Cardinale Capovilla: “Un’ombra fedelissima di Papa Giovanni XXIII”
Ieri mattina circa mille fedeli hanno partecipato ai funerali del cardinale Loris Francesco Capovilla, celebrati nella chiesa parrocchiale di Sotto il Monte dal vescovo di Bergamo monsignor Francesco Beschi.
Il rito funebre è stato concelebrato dal Patriarca di Venezia, monsignor Francesco Moraglia, dall’arcivescovo di Chieti-Vasto, monsignor Bruno Forte, dall’attuale e dall’emerito vescovo di Lodi vescovi, i monsignori Malvestiti e Merisi, dai vescovi di Vigevano e Fidenza, i monsignori Gervasoni e Mazza, dall’attuale e dell’emerito vescovo di Cremona, i monsignori Napolioni e Lafranconi, nonché dal vescovo di Crema, monsignor Cantoni e dal vescovo emerito della Martinica, monsignor Meranville (emerito della Martinica) con circa 150 sacerdoti.
E proprio monsignor Forte, successore di Capovilla che fu vescovo metropolita di Chieti e amministratore perpetuo della diocesi di Vasto (oggi Chieti-Vasto) dal 26 giugno 1967 al 1971, ha ripercorso la missione pastorale dell’anziano porporato centenario dallo scorso 14 ottobre: «La Sua figura esile – esordisce l’attuale arcivescovo di Chieti-Vasto – è ombra fedelissima del grande Papa del Concilio, da lui servito con generosità e fedeltà assolute, non di meno tessendo rapporti e procurando occasioni che potessero aiutare la recezione dello spirito, della parola e dell’opera di Roncalli».
Così l’arcivescovo di Chieti-Vasto, monsignor Bruno Forte, ha tratteggiato la figura del cardinale Loris Francesco Capovilla dedicandogli una geo-biografia: «Una sorta di pellegrinaggio – spiega il presule – attraverso le tappe geografiche, che sono state e sono sempre rimaste in don Loris».
La prima, già segretario particolare dell’allora cardinale Roncalli in qualità di Patriarca di Venezia: «Fecondissimi anni veneziani – ricorda Forte -, che gli consentono di maturare una ricchissima vocazione al dialogo e all’incontro con tutti, non solo per i suoi impegni di comunicatore, attento e sensibile verso i mutamenti in atto nelle vicende storiche e sociali, ma anche per la naturale disposizione che Venezia trasmette all’apertura all’altro. Qui affina un’attitudine al dialogo, che non abbandonerà più per tutta la sua lunga vita».
Poi Roma che, a detta dell’arcivescovo teatino, diventa il secondo luogo dell’anima e che segnerà la personalità e la vita di Capovilla: «Gli anni romani – sottolinea l’arcivescovo Forte – e la straordinaria primavera del Concilio Vaticano II, voluto dal Papa buono, incideranno profondamente nell’animo del prete veneziano, venuto al Conclave col Suo Patriarca».
L’esperienza romana, viene dunque a significare per Capovilla non solo una nuova percezione della cattolicità della Chiesa: «Ma anche – aggiunge il noto teologo – l’urgenza di amarla obbedendo a Dio e seguendo il Papa, nell’aprirsi con Lui al soffio vigoroso del rinnovamento fedele ispirato dallo Spirito del Signore».
E infine, ancora una riflessione sul grande rapporto di stima e rispetto che è intercorso tra Loris Capovilla e i Papi che si sono succeduti in quegli anni: «La fedeltà assoluta – conclude monsignor Bruno Forte –, leale e libera ai successori di Pietro è stata una costante dell’intera esistenza di don Loris, voluto perito conciliare da Paolo VI».