Giovani: “L’Italia non dà loro opportunità e non ne riconosce i tanti talenti”
"Penso - osserva il cardinale Bassetti - che il lavoro sia veramente un fondamento di promozione sociale e umana, anzi penso che sia la prima vera grande priorità per l’Italia e per i suoi giovani"

«L’Italia non è più un Paese che dà delle opportunità ai nostri giovani e che soprattutto non riesce a riconoscere i tanti, tantissimi talenti che sono presenti in tutta la Penisola. Le opportunità mancano soprattutto al Sud, che appare dimenticato e abbandonato al suo destino. Non è possibile e non è accettabile che il futuro di questi giovani sia relegato alla rassegnazione o all’emigrazione».
Con queste parole il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, ha aperto mercoledì presso la Casa Sollievo della Sofferenza a San Giovanni Rotondo il 29° Convegno nazionale dei Gruppi di preghiera di Padre Pio: «Penso – osserva il cardinale – che il lavoro sia veramente un fondamento di promozione sociale e umana, anzi penso che sia la prima vera grande priorità per l’Italia e per i suoi giovani. Bisogna ridare dignità al lavoro, perché il lavoro non è un tema qualsiasi, ma è il tema per eccellenza che occupa la vita di centinaia di migliaia di giovani».
La riflessione di Bassetti è partita dal ricordo di Gloria Trevisan e Marco Gottardi, i due giovani italiani morti nel drammatico incendio del grattacielo in cui vivevano a Londra: «Questi due ragazzi – ricorda il presidente della Cei – sono a tutti gli effetti dei migranti. Sono persone che non lasciano il proprio Paese a causa di una guerra su un barcone, ma che se ne vanno per trovare un lavoro a bordo di un aereo e drammaticamente trovano la morte in un Paese che li aveva accolti e che aveva dato un’opportunità».
Citando Giorgio La Pira, Bassetti ha ribadito la centralità del lavoro nella vita delle persone: «Tutta la vera politica sta qui – ammonisce il porporato -, difendere il pane e la casa della più gran parte del popolo italiano. Il pane, e quindi il lavoro, è sacro, la casa è sacra. Non si tocca impunemente né l’uno né l’altro. Questo non è marxismo, è Vangelo».