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“Reagire all’anticultura dell’indifferenza alleata alla prepotenza del denaro”

"Occorre una bioetica globale – sollecita monsignor Paglia -, improntata all’etica della fraternità, per affrontare le sfide delle cosiddette tecnologie emergenti e convergenti – ossia le nanotecnologie, le biotecnologie, le tecnologie dell’informazione e le scienze cognitive – ed evitare sia il rischio del riduzionismo dell’umano, sia l’altro ancor più pericoloso di sostituzione dell’umano"

Lo ha affermato oggi Papa Francesco, in una lettera inviata alla Pontificia Accademia per la vita in occasione del suo venticinquennale

Papa Francesco con i cardinali e i vescovi della Curia romana

In occasione del venticinquesimo anniversario dell’istituzione della Pontificia Accademia per la vita, oggi Papa Francesco ha inviato una lettera all’organismo: «In questo momento della storia la passione per l’umano, per l’intera umanità, è in grave difficoltà – denuncia il Papa -. Le gioie delle relazioni familiari e della convivenza sociale appaiono profondamente logorate. La diffidenza reciproca dei singoli e dei popoli, si nutre di una smodata ricerca del proprio interesse e di una competizione esasperata, che non rifugge dalla violenza. La distanza fra l’ossessione per il proprio benessere e la felicità dell’umanità condivisa sembra allargarsi, sino a far pensare che fra il singolo e la comunità umana sia ormai in corso un vero e proprio scisma».

Quindi un riferimento all’enciclica Laudato si’, dove: «Ho posto in luce – ricorda il Pontefice – lo stato di emergenza in cui si trova il nostro rapporto con la storia della terra e dei popoli. È un allarme provocato dalla poca attenzione accordata alla grande e decisiva questione dell’unità della famiglia umana e del suo futuro. L’erosione di questa sensibilità, ad opera delle potenze mondane della divisione e della guerra, è in crescita globale, con una velocità ben superiore a quella della produzione dei beni».

Per il Santo Padre si tratta di una vera e propria cultura: «Anzi – precisa -, sarebbe meglio dire di un’anti-cultura dell’indifferenza per la comunità, ostile agli uomini e alle donne e alleata con la prepotenza del denaro». Nel messaggio, Francesco segnala un paradosso: «Come è potuto accadere – s’interroga – che, proprio nel momento della storia del mondo in cui le risorse economiche e tecnologiche disponibili ci consentirebbero di prenderci sufficientemente cura della casa comune e della famiglia umana, onorando la consegna di Dio stesso, proprio da esse, dalle risorse economiche e tecnologiche, vengono le nostre divisioni più aggressive e i nostri incubi peggiori? I popoli avvertono acutamente e dolorosamente, per quanto spesso confusamente, l’avvilimento spirituale – potremmo dire il nichilismo – che subordina la vita a un mondo e a una società succubi di questo paradosso. La tendenza ad anestetizzare questo profondo disagio, attraverso una cieca rincorsa al godimento materiale, produce la malinconia di una vita che non trova destinazione all’altezza della sua qualità spirituale».

Insomma, a detta del Papa, gli uomini e le donne del nostro tempo sono spesso demoralizzati e disorientati, senza visione: «Siamo un po’ tutti ripiegati su noi stessi – aggiunge -. Il sistema del denaro e l’ideologia del consumo selezionano i nostri bisogni e manipolano i nostri sogni, senza alcun riguardo per la bellezza della vita condivisa e per l’abitabilità della casa comune». Di qui la necessità, per il popolo cristiano: «Di reagire – esorta Papa Bergoglio – agli spiriti negativi che fomentano la divisione, l’indifferenza, l’ostilità. Deve farlo non soltanto per sé, ma per tutti. E deve farlo subito, prima che sia troppo tardi».

Successivamente il Papa ha lanciato un altro grido d’allarme: «Noi sappiamo bene – osserva – che la soglia del rispetto fondamentale della vita umana è violata oggi in modi brutali non solo da comportamenti individuali, ma anche dagli effetti di scelte e di assetti strutturali. L’organizzazione del profitto e il ritmo di sviluppo delle tecnologie, offrono inedite possibilità di condizionare la ricerca biomedica, l’orientamento educativo, la selezione dei bisogni, la qualità umana dei legami. La possibilità di indirizzare lo sviluppo economico e il progresso scientifico all’alleanza dell’uomo e della donna, per la cura dell’umanità che ci è comune e per la dignità della persona umana, attinge certamente a un amore per la creazione che la fede ci aiuta ad approfondire e a illuminare».

Qui si apre uno scenario percorribile: «La prospettiva della bioetica globale – approfondisce Papa Francesco -, con la sua visione ampia e l’attenzione all’impatto dell’ambiente sulla vita e sulla salute, costituisce una notevole opportunità per approfondire la nuova alleanza del Vangelo e della creazione. La comunanza nell’unico genere umano, impone un approccio globale e chiede a noi tutti di affrontare le domande che si pongono nel dialogo tra le diverse culture e società che, nel mondo di oggi, sono sempre più strettamente a contatto».

Da qui un auspicio per l’organismo vaticano: «Possa l’Accademia per la vita – invita il Papa – essere luogo coraggioso di questo confronto e dialogo a servizio del bene di tutti. Non abbiate paura di elaborare argomentazioni e linguaggi che siano spendibili in un dialogo interculturale e interreligioso, oltre che interdisciplinare. Partecipate alla riflessione sui diritti umani, che costituiscono uno snodo centrale nella ricerca di criteri universalmente condivisibili. È in gioco la comprensione e la pratica di una giustizia che mostri il ruolo irrinunciabile della responsabilità nel discorso sui diritti umani e la loro stretta correlazione con i doveri, a partire dalla solidarietà con chi è maggiormente ferito e sofferente».

Infine, Papa Bergoglio ha fatto anche riferimento al suo predecessore: «Papa Benedetto XVI – ricorda – ha molto insistito sull’importanza di “sollecitare una nuova riflessione su come i diritti presuppongano doveri senza i quali si trasformano in arbitrio – cita il Papa -, che sulla scorta del suo predecessore denuncia “una pesante contraddizione”. Mentre, per un verso, si rivendicano presunti diritti, di carattere arbitrario e voluttuario, con la pretesa di vederli riconosciuti e promossi dalle strutture pubbliche, per l’altro verso, vi sono diritti elementari e fondamentali disconosciuti e violati nei confronti di tanta parte dell’umanità, fra i quali il Papa emerito annovera “la mancanza di cibo, di acqua potabile, di istruzione di base o di cure sanitarie elementari».

Un ulteriore fronte su cui occorre sviluppare la riflessione, secondo Francesco, è quello delle nuove tecnologie oggi definite “emergenti e convergenti”: «Che includono – approfondisce – le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, le biotecnologie, le nanotecnologie, la robotica. Avvalendosi dei risultati ottenuti dalla fisica, dalla genetica e dalle neuroscienze, come pure della capacità di calcolo di macchine sempre più potenti, è oggi possibile intervenire molto profondamente nella materia vivente. Anche il corpo umano è suscettibile di interventi tali che possono modificare non solo le sue funzioni e prestazioni, ma anche le sue modalità di relazione, sul piano personale e sociale, esponendolo sempre più alle logiche del mercato».

Di qui la necessità di «comprendere le trasformazioni epocali che si annunciano su queste nuove frontiere, per individuare come orientarle al servizio della persona umana, rispettando e promuovendo la sua intrinseca dignità. La fraternità rimane la promessa mancata della modernità – conclude il Pontefice -. Il respiro universale della fraternità che cresce nel reciproco affidamento – all’interno della cittadinanza moderna, come fra i popoli e le nazioni – appare molto indebolito».

Mons. Vincenzo Paglia, presidente Pontificio consiglio per la Famiglia

E il presidente della Pontificia Accademia per la vita, monsignor Vincenzo Paglia, ha richiamato all’esigenza di dar vita ad una «bioetica globale – sollecita -, improntata all’etica della fraternità, per affrontare le sfide delle cosiddette tecnologie emergenti e convergenti – ossia le nanotecnologie, le biotecnologie, le tecnologie dell’informazione e le scienze cognitive – ed evitare sia il rischio del riduzionismo dell’umano, sia l’altro ancor più pericoloso di sostituzione dell’umano».

E a proposito di quest’ultimo punto la prossima assemblea generale, in programma dal 25 al 27 febbraio in Vaticano presso l’Aula nuova del Sinodo, verterà proprio sul tema “Roboetica: persone, macchine e salute”: «I processi della globalizzazione – denota monsignor Paglia – collegano sempre più strettamente le questioni che riguardano la vita e la salute alle condizioni sociali e ambientali, quindi mettono in gioco la pratica della giustizia. Data la pluralità di culture e di saperi scientifici che interagiscono sempre più strettamente nel nostro mondo, occorre elaborare criteri operativi universalmente condivisibili che siano incisivi sulla determinazione delle politiche nazionali e internazionali. I diritti umani sono per molti aspetti il terreno su cui avviene questo confronto e occorre quindi favorire una loro corretta interpretazione che, come ci diceva Benedetto XVI, “trovi un giusto equilibrio con i doveri”. Le innovazioni tecnologiche, dilatano in modo straordinario la nostra capacità di intervento sulla materia vivente, aprendo nuovi spazi alla nostra responsabilità».

Questo vale per le terapie, ma anche per le ipotesi di potenziamento degli organismi viventi: «Quello di cui è importante rendersi conto – conclude monsignor Vincenzo Paglia – è che non si tratta solo di rendere più efficienti singole funzioni dell’organismo o di trasferirle su supporti artificiali; più profondamente è in gioco un nuovo rapporto con il mondo. Nuovi dispositivi informatici si annidano con crescente pervasività in vari ambiti di realtà, incluso il nostro corpo, che si trova sempre più esposto alle dinamiche dell’amministrazione secondo criteri della tecnoscienza). È una delle forme di quella che si suole chiamare biopolitica».

About Davide De Amicis (4532 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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