“Papa Francesco incontra obiezioni perché è nella sequela di Gesù”
I piccoli volumi de "La teologia di Papa Francesco" – osserva Benedetto XVI – mostrano a ragione che Papa Francesco è un uomo di profonda formazione filosofica e teologica e aiutano perciò a vedere la continuità interiore tra i due pontificati, pur con tutte le differenze di stile e di temperamento"
Nel giorno in cui ricorre il quinto anniversario dall’elezione di Papa Francesco, si susseguono i messaggi di auguri e le riflessioni legate a quanto il suo, finora, breve ma intenso magistero abbia cambiato la Chiesa: «Se Papa Francesco proclama oggi il tempo della misericordia e, insieme a molti consensi, incontra obiezioni e resistenze – osserva il cardinale Walter Kasper, che sul prossimo numero della rivista “Il Regno” traccia un bilancio dei primi cinque anni di pontificato – ciò non depone a suo sfavore, ma mostra che egli è nella sequela di Gesù».
Misericordia, come ha detto lo stesso Francesco il 28 luglio 2013 sul volo di ritorno da Rio, è la parola base del programma pastorale del suo pontificato e nello stesso tempo: «Un’interpretazione profetica del nostro tempo – aggiunge il cardinale -, che a volte sembra così vuoto e irretito nella violenza e nel conflitto, ed è anche uno stimolo ad aprire i nostri cuori al Dio misericordioso e ai fratelli e alle sorelle nel bisogno».
Ma “tutto dipende dal Vangelo”, scrive il Papa nell’Evangelii gaudium, la sua enciclica programmatica: «Per lui, come per Gesù – sottolinea il porporato – il messaggio del Vangelo della misericordia di Dio oggi incontra un tempo di brutale e inumana violenza, da cui molte persone sono ferite nel corpo e nell’anima; un’epoca in cui molte vecchie certezze presunte collassano e il futuro si riempie d’incertezza; in cui molti sono pieni di paura e spesso non vedono più alcuna via d’uscita e alcun futuro. Un momento in cui il dio denaro domina il mondo sotto forma di un capitalismo egemonico globalizzato, in cui l’amore si raffredda, l’individualismo e l’egoismo trionfano; un tempo di indifferenza globalizzata per i milioni di persone che sono esclusi dalle benedizioni della civiltà e ne sono diventati in un certo senso lo scarto».
Anche Enzo Bianchi, fondatore della comunità monastica di Bose, ha tracciato un profilo del Papa: «A Francesco – scrive nel numero odierno de L’Osservatore romano dedicato alla parola “demonio” – non interessa tanto descrivere il demonio, il ‘divisore’ che tenta incessantemente di separarci da Dio e di contrapporci gli uni gli altri. Al Papa sta soprattutto a cuore che il cristiano sappia lottare giorno dopo giorno contro i demoni, usando come arma il Vangelo».
A tal proposito, il religioso ha citato un passaggio di un’omelia pronunciata a Santa Marta l’11 aprile 2014: «Le armi del Vangelo, che è Gesù Cristo – ricorda – si affinano con il discernimento – dei pensieri, delle parole, delle azioni e delle omissioni – che porta a riconoscere ciò che viene da Dio e ciò che viene dal maligno». E, di quest’ultimo, legge nelle parole del Papa le tre caratteristiche: «Cresce, contagia e si giustifica. La lotta allora deve avvenire con la spada della parola di Dio – sottolinea Bianchi – che penetra e opera una “divisione” contrapposta a quella del demonio, ispirando una presa di posizione che ricolloca il cristiano alla sequela del Signore, ne raddrizza il cammino, lo guida a conversione. È l’assiduità con la parola di Dio che impedisce alla tentazione di crescere e mettere radici, che ne ferma il contagio e ne annienta le giustificazioni».
Tentazione che può essere evitata in un solo modo: «Il volto misericordioso del Signore – spiega – è l’antidoto che Francesco ricorda costantemente per rinsaldare i cristiani nella loro lotta anti-idolatrica e per consolare chi è tentato di cedere alle lusinghe del diavolo. È il Signore Gesù il solo che può sconfiggere il divisore e unificare il nostro cuore».
Ma ciò che ha destato particolare interesse, è stata una lettera personale di Benedetto XVI sulla continuità con il pontificato di Papa Francesco, resa pubblica dal prefetto della Segreteria per la comunicazione monsignor Dario Edoardo Viganò, che l’ha ricevuta in occasione della presentazione della collana “La Teologia di Papa Francesco”, edita dalla Libreria Editrice Vaticana (LEV), avvenuta ieri: «Plaudo a questa iniziativa – scrive il Papa emerito – che vuole opporsi e reagire allo stolto pregiudizio per cui Papa Francesco sarebbe solo un uomo pratico privo di particolare formazione teologica o filosofica, mentre io sarei stato unicamente un teorico della teologia che poco avrebbe capito della vita concreta di un cristiano oggi».
Benedetto XVI ha ringraziato per aver ricevuto in dono gli undici libri, scritti da altrettanti teologi di fama internazionale che compongono la collana curata da don Roberto Repole, presidente dell’Associazione teologica italiana: «I piccoli volumi – aggiunge Benedetto XVI – mostrano a ragione che Papa Francesco è un uomo di profonda formazione filosofica e teologica e aiutano perciò a vedere la continuità interiore tra i due pontificati, pur con tutte le differenze di stile e di temperamento».
Anche i vescovi della Conferenza episcopale italiana, hanno rivolto al Pontefice un loro messaggio di auguri:
Beatissimo Padre,
per tutte le Chiese che sono in Italia il quinto anniversario del Suo pontificato è motivo di profonda gratitudine.
Come Pastori ci sentiamo interpreti di tale riconoscenza, consapevoli che gli stessi auguri con i quali ci stringiamo a Lei, Successore di Pietro, impegnano a proseguire con rinnovato slancio il cammino pastorale da Lei propostoci con semplicità, umiltà e vigore.
Grazie, Padre Santo, perché – in un mondo investito dal vento dell’indifferenza – non si stanca di accorciare le distanze, di prendersi cura delle persone, di coinvolgersi nella loro storia fino a inginocchiarsi e lavare loro i piedi.
Grazie per la geografia umana che in questo modo ci rappresenta, nell’attenzione costante ai poveri, ai migranti, ai carcerati, ai disabili, riconosciuti come la carne sofferente di Cristo.
Grazie perché, portandoci ad abitare le periferie esistenziali di questo tempo, ci spinge a mettere in correlazione feconda i temi della vita e quelli sociali, la difesa della dignità umana e la custodia del Creato, le relazioni spezzate e i precari del lavoro, la valorizzazione della famiglia e la denuncia di un’economia iniqua.
Grazie, Santità, perché riconduce queste sfide pastorali a quell’essenziale che si condensa nel mistero dell’Incarnazione della Parola, che porta a considerare la realtà superiore all’idea e a realizzare opere di giustizia e di carità nella vita quotidiana.
Grazie per lo spirito missionario che chiede a ogni battezzato e che si esprime in quella gioia del Vangelo che riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù.
Grazie per la corresponsabilità a cui richiama la Chiesa, perché sia corpo vivo, animato dalla comunione fraterna, attento a fare senza paura il primo passo per andare incontro all’altro e offrire misericordia, tenerezza e pace.
Padre Santo, nell’assicurarLe la preghiera assidua di tutte le nostre Comunità, Le rinnoviamo la piena disponibilità a far nostro con coraggio e grande speranza il Suo insegnamento e la Sua testimonianza.