Artigiani di comunità: “Il Vangelo non è un’idea, ma una vita incarnata”
"Prima della pandemia - osserva Alessandra Augelli, docente di pedagogia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza -, eravamo convinti che riempire l’agenda di appuntamenti fosse un bene per arricchire la vita pastorale delle parrocchie. Dobbiamo ripartire dal coraggio per stare di fronte alle domande di senso. Il vuoto, la malattia, la morte. La cosa più bella è iniziare dalla ricerca che non va contro la credibilità dell’essere cristiano. Non dobbiamo aver paura di condividere la ricerca. Il catechista scopre alcune cose stando insieme. A volte il riempire tutto di programmi e contenuti fa prevalere la logica umana che si basa su saperi e quantità. Abbiamo bisogno dello Spirito Santo che ribalta le priorità e scompagina i piani"

Si intitola “Artigiani di comunità” il documento elaborato dall’Ufficio che offre le linee guida per la catechesi in Italia per l’anno pastorale 2021-2022, presentato venerdì scorso in diretta web: «Ci sembrava opportuno – premette monsignor Valentino Bulgarelli, responsabile dell’Ufficio catechistico nazionale e sottosegretario della Cei – far risaltare le fatiche delle nostre chiese in Italia. Gli artigiani non hanno mai smesso di sentirsi un noi». Il testo trae spunto da un cammino avviato nel contesto della pandemia: «Un orizzonte – spiega Bulgarelli – fatto di ascolto per capire la situazione e il tentativo di sostenere le singole chiese locali nell’azione di catechesi. Un momento di grazia è stato l’incontro con il santo padre il 30 gennaio scorso – ricorda -. Quel discorso rappresenta un piccolo faro da cui intraprendere il cammino. Da lì abbiamo iniziato un percorso con i catechisti».

A questo punto è stato chiesto a monsignor Bulgarelli chi sia il catechista secondo Papa Francesco: «È colui che – risponde il responsabile dell’Ufficio catechistico nazionale – mette a servizio degli altri la memoria di Dio. Il Pontefice ricorda che si trasmette la fede in dialetto, cioè la lingua del cuore. Non posso dire a qualcuno come vivere perché non sarebbe recepito. Quello che possiamo fare è provare a camminare insieme nelle sfide che il quotidiano ci offre, sapendo che il Vangelo non è un’idea ma una vita incarnata. Questo non è il tempo di grandi progetti, ma è il tempo di tornare a vivere insieme, significa stare attenti a chi è solo e dimenticato. Diventa decisivo oggi farsi le domande giuste in questo tempo. Se ci dedichiamo all’ascolto, che già diventa una prima forma di annuncio, sono molto fiducioso che questa possa essere una stagione vivace e interessante».

Dunque le esperienze e gli insegnamenti emersi dal tempo di pandemia, hanno fatto da sfondo alla presentazione online delle linee guida per la catechesi dell’anno pastorale 2021-2022: «Un dato che ci ha sorpreso – afferma don Marco Gallo, direttore dell’Ufficio catechistico della diocesi di Saluzzo – è che circa un terzo dei catechisti si sono tirati indietro in un solo anno. Ma un altro dato che emerge è che da tutti proviene la volontà a non lasciarsi sfuggire l’opportunità. La leggerezza e la sobrietà sono caratteristiche del bello. È qualcosa che non vogliamo perdere. I piccoli gruppi ci hanno permesso di fare esperienze anche fuori dall’aula, la leggerezza di sperimentare il digitale».

Sulla famiglia e sul ruolo principale che ha avuto durante la prima fase della pandemia, si è poi soffermato Francesco Vanotti, direttore dell’Ufficio catechistico della diocesi di Como: «Le famiglie – osserva – sono state oggetto di tanto materiale, addirittura di compiti a casa. L’esperienza preziosa ci deve aiutare a comprendere come i genitori dei nostri ragazzi siano i primi educatori alla fede. Durante lo scorso anno ci si è fermati per riflettere, il primo dato è stata la ricerca delle relazioni».

In un videomessaggio, infine, il cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, ha aggiunto: «Dio ci parla attraverso le cose belle, ma anche attraverso le prove – ricorda -. Attraverso la pandemia riusciamo a cogliere un messaggio? Penso di sì. La catechesi, se vuole essere di avanguardia, deve avere parole di cura e sollievo e gioia».

Quindi ancora riflessioni su come la pandemia abbia cambiato le nostre vite: «Ci ha messo di fronte ai misteri per cui ci scopriamo tutti in ricerca – denota Alessandra Augelli, docente di pedagogia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza -. Prima della pandemia, eravamo convinti che riempire l’agenda di appuntamenti fosse un bene per arricchire la vita pastorale delle parrocchie. Dobbiamo ripartire dal coraggio per stare di fronte alle domande di senso. Il vuoto, la malattia, la morte. La cosa più bella è iniziare dalla ricerca che non va contro la credibilità dell’essere cristiano. Non dobbiamo aver paura di condividere la ricerca. Il catechista scopre alcune cose stando insieme. A volte il riempire tutto di programmi e contenuti fa prevalere la logica umana che si basa su saperi e quantità. Abbiamo bisogno dello Spirito Santo che ribalta le priorità e scompagina i piani».
Per la docente è dunque necessario un cambio di prospettiva: «Non camminare più per gli altri, ma camminare con gli altri – rilancia l’esperta, lanciando una provocazione ai catechisti -. Chiedetevi cosa state imparando di Dio mentre state con i ragazzi. Di solito adottiamo una logica risolutoria ai problemi, mentre nella logica riflessiva dobbiamo imparare a stare con le persone chiedendo cosa provano. La resilienza comunitaria è molto concreta, l’abbiamo sperimentata. Non dobbiamo mettere del tutto via quello che è stato fatto in passato, ma vanno rivisti i contenuti alla luce delle nuove consapevolezze date in tempo di pandemia».