“L’accoglienza è un diritto spettante ai migranti forzati, non è beneficenza”
È stata una bocciatura della politica migratoria europea, quella sentenziata lo scorso giovedì dal presidente emerito della Corte Costituzionale Gustavo Zagrebelsky, nel corso del colloquio sulle migrazioni organizzato dal Centro Astalli (dove sono ospitati 30 uomini richiedenti asilo e rifugiati) alla Pontificia Università Gregoriana in occasione dell’odierna Giornata mondiale Onu del rifugiato: «L’accoglienza – esordisce il giurista – è un diritto che spetta ai migranti forzati e un dovere per le istituzioni, non è una beneficenza. Quello che sta avvenendo in Europa è uno scandalo del diritto. C’è uno scollamento tra i nobili principi e la realtà, che dimostra il fallimento del diritto. Perché in Europa, la Carta dei diritti in teoria vale per tutti, ma l’Europa è ancora una sommatoria di governi. E i governi, è triste dirlo, dimostrano i limiti della democrazia: il tema dell’accoglienza non porta voti, ma li toglie. Questo spiega tante chiusure. Ma una democrazia senza una crescita culturale, rischia di alimentare questa contraddizione».
La modernità, a detta del costituzionalista, è stato il tempo in cui il mondo si è diviso in Stati separati da confini: «Ma oggi – sottolinea – siamo nella post modernità, che mette in discussione proprio questo mondo. In un mondo saturo, in cui le occasioni di vita si cercano altrove, dobbiamo superare l’idea che il mondo si divida così. C’è bisogno di un mutamento della cultura, e spetta a ciascuno di noi».
Zagrebelsky ha accennato a una sua proposta fatta all’ex sindaco di Torino Fassino, che però non è stata presa in considerazione: «Un censimento di tutte le famiglie – propone – che hanno la possibilità di ospitare a casa propria qualcuno che viene da fuori, ma senza improvvisare l’accoglienza, con l’accompagnamento delle istituzioni. Potremmo chiedere alle amministrazioni locali di fare un censimento delle energie spontanee sul territorio, per diffondere l’idea dell’accoglienza e farne una cultura».
Inoltre, il presidente emerito della Corte Costituzionale ha stigmatizzato la distinzione attualmente compiuta tra migranti per motivi umanitari e motivi economici: «È una pura ipocrisia – commenta Gustavo Zagrebelsky – fare una distinzione tra migranti per motivi umanitari e migranti economici. Come se, di fronte alle masse che si spostano, i motivi economici non fossero umanitari».
In seguito, il costituzionalista ha parlato del contesto storico-sociale che ha posto le premesse per lo scenario attuale: «Prima di parlare come giurista – precisa – dobbiamo parlare della comune umanità. Il diritto pubblico lo abbiamo costruito nel corso degli ultimi secoli sulla base delle nazionalità, i confini degli Stati e l’appartenenza agli Stati, su una idea violenta che ci sia una casa mia che non è degli altri».
Anche il diritto d’asilo, secondo l’esperto, era stato pensato (con la Convenzione di Ginevra del 1951) in una logica totalmente diversa, come diritto individuale: «Una persona – ricorda – perseguitata per ragioni politiche, etniche, fugge dal suo governo e cerca protezione in un altro luogo. Oggi, invece, siamo di fronte a fenomeno completamente diverso: si parla di migranti forzati, categoria che comprende tutte le cause della forzatura, politiche, sociali, economiche, ecologiche».
Dunque, le migrazioni di massa travolgono l’idea stessa di confine se ci si sposta per tanti motivi costringenti: «Non c’è alcuna ragione – ribadisce Zagrebelsky – di rifiutare l’asilo a quelli che si spostano per ragioni economiche. È un’ipocrisia un discorso del genere di fronte alle migliaia di persone che arrivano in Europa. Ed è pura ipocrisia pensare di fare verifiche attendibili. Le verifiche sono solo ostacoli burocratici per tenere le persone nei centri di accoglienza».