Minori in Italia: 1 su 3 a rischio povertà, in 4 famiglie povere su 10 hanno freddo
"Rispetto alla politiche per l’infanzia e l’adolescenza - commenta Raffaella Milano, direttore dei programmai Italia-Europa di Save the children -, perché gli investimenti pubblici e privati si rivelino efficaci e facciano realmente la differenza è fondamentale che il loro utilizzo venga inserito in un quadro strategico, senza sovrapposizioni, interventi spot, sprechi e compartimenti stagni con una reale attenzione alla valutazione di impatto"
In Italia quasi 1 minore su 3 è a rischio povertà ed esclusione sociale, mentre i bambini di 4 famiglie povere su 10 soffrono il freddo d’inverno perché i loro genitori non possono permettersi di riscaldare adeguatamente la casa. Sono alcuni dei dati contenuti in “Bambini, supereroi”, il 7° Atlante dell’infanzia (a rischio), presentato in anteprima ieri mattina a Roma da Save the Children. Il volume per la prima volta viene pubblicato da Treccani e sarà disponibile in libreria da inizio dicembre.
Dalla fotografia impietosa fatta dall’organizzazione internazionale emerge che nel nostro Paese più di 1 minore su 4 abita in appartamenti umidi, con tracce di muffa alle pareti e soffitti che gocciolano – si tratta del 25,4% dei casi contro il 17,6% della media europea – mentre l’abitazione di oltre 1 bambino su 10 in famiglie a basso reddito non è sufficientemente luminosa».
Sono i “bambini senza”, per il quali la sofferenza per il freddo invernale comporta anche il rischio di contrarre bronchiti o malattie cardiovascolari. Un dato di 15 punti superiore alla media europea (39% contro 24,7%).
Inoltre, un bambino su 20 (tra 1 e 15 anni) non riceve un pasto proteico al giorno e non possiede giochi a casa o da usare all’aria aperta, mentre più di 1 su 10 non può permettersi di praticare sport o frequentare corsi extrascolastici: «Povertà economiche ed educative dei genitori – afferma Save the children – possono lasciare il segno sulla vita dei bambini anche al momento della nascita, considerando che la quota di chi non effettua visite di controllo durante la gravidanza (5,4%) o di chi lo fa solo dopo la dodicesima settimana (11,2%) è 3-4 volte superiore rispetto a quella delle madri con livelli di istruzione elevati (1,8% e 2,6%)».
E rispetto alla mortalità infantile, nel nostro Paese permangono importanti differenze territoriali con Sicilia, Calabria, Campania e Abruzzo oltre la media nazionale.
Ma il 7° Atlante dell’infanzia si è soffermato anche sui giovani facendo emergere come in Italia, la percentuale di giovani tra i 18 e i 24 anni che abbandonano precocemente gli studi, fermandosi alla licenza media, tocca il 14,7%.
Secondo l’organizzazione umanitaria, tra l’altro, un alunno di 15 anni su 4 non raggiunge le competenze minime in matematica e 1 su 5 in lettura e, nonostante negli ultimi 10 anni il tasso di dispersione scolastica si sia ridotto del 7,4%, permangono tuttavia livelli di abbandono scolastico molto preoccupanti nelle regioni del Sud, in particolare in Sicilia e Sardegna, che superano la soglia del 20%.
Rispetto all’emergenza scolastica in Italia, va notato come quasi 6 bambini su 10 (58,3%) – tra 0 e 17 anni – i cui genitori hanno un titolo di studio che non supera la licenza media, sono a rischio di povertà ed esclusione sociale, contro il 13% dei figli di genitori laureati: «È un dato particolarmente significativo – sottolinea l’organizzazione -, perché l’Italia presenta una percentuale molto alta (42,3%) di adulti tra 18 e 64 anni con livelli di scolarizzazione bassi, ben al di sopra della media europea del 27,5%».
Anche gli effetti della crisi si sono fatti sentire maggiormente sui minorenni figli di genitori con bassi titoli di studio: la media di chi tra loro è a rischio povertà è cresciuta del 10,2%, contro il 7,9% a livello europeo.
Da segnalare poi che, secondo i dati elaborati per “Save the Children” dall’Ingv, 5,5 milioni di bambini e ragazzi sotto i 15 anni vivono in aree ad alta e medio-alta pericolosità sismica: «Rispetto alla politiche per l’infanzia e l’adolescenza – commenta Raffaella Milano, direttore dei programmai Italia-Europa di Save the children -, perché gli investimenti pubblici e privati si rivelino efficaci e facciano realmente la differenza è fondamentale che il loro utilizzo venga inserito in un quadro strategico, senza sovrapposizioni, interventi spot, sprechi e compartimenti stagni con una reale attenzione alla valutazione di impatto».
L’organizzazione internazionale rileva che per affrontare la questione della povertà, l’Italia, secondo gli ultimi dati Eurostat sulla spesa sociale in Europa per il 2013, destina una quota di spesa sociale destinata a infanzia e famiglie pari alla metà della media europea (4,1% rispetto all’8,5%), mentre i fondi destinati a superare l’esclusione sociale sono pari appena allo 0,7%, contro una media europea dell’1,9%.
E i dati evidenziano anche che gli interventi di welfare messi in campo dal nostro Paese per il 2014, sono riusciti a ridurre il rischio di povertà per i minori di 18 anni di soli 10 punti percentuali (dal 35% al 25%).
Un risultato che ci pone tra gli ultimi nel Vecchio Continente – fa notare Save the children – davanti solo a Romania e Grecia, considerando che mediamente in Europa gli interventi sociali in favore di famiglie e minori riescono a ridurre il rischio di povertà del 15,7%: «Speriamo che il fondo per il contrasto alla povertà educativa, recentemente attivato dalle fondazioni di origine bancaria dal Governo, con il coinvolgimento del Terzo Settore e delle scuole, possa essere – conclude Milano – un’occasione concreta per ripensare e dare slancio a tutte le politiche per l’infanzia e l’adolescenza».
E anche Papa Francesco ieri, in occasione dell’udienza generale del mercoledì, ha rivolto un appello in occasione della Giornata mondiale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza che ricorrerà domenica: «Faccio appello alla coscienza di tutti – esorta il Papa -, istituzioni e famiglie, affinché i bambini siano sempre protetti e il loro benessere venga tutelato, perché non cadano mai in forme di schiavitù, reclutamento in gruppi armati e maltrattamenti. Auspico che la comunità internazionale possa vigilare sulla loro vita, garantendo ad ogni bambino e bambina il diritto alla scuola e all’educazione, perché la loro crescita sia serena e guardino con fiducia al futuro».