Yemen: “120 mila bambini stanno morendo di fame per la crisi alimentare”
«L’unico modo per fermare la sofferenza è quello di porre fine al conflitto e in questo senso le consultazioni in Svezia tra le parti in conflitto rappresentano un segnale promettente. Facciamo dunque appello a tutti i Paesi che hanno influenza sulle parti in conflitto – conclude Kirolos – affinché aumentino la loro pressione per fermare questa guerra».
Lo Yemen sta attraversando una gravissima crisi alimentare a causa di cui, circa 120 mila bambini, sono praticamente in condizioni disperate. Sono queste le basi su cui si pone il monito/denuncia lanciato ieri da Save the Children, mediante un comunicato stampa, in concomitanza con l’avvio dei negoziati di pace in Svezia e la diffusione dei nuovi dati sull’insicurezza alimentare in Yemen.
«In Yemen – afferma Tamer Kirolos, direttore di Save the Children nel Paese – circa 120.000 bambini versano in questo momento in condizioni catastrofiche e rischiano gravemente di perdere la vita a causa del peggioramento nell’ultimo anno della crisi alimentare che attanaglia il Paese. Una situazione che potrebbe colpire altri milioni di minori se non riceveranno aiuti urgenti».
«Definire o meno ‘carestia’ la crisi alimentare in corso in Yemen – sostiene Kirolos – è irrilevante per i milioni di bambini che ogni giorno stanno soffrendo la fame e per i loro genitori che devono compiere sforzi enormi per nutrirli».
«I nuovi dati sull’insicurezza alimentare nel Paese – prosegue – ci dicono che nonostante gli aiuti umanitari i bambini da tempo non riescono ad accedere alle sostanze nutritive di cui hanno bisogno, e devono fare quotidianamente i conti con la grave povertà, la fame estrema e con la morte».
Secondo le stime di Save the Children, sarebbero circa 85.000 i bambini sotto i cinque anni che potrebbero essere morti per fame o malattie gravi dall’inizio dell’escalation del conflitto in Yemen nel 2015, un numero che rischia di salire di giorno in giorno.
«I nostri team – sottolinea – sul campo incontrano famiglie che ci portano i propri bambini gravemente malnutriti e che non rispondono agli stimoli, nel tentativo disperato di salvarli, rilevando che anche laddove vi è disponibilità di cibo, molte persone semplicemente non possono permetterselo. Medicinali e aiuti salva-vita rimangono bloccati nei porti e ai check-point e questo provoca la morte dei bambini per cause e malattie prevenibili».
«L’unico modo per fermare la sofferenza è quello di porre fine al conflitto e in questo senso le consultazioni in Svezia tra le parti in conflitto rappresentano un segnale promettente. Facciamo dunque appello a tutti i Paesi che hanno influenza sulle parti in conflitto – conclude Kirolos – affinché aumentino la loro pressione per fermare questa guerra».