Inaugurata a Città Sant’Angelo la Casa famiglia Terra promessa
"Nel caso particolare di questa casa famiglia -riconosce monsignor Valentinetti -, i due coniugi hanno accettato di strapiantarsi dalla propria terra familiare della non lontana Sulmona, per venire a vivere in questo posto bellissimo sulle colline di Città Sant’Angelo. Anche Abramo aveva visitato posti meravigliosi e, come lui, anche Gianni e Fabiola hanno risposto a questa vocazione. Una vocazione alla quale tutti noi siamo chiamati a rispondere, attuando il principio del servizio, avendo il coraggio di scoprire che dobbiamo essere servi gli uni degli altri"

È stata ufficialmente inaugurata sabato mattina a Città Sant’Angelo la Casa famiglia “Terra promessa”, aperta all’interno di una bella casa – in via della sorgente – generosamente donata dal sacerdote angolano don Antonio Rapagnetta e dalla sua sorella Paola. È questa la seconda struttura attivata dall’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII nell’arcidiocesi di Pescara-Penne, che già ospita e ospiterà madri e bambini soli o in condizione di disagio psico-sociale grazie all’impegno dei coniugi Gianni Cantelmi e Fabiola Previtali, trasferitisi da Sulmona lo scorso anno.
Infatti, già dallo scorso agosto sono diventati papà e mamma della Casa famiglia, di una famiglia composta da 12 componenti che si sommano ai tre figli biologici. Fra loro c’è Elisa, una ragazza madre presa in affido strappandola alla volontà di abortire e prendendosi cura del suo bimbo che ha vinto anche la meningite, e poi c’è J. – affetta da un grave ritardo mentale e vittima di crisi epilettiche – oltre a un’altra mamma che ha appena dato alla luce il suo bambino: «Mettersi a disposizione – testimoniano Gianni e Fabiola -, vivere all’insegna della condivisione con altre persone, credo sia qualcosa di indescrivibile che bisogna vivere. Del resto, fare del bene non significa farlo a se stessi perché quando fai del bene agli altri fai del bene anche a te stesso, in quanto la cosa più bella che possa esserci è vedere la gioia delle persone che ti sono accanto e, secondo me, non c’è ricompensa più grande».
Non a caso, la giovane coppia si dedicherà a tempo pieno alla cura della loro nuova e numerosa famiglia, sostenendo la loro opera in base a quanto gli arriverà dalla provvidenza, aiutandosi con il compenso ricevuto da Gianni per il suo lavoro part-time: «Per ora siamo io e Fabiola a occuparci di tutto e tutti – sottolinea Gianni -, rigenerando queste persone dando loro la famiglia che non hanno mai avuto, ma siamo aperti e pronti ad accogliere tutti coloro che, a titolo volontario, vorranno darci una mano».
È stata una scelta di vita coraggiosa, quella di Gianni e Fabiola, sottolineata sabato dalla presenza delle autorità civili e militari, dei papà e delle mamme di altre case famiglie del Centro Italia e soprattutto dalla presenza dell’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti, il quale ha presieduto una Santa messa nel cortile della casa famiglia, concelebrata da don Antonio Rapagnetta e dal parroco della chiesa di Sant’Agostino don Nino Di Francesco: «Tutto questo – premette il presule – si realizza, perché chiaramente vogliamo sentire sempre più e sempre meglio il desiderio di servire. A questo desiderio, hanno corrisposto in maniera molto bella e generosa anche don Antonio e sua sorella Paola i quali, per azione dello Spirito Santo, hanno avuto l’idea veramente straordinaria di mettere a disposizione la loro casa dell’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII».
Una gesto compiuto, dal sacerdote oggi amministratore parrocchiale della chiesa di Madonna della Pace a Città Sant’Angelo e da sua sorella Paola, con entusiasmo e con una finalità ben precisa: «Fino a pochi anni fa – commenta don Antonio Rapagnetta -, non avrei mai immaginato che tutto questo si potesse realizzare. Io mi sento fresco, più energico e sicuro di quando divenni sacerdote 34 anni fa. Grazie a Dio per quando sono andato la prima volta a visitare la prima casa famiglia della Papa Giovanni XXIII sorta in diocesi, per avermi messo questo desiderio nell’anima, da lì è nato tutto. Questo mettere a disposizione la nostra casa è stato un gesto di solidarietà e carità, ma non solo. Vuol essere anche un modo diverso di gestire un bene e una risorsa economica, un modo diverso di fare impresa».
Un modello imprenditoriale che il presbitero esorta ad adottare: «Abbiamo bisogno – sollecita don Antonio – di laici che si lancino anche in questo campo diventando degli “imprenditori cristiani”, come già accade in diverse zone del nostro Paese nell’ambito dell’economia del Terzo settore, realizzando il principio della sussidiarietà. La Chiesa è stata sempre un esempio di sussidiarietà, anticipando anche lo Stato laddove necessario. Vorrei che il gesto bello di Gianni e Fabiola divenisse uno stimolo, per realizzare un modo di fare impresa che non guardi solo al profitto, dando vita alla cosiddetta economia di comunione (promossa dall’economista Luigino Bruni), detta anche economica di gratuità e condivisione all’interno della Comunità Papa Giovanni XXIII, dove parte dell’utile viene reinvestito a beneficio dell’impresa. Sarebbe questo anche un modo per creare occasioni di lavoro e impegno al servizio della comunità, per tanti giovani e famiglie che risentono in modo drammatico di questa crisi che sembra non dover finire mai».
Nell’omelia della Santa messa, l’arcivescovo Valentinetti si è poi soffermato sulle gesta dei padri e della madri della Comunità Giovanni XXIII, che escono dalla loro piccola dimensione familiare per accoglierne una più grande, paragonate a quelle di Abramo che fa uscire il suo popolo dalla sua dimensione nomade per andare alla ricerca della terra promessa: «I componenti dell’associazione – riconosce l’arcivescovo di Pescara-Penne -, quest’esperienza l’hanno fatta. Nel caso particolare di questa casa famiglia, i due coniugi hanno accettato di strapiantarsi dalla propria terra familiare della non lontana Sulmona, per venire a vivere in questo posto bellissimo sulle colline di Città Sant’Angelo. Anche Abramo aveva visitato posti meravigliosi e, come lui, anche Gianni e Fabiola hanno risposto a questa vocazione. Una vocazione alla quale tutti noi siamo chiamati a rispondere, attuando il principio del servizio, avendo il coraggio di scoprire che dobbiamo essere servi gli uni degli altri».
E la comunità angolana, rappresentata all’inaugurazione dal sindaco Gabriele Florindi, ha accolto con gioia e soddisfazione i suoi due nuovi concittadini: «La nascita di questa casa famiglia – afferma il primo cittadino di Città Sant’Angelo – è per me un motivo d’orgoglio e grande felicità. Ora abbiamo un luogo a cui fare riferimento e in cui venire a gioire ogni qualvolta abbiamo bisogno di dare una mano e sentirci utili. Durante il mio governo, lungo quasi 8 anni, la nostra città è diventata uno dei borghi più belli d’Italia, città slow, città dell’olio e del vino. La mia aspirazione è di concludere il mio mandato, conferendo a Città Sant’Angelo anche il titolo di città della solidarietà e della carità. Non so se questo titolo esiste, ma se non esiste lo creeremo noi. D’altra parte, oltre a questa bellissima casa famiglia, abbiamo già aperto La città del sole – per i bambini autistici – e abbiamo case di riposo dove gli anziani vengono trattati adeguatamente».
Al termine della celebrazione eucaristica, oltre al sindaco di Città Sant’Angelo, la stessa Comunità Papa Giovanni XXIII ha celebrato l’inaugurazione della sua nuova casa famiglia: «Oggi – dichiara Primo Lazzari, vice responsabile generale dell’associazione fondata da don Oreste Benzi – il Signore ci sorprende nei volti di tanti amici che condividono questa nostra festa, nei cuori generosi che ci ha fatto incontrare per la realizzazione di questo spazio. Sono grato al Signore che ci ha convocato per inaugurare questa Casa famiglia “Terra promessa”, luogo di speranza e fonte di una vita rigenerata dall’accoglienza, nello spirito della condivisione diretta e dell’amore sponsale».
In occasione di questa cerimonia inaugurale, rispondendo a una lettera scritta da don Antonio Rapagnetta e fatta recapitare in Vaticano dall’arcivescovo Valentinetti, Papa Francesco in persona ha fatto inviare un telegramma di congratulazioni: «In occasione dell’inagurazione della Casa famiglia a Città Sant’Angelo, donata da don Antonio Rapagnetta e dalla sorella Paola all’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII in favore dei bambini bisognosi di affetto e calore familiare – scrive il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato Vaticano -, Papa Francesco rivolge il suo cordiale pensiero augurale esprimendo vivo compiacimento per la provvidenziale realizzazione, che rende manifesta la speciale predilezione della Chiesa per l’infanzia sempre memore dell’esempio del suo Signore che si è identificato nei più piccoli e indifesi. Il Santo Padre invoca abbondanti grazie e favori celesti, per una rinnovata testimonianza del Vangelo della carità. E mentre chiede di pregare a sostegno del suo ministero di successore dell’apostolo Pietro, per intercessione della Vergine Maria impartisce di cuore a Vostra eccellenza, ai generosi promotori dell’iniziativa e a tutti i presenti l’implorata benedizione apostolica, estendendola all’intera comunità parrocchiale».