Accoglienza migranti: “Sono 40 anni che dobbiamo uscire dall’emergenza”
"I primi passi del nuovo governo – commenta il Centro Astalli nel rapporto -, dopo l’ennesimo braccio di ferro compiuto mentre i migranti erano sulle imbarcazioni in attesa di un porto sicuro, si sono concentrati su una rinnovata lotta alle ong che si occupano del salvataggio in mare. E neanche le vittime del naufragio di Cutro hanno sortito alcuna reazione politica di umanità, nonostante la società civile abbia chiesto con forza un cambiamento"
Nel 2022 sono state oltre 100 milioni le persone in fuga nel mondo, ma solo una piccola parte di questi ultimi cerca una vita migliore in Europa. In Italia, via mare, sono giunti 105.129 migranti dei quali 13.386 minori non accompagnati. A fine anno erano presenti nel circuito dell’accoglienza 107.677 persone. A costoro si aggiungono altri 170 mila migranti arrivati dall’Ucraina, di cui solo il 20% è stato ospitato in strutture d’accoglienza, mentre la maggior parte è stata accolta da familiari e connazionali. Sono questi i dati presenti nel Rapporto annuale 2023 del Centro Astalli, presentato ieri al Teatro Argentina di Roma alla presenza del presidente della Conferenza episcopale italiana il cardinale Matteo Zuppi: «La vera emergenza è Lampedusa – sostiene il porporato, che ha dialogato con la giornalista Bianca Berlinguer -, perché da mesi è sovraccaricata. Sono 40 anni che dobbiamo uscire dalla logica emergenziale, chiediamoci perché ci piace o ci costringiamo a stare nell’emergenza. Dobbiamo fare sistema e dare risposte che guardino avanti e tengano presente il mondo».
Il Rapporto del Centro Astalli, da par suo, è scettico sull’operato del nuovo governo in questi primi mesi di legislatura: «I primi passi del nuovo governo – commenta il Centro Astalli nel rapporto -, dopo l’ennesimo braccio di ferro compiuto mentre i migranti erano sulle imbarcazioni in attesa di un porto sicuro, si sono concentrati su una rinnovata lotta alle ong che si occupano del salvataggio in mare. E neanche le vittime del naufragio di Cutro hanno sortito alcuna reazione politica di umanità, nonostante la società civile abbia chiesto con forza un cambiamento».
Il Rapporto 2023 del Centro Astalli ha poi messo in evidenza come l’esperienza positiva con i 170 mila profughi ucraini arrivati in Italia nel 2022, che hanno usufruito della protezione temporanea, di contributi economici e della possibilità di entrare da subito nel mondo del lavoro, non sia stata messa a frutto con tutti gli altri 105.129 (13.386 dei quali minori) arrivati dal Mediterraneo o dalla rotta balcanica, ovvero afgani, siriani, somali, nigeriani, anche loro in fuga da conflitti: «Accogliere i rifugiati con dignità – ricorda il Centro Astalli – è possibile, ma è una lezione che l’Italia non vuole imparare, perché non capitalizza l’esperienza ucraina e non riesce a uscire dalla logica dell’emergenza. Anzi, è sembrato come se ci fossero due percorsi paralleli, uno per gli ucraini e uno per tutti gli altri. In realtà si tratta di persone che si trovano nella medesima condizione».
Il Centro Astalli ha poi fatto presente che il Terzo settore non può, da solo, assumersi l’onere di realizzare e gestire percorsi di inclusione sociale e inserimento nel mondo del lavoro: «Serve – reclama il Centro Astalli – una cabina di regia pubblica in grado di costruire soluzioni concrete e accessibili». Per il noto ente, anche il Piano nazionale di integrazione scritto lo scorso anno dal Tavolo Asilo e Immigrazione, «ad oggi rimane lettera morta».
Tornando al cardinale Zuppi, incalzato dai giornalisti, sullo stato di emergenza deciso dal governo ha dichiarato: «Può essere – aggiunge Zuppi – che serva a dare risposte, ma alcune scelte devono essere fatte per uscire dall’emergenza. Vediamo se in questa interlocuzione e confronto si possono trovare insieme delle soluzioni, se è vero che siamo sulla stessa barca e se ne esce solo insieme».
Quindi, confermando la problematica della “troppa burocrazia” nel rilascio dei permessi di soggiorno denunciata dal Centro Astalli, il presidente della Cei ha rivolto un altro appello: «Serve una visione migliore che guardi al futuro», mentre in relazione alla possibilità – prevista dal decreto Cutro – che venga tolta la protezione speciale ha dichiarato: «Pensiamo a fare bene quella normale».
Da qui l’auspicio del cardinale Matteo Zuppi: «Garantire diritti e combattere l’illegalità con la legalità – rilancia il cardinale -. La porta deve essere aperta e bisogna avere criteri seri per garantire il diritto». A proposito dei rapporti tesi con Paesi difficili come la Tunisia e la Libia, a detta del porporato «bisogna continuare a stabilire rapporti di collaborazione che garantiscano diritti da una parte e dall’altra». Infine, sulle norme che limitano l’attività delle ong, Zuppi ha precisato: «Sospettare dell’umanitario è molto inquinante e velenoso per tutti».