daniele, Alessandra, Carmine, Samuele, Aurel, Adrian e Jessica che insieme a Magat Antonia, aventi un’età compresa tra i 18 e i 53 anni, hanno ricevuto i sacramenti conferiti dall’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti, che ha presieduto una veglia pasquale lunga tre ore e mezza.
Una liturgia solenne e intensa che per la prima volta, nella storia della Chiesa locale pescarese, ha fatto registrare il battesimo di adulti: «Si è rinnovata – ricorda un emozionato presule – una bellissima tradizione della vita della Chiesa quando, anticamente, i catecumeni che non avevano ricevuto il battesimo, facevano una cammino di fede e la notte di Pasqua si presentavano al vescovo per riceverlo».
Così per tre volte l’arcivescovo ha bagnato le loro teste con l’acqua del battesimo, per poi segnare il loro viso con l’olio crismale della cresima e impartirgli la prima Eucaristia: «Ora – annuncia monsignor Valentinetti – siete creature nuove. Non più l’uomo vecchio che si corrompe dietro le passioni ingannatrici, non più uomini e donne di peccato, ma uomini e donne finalmente liberi di respirare l’aria nuova della santità e, mi auguro, testimoni di Cristo attraverso la grazia dello Spirito Santo che vi è stato consegnato nella cresima».
Un traguardo, quello raggiunto dagli undici neo cristiani-cattolici, reso possibile dalla partecipazione ad un cammino formativo ad hoc elaborato dall’Ufficio catechistico diocesano: «Un cammino lungo tre anni – precisa Paolo Amoroso, un catechista -, durante i quali i battezzandi hanno dapprima studiato la Bibbia, per poi confrontarsi con la figura di Cristo, con i sacramenti e con la storia della Chiesa».
Una storia, quest’ultima, che a sua volta raccoglie storia di vita incredibili come quella di Francesco, un nome scelto dopo essere stato folgorato dalla figura del Papa: «Il mio nome originario – spiega – è Boumy e sono originario del Laos. I miei genitori erano buddhisti, ma io ero ateo. Poi nel mio Paese è scoppiata la guerra ed io sono arrivato in Italia attraverso la Caritas, venendo accolto dai salesiani dapprima a Roma e poi a L’Aquila».
Ora Francesco è disoccupato, ma si è diplomato meccanico generico e il suo arrivo a Pescara gli ha cambiato la vita: «Da tempo – ricorda – quando passavo davanti ad una chiesa mi interrogavo. Poi sono andato nella parrocchia di San Gabriele dell’Addolorata e ho chiesto di formarmi. Ho capito che Dio è amore, prima lo sentivo lontano e invece è sempre vicino a me. Ora sono libero e contento».
Era gremita sabato notte la Cattedrale, non solo dai fedeli e dai battezzandi, ma anche da 170 neocatecumenali che hanno rinnovato le loro promesse battesimali indossando una lunga tunica bianca: «Questa sera – commenta l’arcivescovo Valentinetti – avete concluso un lungo cammino, per qualcuno durato molti anni per altri anche di più, che vi ha permesso di imparare a vivere una sequela di Cristo sempre più viva e convinta. Una sequela che vi chiede di cominciare a calpestare seriamente la via della santità, divenendo evangelizzatori».
È questa la missione affidata dalla Chiesa di Pescara-Penne al Cammino neocatecumenale: «Fatelo come volete – esorta l’arcivescovo -, fatelo da soli, fatelo in piccoli gruppi, fatelo nelle famiglie, nelle case o in parrocchia, dando la vostra disponibilità ma non tanto e non solo per quello che la parrocchia vi chiede normalmente, quanto piuttosto per compiere quel servizio richiestoci da Papa Francesco, di essere evangelizzatori di popolo con un popolo che evangelizza un altro popolo. Tutto questo, entrando in una mentalità, in un ardore forte di amore per l’avvento del Regno di Dio».