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Mafie: “Un errore associarle alle armi, la loro violenza si chiama corruzione”

"C’è un pericolo crescente – avverte don Luigi Ciotti, presidente di Libera -, il pericolo della normalizzazione delle mafie e della corruzione. Chi parla oggi della droga, chi parla di riciclaggio, chi parla di ecomafia. Sulla droga è stato steso ipocritamente un velo di silenzio. Dobbiamo guardare alla sorgente di queste catastrofi avere il coraggio di ammettere il fallimento"

Lo ha affermato il presidente della Cei Bassetti, nella Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie

Il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana

Ricorre oggi la ventiseiesima Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, dal 2017 istituita per legge, nata il 21 marzo 1996 ad un anno dalla fondazione di Libera contro le mafie. In questa occasione anche il presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Gualtiero Bassetti, ha rivolto un messaggio a Libera: «Carissimi amici – scrive -, era il 21 marzo 1996 quando, a un anno dalla fondazione di Libera, vi fu la prima ‘Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie’, dal 2017 istituita per legge. Da allora le mafie sono molto cambiate. Si sono adattate ai mutamenti sociali, la loro pervasività è stabilmente planetaria, e si compirebbe un errore se fossero considerate solo un fenomeno italiano, o solo relegato al nostro meridione. Noi oggi ricordiamo le vittime di questo flagello, di questa strada di corruzione che nega in radice il bene comune. Si compie un errore se si associano le mafie alla sola violenza delle armi. La loro violenza è anche più ampia, si chiama corruzione».

Quindi un pensiero rivolto alle vittime: «Ricordando i nomi delle persone – osserva -, il loro martirio, il dolore che le circonda, e anche il lavoro, il coraggio, l’onestà, l’impegno, le speranze, comprendiamo che questi martiri sono nostri modelli, nostri maestri, ed è a loro che dobbiamo guardare per imprimere in noi stessi la consapevolezza della gravità di questi fenomeni che divorano le società, in Italia e all’estero. Questi martiri sono lì a osservarci, a giudicare le nostre azioni, le nostre intenzioni e le nostre coscienze. Sono tutti lì a misurare la nostra verità e coerenza. Papa Francesco avverte la tragica urgenza in tutto il pianeta, la oscura incidenza di queste forze nemiche dell’essere umano e del Vangelo…».

Da qui l’appello del cardinale Bassetti: «Su questo terreno, carissimi amici di Libera – esorta -, dobbiamo impegnarci quotidianamente per eliminare ogni brandello di equivoco, in primo luogo per seguire il Vangelo, onorare le nostre vittime, i nostri martiri, e per sostenere chi, sul campo, combatte per una società più giusta e libera, affinché vi sia un concreto sviluppo umano integrale. Ricordiamo la imminente beatificazione di Rosario Livatino, che illumini e motivi le nostre coscienze».

Dopo aver citato il paragrafo 28 dell’enciclica “Fratelli tutti” di Papa Francesco, il presidente della Cei ha poi espresso un monito importante: «Con la pandemia, le mafie e la sottocultura mafiosa si stanno rafforzando – avverte -, e così aumentano le loro vittime. Non possiamo rischiare di farci avvelenare dai loro frutti cattivi, ecco perché dobbiamo dare forza ai corpi intermedi come Libera, i quali – secondo la Costituzione – formano l’architrave della democrazia. Mi rivolgo a voi, ma anche a tutta la Chiesa e alle persone di buona volontà, per chiedere un impegno costante e chiaro, nel ricordo dei martiri e dei loro cari, nella consapevolezza che le mafie prosperano lì dove c’è corruzione, inefficienza e ambiguità. Dobbiamo muoverci concretamente, tutti assieme, per sostenere il Santo Padre contro queste apostasie, che spesso calpestano lo stesso messaggio evangelico per fondare le loro identità».

Il porporato ha poi ricordato i alcune sfide che accomunano la Cei e Libera: «Ricordo con gratitudine i progetti che abbiamo in comune, come ‘Libera il bene – dal bene confiscato al bene comune’ e il progetto ‘Liberi di scegliere’, che permette ai minori e alle loro madri di allontanarsi dalle famiglie di ’ndrangheta” – cita il presidente dei vescovi italiani».

Infine il cardinale Gualtiero Bassetti ha riflettuto sulle prossime festività: «In questo spirito di commozione, consapevolezza e invito all’azione – sottolinea -, la Pasqua del Signore ci attende. Sarà una Pasqua dolorosa, nella quale alla sofferenza per la salute e per i troppi defunti, si associa l’ansia e il dolore della crisi economica. Sentiamo i segni della Passione del Cristo, ma uniti potremo tornare a sperare secondo la Sua volontà che ha redento il mondo, contro le forze del male». E un saluto conclusivo: «Grazie, amici di Libera, per il vostro impegno – conclude Bassetti -, e prego Dio perché questa XXVI Giornata susciti altra speranza, altro coraggio e impegno per tutti noi».

don Luigi Ciotti, presidente dell’associazione Libera

E ieri a Roma, nell’Auditorium Parco della musica, sono stati letti i nomi delle 1.031 vittime innocenti delle mafie alla presenza del presidente di Libera, don Luigi Ciotti: «C’è un pericolo crescente – avverte il presbitero -, il pericolo della normalizzazione delle mafie e della corruzione. Chi parla oggi della droga, chi parla di riciclaggio, chi parla di ecomafia. Sulla droga è stato steso ipocritamente un velo di silenzio. Dobbiamo guardare alla sorgente di queste catastrofi avere il coraggio di ammettere il fallimento».

Da qui il richiamo ad un rinnovato impegno nella lotta alla criminalità organizzata: «La lotta alle mafie e alla corruzione – precisa don Ciotti – non è una questione da delegare solo agli addetti ai lavori cui va la nostra riconoscenza, forze dell’ordine, magistrati, prefetture. La repressione deve arrivare alla fine di un percorso. Oggi è necessario un pensiero nuovo, radicale e rigeneratore nella lotta alle mafie. Ecco se no rigeneriamo rischiamo di degenerare».

In seguito, don Luigi Ciotti ha parlato di soccorso ai migranti: «Sostenere le Ong è un dovere e una responsabilità – afferma – perché vuol dire permettere loro di proseguire nella loro attività di soccorso, vuol dire far parte di quell’Italia che si oppone al naufragio delle coscienze. Per me vuol dire ‘salire’ su quelle navi per dire che stiamo lottando anche noi perché non si può offendere e mortificare la vita». E non ha mancato di riaprire il dibattito sul riconoscimento della cittadinanza italiana: «È una vergogna – denuncia il presidente di Libera – respingere lo ius soli, ancora una volta una grave emorragia di umanità. Ci sono leggi inadeguate, alcune funzionali a tutelare i potenti». In conclusione, il prete antimafia ha rilanciato: «Siamo chiamati – conclude – a lottare contro impunità per i diritti umani calpestati, violati. Dobbiamo colpire impunità economica che perpetua le ingiustizie. La povertà è un crimine contro l’umanità».

E stamani, dopo la recita dell’Angelus, anche Papa Francesco ha rivolto un pensiero sull’odierna Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie: «Le mafie – ammonisce il Pontefice – sono presenti in varie parti del mondo e, sfruttando la pandemia, si stanno arricchendo con la corruzione. San Giovanni Paolo II denunciò la loro “cultura di morte” e Benedetto XVI le condannò come “strade di morte”. Queste strutture di peccato, strutture mafiose, contrarie al Vangelo di Cristo, scambiano la fede con l’idolatria. Oggi facciamo memoria di tutte le vittime e rinnoviamo il nostro impegno contro le mafie».

About Davide De Amicis (4384 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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