Santa sede: “Le armi nucleari non possono creare un mondo stabile”
"Dobbiamo gettare alle spalle le minacce, la paura, la superiorità militare, l’ideologia e l’unilateralismo – sottolinea monsignor Gallagher – perché la pace basata su equilibri di potere, minacce e controminacce è una pace instabile e falsa"

«Le armi nucleari non possono creare un mondo stabile e offrono un falso senso di sicurezza. La pace e la stabilità internazionale non possono essere fondati sulla distruzione reciproca o sulle minacce di annientamento». Così l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario della Santa Sede per le relazioni con gli Stati, intervenendo mercoledì alla decima conferenza sul “Bando totale degli esperimenti nucleari” in occasione della 72ª Assemblea generale dell’Onu.
L’arcivescovo ha ribadito che la Santa Sede ha ratificato e aderito al Trattato per il bando totale degli esperimenti nucleari (Ctbt), ma è “turbata” dal constatare che all’appello mancano tanti Stati che ne impediscono, dopo 20 anni, la piena entrata in vigore. Il Trattato sul Bando totale degli esperimenti nucleari (Ctbt) impegna i sottoscrittori a non effettuare esperimenti sul proprio territorio e a non incoraggiare o partecipare a tali esperimenti in altri Stati, al fine di limitare la proliferazione, l’ammodernamento e la creazione di armi nucleari di ultima generazione o lo sviluppo, l’aggiornamento e la creazione di nuove generazioni di armi nucleari.
India, Pakistan e Corea del Nord, non hanno ancora firmato il Trattato, mentre Stati Uniti, Cina, Egitto, Iran, Israele e Indonesia non hanno ancora proceduto alla ratifica assieme ad altri 38 Paesi giudicati a capacità nucleare avanzata. Il rappresentante vaticano considera quanto mai urgente l’entrata in vigore del documento, soprattutto guardando alle crescenti tensioni con la Corea del Nord e ai nuovi programmi di proliferazione nucleare che minano seriamente la sicurezza internazionale.
Monsignor Gallagher ha chiesto dapprima di rilanciare i negoziati e deplora l’uso di minacce o della forza militare per contrastare l’ascesa nucleare: «Dobbiamo gettare alle spalle le minacce, la paura, la superiorità militare, l’ideologia e l’unilateralismo – sottolinea – perché la pace basata su equilibri di potere, minacce e controminacce è una pace instabile e falsa. L’invito è quello di sostituire alla logica della sfiducia e della paura, l’etica della responsabilità, del dialogo multilaterale e della cooperazione coerente e responsabile tra tutti i membri della comunità internazionale».
A tal proposito, sono cinque i punti della “Road map” per la pace nella Repubblica Centrafricana proposti dalla Santa Sede, martedì, durante l’incontro dedicato alla grave situazione del Paese. Per l’arcivescovo Gallagher, il dialogo dovrebbe vertere su un cessate-il-fuoco di tutte le parti coinvolte nel conflitto; il disarmo dei gruppi armati e il reinserimento dei loro membri nella società civile; la garanzia della giustizia per le vittime degli attacchi; il ritorno protetto di migranti e rifugiati, sia cristiani che musulmani, che dovrebbero rientrare in possesso delle proprietà sottratte dai guerriglieri: «La Santa Sede – afferma il presule – si dichiara molto preoccupata per l’intensificarsi del conflitto in corso e per i tanti civili indifesi, morti e feriti durante gli attacchi, a cui si aggiunge la gravissima situazione di rifugiati e sfollati interni».
L’arcivescovo non ha lesinato apprezzamenti per la missione di stabilizzazione dell’Onu (Minusca) a Bangui, la capitale, chiedendo però di estenderne il mandato con azioni di pace più efficaci nella tutela dei civili: «Soprattutto – precisa il responsabile vaticano – donne e bambini (tra i più soggetti ad abusi e violenze) senza distinzione di fede religiosa o rango, al fine di evitare parzialità e guadagnare la fiducia della popolazione locale».
Chiaro è stato il richiamo alla Comunità internazionale, perché fornisca gli aiuti finanziari e le strutture necessarie alla crescita del Paese e altrettanto vigoroso è l’invito al governo nazionale a ridurre e combattere la corruzione, a garantire l’accesso all’assistenza sanitaria e all’educazione ai cittadini di ogni livello senza discriminazione e a lavorare per il dialogo: «Unica di ogni conflitto armato soluzione – conclude monsignor Gallagher – e unico modo per far tacere le armi e dar vita alla riconciliazione. La Chiesa cattolica locale, dal canto suo, s’impegna insieme ad altre Confessioni religiose, a cercare ciò che unisce, rifiutando ciò che provoca divisioni o contese, poiché la ricerca della pace viene prima di ogni altro bene».