“L’Eucaristia è una scuola di benedizione”
L’Eucaristia ce lo insegna: "Lì c’è Dio racchiuso in un pezzetto di pane – conclude Papa Francesco -. Semplice, essenziale, Pane spezzato e condiviso, l’Eucaristia che riceviamo ci trasmette la mentalità di Dio. E ci porta a dare noi stessi agli altri l’antidoto contro il “mi spiace, ma non mi riguarda”, contro il “non ho tempo, non posso, non è affare mio”. Contro il guardare dall’altra parte"
«L’Eucaristia è una scuola di benedizione». Lo ha affermato Papa Francesco nell’omelia della Messa celebrata ieri a Casal Bertone (Roma), sul sagrato della parrocchia di Santa Maria Consolatrice, da cui è poi partita la processione del Corpus Domini, guidata dal cardinale vicario Angelo De Donatis e conclusasi con la benedizione del Santo Padre, nel campo sportivo “Roma 6”, adiacente a Casa Serena, struttura di accoglienza per senza fissa dimora dei Missionari della Carità: «Quante volte – osserva il Papa – anche noi siamo stati benedetti, in chiesa o nelle nostre case, quante volte abbiamo ricevuto parole che ci hanno fatto bene, o un segno di croce sulla fronte. Siamo diventati benedetti il giorno del battesimo, e alla fine di ogni Messa veniamo benedetti. Dio dice bene di noi, suoi figli amati, e così ci incoraggia ad andare avanti. E noi benediciamo Dio nelle nostre assemblee, ritrovando il gusto della lode, che libera e guarisce il cuore. Veniamo a Messa con la certezza di essere benedetti dal Signore, e usciamo per benedire a nostra volta, per essere canali di bene nel mondo».
Da qui un invito rivolto ai sacerdoti: «Non abbiate paura di benedire, benedire il popolo di Dio – esorta il Pontefice -. Andate avanti con la benedizione. Il Signore desidera dire bene del suo popolo, è contento di far sentire il suo affetto per noi. E solo da benedetti possiamo benedire gli altri con la stessa unzione d’amore». Ma poi il Santo Padre ha constatato, con tristezza, come con quanta facilità oggi si faccia il contrario: «Si maledice, si disprezza, si insulta – denuncia Francesco -. Presi da troppa frenesia, non ci si contiene e si sfoga rabbia su tutto e tutti. Spesso purtroppo chi grida di più e più forte, chi è più arrabbiato sembra avere ragione e raccogliere consenso».
Per questo il Papa ha rivolto un nuovo appello ai fedeli: «Non lasciamoci contagiare dall’arroganza, non lasciamoci invadere dall’amarezza – ammonisce -, noi che mangiamo il Pane che porta in sé ogni dolcezza. Il popolo di Dio ama la lode, non vive di lamentele; è fatto per le benedizioni, non per le lamentazioni. Davanti all’Eucaristia, a Gesù fattosi Pane, a questo Pane umile che racchiude il tutto della Chiesa, impariamo a benedire ciò che abbiamo, a lodare Dio, a benedire e a non maledire il nostro passato, a donare parole buone agli altri».
Nella parte finale dell’omelia della santa messa, presieduta nella periferia romana di Casal Bertone, Papa Bergoglio non ha mancato di rivolgere una riflessione anche sullo stato in cui versa la città di Roma: «Nella nostra città affamata di amore e di cura – rilancia il Pontefice -, che soffre di degrado e abbandono, davanti a tanti anziani soli, a famiglie in difficoltà, a giovani che stentano a guadagnarsi il pane e ad alimentare i sogni, il Signore ti dice “Tu stesso dà loro da mangiare”. E tu puoi rispondere “Ho poco, non sono capace per queste cose”. Non è vero, il tuo poco è tanto agli occhi di Gesù se non lo tieni per te, se lo metti in gioco».
Una riflessione da cui è scaturito un nuovo invito: «Anche tu, mettiti in gioco – aggiunge il Papa -. E non sei solo. Hai l’Eucaristia, il Pane del cammino. Anche stasera saremo nutriti dal suo Corpo donato. Se lo accogliamo col cuore, questo Pane sprigionerà in noi la forza dell’amore. Ci sentiremo benedetti e amati, e vorremo benedire e amare, a cominciare da qui, dalla nostra città, dalle strade che stasera percorreremo».
Ma il pane, ricorda Bergoglio: «Non è solo prodotto di consumo – ricorda -, è mezzo di condivisione. Nel mondo sempre si cerca di aumentare i guadagni, di far lievitare i fatturati… Sì, ma qual è il fine? È il dare o l’avere? Il condividere o l’accumulare? L’economia del Vangelo moltiplica condividendo, nutre distribuendo, non soddisfa la voracità di pochi, ma dà vita al mondo. Non avere, ma dare è il verbo di Gesù. Ciò che abbiamo porta frutto se lo diamo; e non importa che sia poco o tanto. Il Signore fa grandi cose con la nostra pochezza, come con i cinque pani. Egli non compie prodigi con azioni spettacolari, non ha la bacchetta magica, ma agisce con cose umili. Quella di Dio è un’onnipotenza umile, fatta solo di amore. E l’amore fa grandi cose con le piccole cose».
L’Eucaristia ce lo insegna: «Lì c’è Dio racchiuso in un pezzetto di pane – conclude Papa Francesco -. Semplice, essenziale, Pane spezzato e condiviso, l’Eucaristia che riceviamo ci trasmette la mentalità di Dio. E ci porta a dare noi stessi agli altri l’antidoto contro il “mi spiace, ma non mi riguarda”, contro il “non ho tempo, non posso, non è affare mio”. Contro il guardare dall’altra parte».