Studenti di Ac: “Accettiamo le sfide, vogliamo fare la nostra parte!”
"Non abituiamoci a ciò che non funziona - sottolineano Adelaide Iacobelli e , alle scuole fatiscenti, alle ragazze schiavizzate sulle strade delle nostre città. E allora prendiamoci l’impegno, canalizziamo l’entusiasmo di questi giorni al servizio delle nostre scuole, perché il Msac è bello quando è a servizio delle nostre scuole
«Accettiamo le sfide, non ci abitueremo mai alle cose che non funzionano, vogliamo fare la nostra parte». Sono i messaggi conclusivi lanciati domenica da Adelaide Iacobelli e Lorenzo Zardi, segretari nazionali del Movimento studenti di Azione cattolica (Msac), in chiusura della settima edizione della Scuola di formazione per studenti promossa dal Movimento studenti di Azione Cattolica e svolta al Pala Dean Martin di Montesilvano a partire da venerdì, sul tema “Bella domanda, studenti che interrogano la realtà”. Iacobelli e Zardi hanno ripercorso i temi affrontati nella tre giorni, dignità umana, sfida europea e questione ambientale, a partire dalle domande lasciate dagli ospiti della tavola rotonda di sabato: «Romano Prodi ci ha chiesto “Vuoi essere cittadino europeo o italiano?” – ricordano -, sottolineando che “si tratta di una domanda politica”, che “riguarda chi vuole essere l’Italia, se una nazione fondata sulla forza, che sbatte i pugni sul tavolo o che invece cerca e sviluppa la solidarietà”. Ma – hanno proseguito – la domanda che ci interpella è: chi volgiamo essere noi? Come affermiamo noi stessi? Vogliamo rispondere con il confronto, con il dialogo a partire da quello con i compagni di scuola».
Rispetto all’interrogativo posto dall’imprenditrice Marie Terese Mukamitsindo “Chi è il mio prossimo?”: «Dobbiamo avere la consapevolezza – sottolineano i segretari nazionali – che il nostro prossimo sarà quella persona che saprà metterci in discussione, che ha bisogno di noi, che ci fa pensare. Il prossimo ci aiuta a capire quali sono i nostri lati migliori e quelli peggiori». Alla domanda proposta da Roberto Battiston – “Che cosa posso fare io?” – la risposta suggerita da Iacobelli e Zardi è: «Posso fare la mia parte. Il nostro Msac – l’auspicio dei segretari nazionali – diventi l’occasione per togliere la nebbia dalla realtà per farla risplendere. Non abituiamoci ad una normalità al di sotto di quello che realmente deve essere. Non abituiamoci a ciò che non funziona, alle scuole fatiscenti, alle ragazze schiavizzate sulle strade delle nostre città. E allora prendiamoci l’impegno, canalizziamo l’entusiasmo di questi giorni al servizio delle nostre scuole, perché il Msac è bello quando è a servizio delle nostre scuole».
Un suggerimento alla platea dei 1.802 studenti, domenica mattina, l’ha dato anche il segretario generale della Conferenza episcopale italiana monsignor Stefano Russo presiedendo la Santa messa, concelebrata dall’assistente ecclesiastico generale dell’Azione cattolica e vescovo di Foligno monsignor Gualtiero Sigismondi: «Provate a portare impresso nel vostro cuore – afferma nell’omelia – l’“I care” di don Lorenzo Milani. Non ci vogliamo rassegnare ad un’Italia ripiegata su se stessa, vogliamo portare il nostro “I care” in ogni angolo del Paese. Tutti i vescovi italiani fanno il tifo per voi. È un modo per dire che noi non ci accontentiamo di poco. Avete scelto di andare in profondità. Per questo, non fermatevi, non fate finire qui questa esperienza. Portate nelle vostre diocesi, parrocchie, scuole e, perché no, nelle piazze dei vostri paesi e città il coraggio di riflette insieme, di discutere, magari anche di confrontarsi aspramente ma di tenere vivo il dialogo, il confronto, l’ascolto. Risvegliate in ogni angolo una vera passione per la storia che viviamo e per i luoghi che abitiamo. Voi mostrate il giovane e bello di un’Azione Cattolica che può essere capace attraverso ognuno di voi di rinnovare il mondo, la città, il paese nel quale abita. Noi vescovi italiani vogliamo sognare con voi, con coraggio, vogliamo vincere la paura. E così essere insieme lievito buono in questa storia, in questa nostra bella terra, vogliamo portare una buona notizia per le strade delle nostre città. Se lo facciamo insieme questo sogno può diventare realtà».
Venerdì sera, in apertura dei lavori, era intervenuto anche l’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti per salutare i 1.800 partecipanti della Sfs: «Siate creativi, il futuro è vostro – afferma». Agli studenti, monsignor Valentinetti ha raccontato di aver conosciuto un Papa: «San Giovanni Paolo II, ne avrete sentito parlare – racconta rivolgendosi agli studenti – e avrete visto le tantissime immagini delle bellissime Giornate mondiali della gioventù che lui ha voluto. Quando si trattò di varare la Costituzione europea, Giovanni Paolo II disse “Nel preambolo della Costituzione perché non ci mettiamo il riferimento alle radici cristiani ed ebraiche?”. Giovanni Paolo II combattè con tutte le sue forze, ma i grandi politici dissero di no. La conseguenza è che oggi ci troviamo un’Europa nella quale ci siamo dimenticati che chi la voleva desiderava fosse di tanti popoli, che vivevano, cooperavamo, pensavano, giocavano, gioivano insieme e che fosse un grande ponte di collegamento tra nord e sud, tra est e ovest».