Notizie online: “Attendibili per il 30% dei lettori se condivise e con molti like”
"Adulti e ragazzi - osserva Raffaella Milano, direttore dei Programmi Italia-Europa di Save the children - condividono le stesse conoscenze, gli stessi livelli di consapevolezza delle conseguenze dei loro comportamenti in rete e spesso anche i comportamenti stessi. Si tratta di un dato preoccupante, se pensiamo che proprio gli adulti dovrebbero esercitare un ruolo di guida in un contesto complesso e in continua evoluzione, come quello del mondo e delle tecnologie digitali"
Il 43% dei ragazzi e il 37% degli adulti basa l’attendibilità delle news on line sulle condivisioni che quella notizia riceve, il 38% dei ragazzi e il 32% degli adulti la ritiene affidabile se ha molti “like”, il 47% degli adulti e il 53% dei ragazzi se la notizia è corredata da immagini e video.
Sono questi alcuni dei dati contenuti in “Il consenso in ambiente digitale: percezione e consapevolezza tra i teen e gli adulti”, la ricerca realizzata da Ipsos per Save the children e presentata oggi alla vigilia del Safer Internet day. Anche se il 78% degli adulti e per il 73% dei ragazzi ritiene che non si può mai sapere se è davvero attendibile una notizia pubblicata in rete, il 76% degli intervistati pensa che la fiducia nella fonte è di supporto, ma spesso la considerano affidabile (40%) ritenendola news semplicemente perché apprezzano quella notizia.
Oltre il 50%, poi, ritiene attendibile una notizia se a sua volta la news viene considerata attendibile da persone di cui ci si fida. Per circa il 50%, invece, una notizia è attendibile se si trova ai primi posti nell’indice di Google. Ma la rete consente anche l’accesso a strumenti per gli acquisti online, come il sistema Paypal e le carte prepagate: «Si tratta di un settore – denuncia Save the children – frequentato anche dai minori che vengono esposti all’opportunità di utilizzare la rete per scommettere, accedere a giochi online, come poker e casino, e ad altri siti riservati ad adulti (lo fa quasi 1 ragazzo su 10)».
Del resto, adulti e ragazzi vivono una vita sempre più social ma circa 9 su 10 non compiono azioni efficaci per proteggere la propria immagine online, come cancellare post passati, togliere il tag del proprio nome da una foto postata online o bloccare qualcuno su Facebook o Whatsapp. Il 95% degli adulti e il 97% dei ragazzi possiede uno smartphone, ma entrambe le categorie sono quasi del tutto inconsapevoli delle conseguenze delle loro attività in rete: «Sanno – illustra la ricerca – che mentre navigano i loro dati vengono registrati anche se non sanno esattamente quali, se ne dicono preoccupati (l’80% di entrambi i gruppi di riferimento), ma hanno ormai interiorizzato l’idea che la loro cessione sia il giusto prezzo per essere presenti online e accedere ai servizi che interessano loro (circa il 90% di tutti coloro che consentono ad un’app l’accesso ai propri contatti)».
Inoltre, gli intervistati dubitano della sicurezza della conservazione dei dati (il 47% degli adulti e il 44% dei ragazzi ha dubbi sulla sicurezza, il 18% degli adulti e il 21% dei ragazzi non sa chi li usa e il 26% degli adulti e il 23% dei ragazzi non sa dove vengano conservati). Un dato preoccupante è quello relativo all’età dichiarata dai minori per iscriversi a Facebook: «Mediamente – dicono i dati – i ragazzi si iscrivono a 12 anni e mezzo (un anno in meno del 2015), dichiarando un’età superiore».
Eppure, nonostante la differenza d’età, nell’ambito dei social giovani e adulti hanno molti aspetti in comune: «Adulti e ragazzi – osserva Raffaella Milano, direttore dei Programmi Italia-Europa di Save the children – condividono le stesse conoscenze, gli stessi livelli di consapevolezza delle conseguenze dei loro comportamenti in rete e spesso anche i comportamenti stessi. Si tratta di un dato preoccupante, se pensiamo che proprio gli adulti dovrebbero esercitare un ruolo di guida in un contesto complesso e in continua evoluzione, come quello del mondo e delle tecnologie digitali».
Infatti, il 75% degli adulti e il 72% dei ragazzi intervistati crede che non sia mai sicuro condividere online foto e video intimi e riservati. Ma per il 67% dei primi e il 65% dei secondi se un contenuto condiviso con qualcuno dilaga in rete, la responsabilità è di chi lo diffonde attribuendone la colpa, più o meno con le stesse percentuali, a chi in seguito lo condivide in modo allargato e non autorizzato: «Inoltre – rivela l’indagine -, ben l’81% degli adulti e il 73% dei ragazzi pensa che vi sia una sorta di consenso implicito alla diffusione, nel momento in cui qualcosa viene condiviso online anche se non con una sola persona».
Da notare poi che il 23% degli adulti e il 29% dei ragazzi sono convinti che sia sempre sicuro condividere foto o video intimi on line perché lo fanno tutti, mentre il 41% degli adulti e il 44% dei ragazzi, benché consapevoli dei rischi, ritiene che a volte non si abbia nessuna scelta alternativa. E se circa il 40% di entrambi i gruppi di riferimento pensi che la condivisione sia sicura se ristretta a utenti di cui ci si fida o se ti fai promettere che i contenuti condivisi non saranno ulteriormente diffusi: «Tra i ragazzi – precisa lo studio – più di 1 su 5 invia video o immagini intime di se stesso a coetanei e adulti conosciuti in rete, o attiva la webcam per ottenere regali».