“La prima cosa di cui c’è bisogno è una Chiesa che cammina insieme”
"Suscita una grave inquietudine – osserva il cardinale Bassetti - la prospettiva di un referendum per depenalizzare l’omicidio del consenziente. Non vi è espressione di compassione nell’aiutare a morire, ma il prevalere di una concezione antropologica e nichilista in cui non trovano più spazio né la speranza né le relazioni interpersonali. C’è una contraddizione stridente tra la mobilitazione solidale, che ha visto un Paese intero attivarsi contro un virus portatore di morte, e un’iniziativa che, a prescindere dalle intenzioni dei singoli firmatari della richiesta referendaria, propone una soluzione che rappresenta una sconfitta dell’umano. Chi soffre va accompagnato e aiutato a ritrovare ragioni di vita"
È partito dalla sua immagine di Chiesa, necessaria per rilanciarne il cammino, il presidente della Conferenza episcopale italiana – il cardinale Gualtiero Bassetti – che ieri ha introdotto i lavori del Consiglio episcopale permanente, i quali proseguiranno a Roma fino a domani: «La prima cosa di cui abbiamo bisogno – afferma – è una Chiesa che cammina insieme, che percorre le strade della vita con la fiaccola del Vangelo accesa. Non una Chiesa fortezza, dunque, ma una Chiesa che abita dentro la storia. Uscire, farsi prossimi, accogliere le domande e le attese della gente è l’antidoto contro l’autoreferenzialità. Dobbiamo immergerci nella vita reale per capire “quali sono i bisogni e le attese spirituali del nostro popolo” e “che cosa si aspetta dalla Chiesa”». Questi gli imperativi di Papa Francesco, a cui il porporato ha fatto riferimento per parlare anche della sua salute: «Lo abbiamo visto perfettamente ristabilito – egli stesso l’ha confermato – dopo l’intervento del 4 luglio scorso – constata il cardinale Bassetti -. Questo vogliamo fare con il Cammino sinodale, che ad ottobre entrerà nel vivo. Per la Chiesa che è in Italia si tratta di un’opportunità da cogliere con sapienza e con coraggio, per avviare processi di rinnovamento e disegnare orizzonti di speranza in un tempo ancora intriso d’incertezza e paura».
Quindi il presidente dei vescovi italiani si è soffermato sulla valutazione dell’attuale contesto italiano: «Uno sguardo – aggiunge – alla situazione sociale e civile del Paese, alla vigilia di una tornata elettorale che coinvolge milioni d’italiani, ci restituisce finalmente qualche segnale confortante, mentre continua la campagna vaccinale contro il Covid-19. È doveroso ringraziare le autorità e gli operatori che si spendono in questo senso e sottolineare il consenso dei cittadini, che non si sono sottratti a quello che il Papa ha definito un atto d’amore. Bisogna proseguire su questa strada che ci consente innanzitutto di salvare tante vite umane, specialmente tra le persone più fragili. Auspichiamo che tutto questo avvenga nel pieno rispetto della dignità della persona».
Quindi un riferimento al quadro economico al momento positivo: «Così come auspichiamo che sia presupposto di una ripresa da consolidare oltre la fase contingente – rilancia il cardinale -, sempre nella salvaguardia dei diritti dei lavoratori». Quindi Bassetti ha rivolto un monito: «La crescita economica non è un valore assoluto – ricorda -. Va declinata e giudicata secondo criteri di sostenibilità sociale e ambientale, come mette in evidenza anche il tema della prossima Settimana sociale, che vivremo tra poco meno di un mese a Taranto».
D’altra parte nell’ultimo biennio i danni sul fronte occupazionale non sono mancati: «Le ferite causate dalla pandemia nel tessuto economico-sociale del Paese sono ancora profonde – constata il cardinale Gualtiero Bassetti -. Basti pensare che rispetto a due anni fa, nonostante il recupero degli ultimi mesi, mancano all’appello ancora migliaia di posti di lavoro. Il nuovo Rapporto Caritas su povertà ed esclusione sociale conferma che quasi uno su tre dei nuovi poveri del 2020, si è rivolto ai Centri Caritas anche nel corso del 2021. Una rilevazione dal significato ambivalente. Da una parte, può essere indice dei primi effetti positivi della ripresa; dall’altra, mostra che ancora non si è tornati ai livelli pre-crisi in cui la povertà era, comunque, un’emergenza sociale».
Da qui la necessità di sfruttare pienamente l’attuale congiuntura positiva: «È fondamentale – sottolinea – che i benefici della crescita economica siano distribuiti in modo da ridurre – e non accrescere – le disuguaglianze che si sono approfondite a causa della pandemia. Allo stesso modo, non va perduta l’occasione storica di attribuire al nuovo assegno unico per i figli una dotazione finanziaria adeguata al compito strategico che questa misura è chiamata a svolgere. Per scaldarsi dal freddo dell’inverno demografico, infatti, serve un modello di sviluppo chiaro nei principi e negli indirizzi di fondo che sappia non solo farsi carico, ma armonizzare in un quadro organico le varie stagioni della vita».
Quindi un commento al recente referendum sulla depenalizzazione dell’omicidio del consenziente, che ha da poco fatto registrare la raccolta delle 500 mila firme minime per la sua indizione: «Suscita una grave inquietudine – osserva – la prospettiva di un referendum per depenalizzare l’omicidio del consenziente. Autorevoli giuristi hanno messo in evidenza serie problematiche di compatibilità costituzionale nel quesito, per il quale sono state raccolte le firme e nelle conseguenze che un’eventuale abrogazione determinerebbe nell’ordinamento. Senza voler entrare nelle importanti questioni giuridiche implicate, è necessario ribadire che non vi è espressione di compassione nell’aiutare a morire, ma il prevalere di una concezione antropologica e nichilista in cui non trovano più spazio né la speranza né le relazioni interpersonali. C’è una contraddizione stridente tra la mobilitazione solidale, che ha visto un Paese intero attivarsi contro un virus portatore di morte, e un’iniziativa che, a prescindere dalle intenzioni dei singoli firmatari della richiesta referendaria, propone una soluzione che rappresenta una sconfitta dell’umano. Chi soffre va accompagnato e aiutato a ritrovare ragioni di vita. Occorre chiedere l’applicazione della legge sulle cure palliative e la terapia del dolore».
Quindi, ricordando come la pandemia di Covid-19 stia segnando la vita dei popoli e della nazioni, il presidente della Cei ha espresso la sua preoccupazione per quanto accaduto in Afghanistan: «Benché essa sia già scomparsa dalle prime pagine dei mass media – denuncia -, non può essere dimenticata. Nel Paese mediorientale, assistiamo alle conseguenze di scelte che non hanno portato una pace e uno sviluppo stabili e duraturi, mentre la popolazione soffre pesanti forme di violenza, vendette e violazione dei diritti umani fondamentali, che hanno per vittime in particolare le donne e i minori. Ribadiamo l’appello alla comunità internazionale perché si faccia garante della pace e della dignità umana. A chi detiene il potere oggi a Kabul chiediamo senso di responsabilità, rispetto della persona umana e impegno a garantire l’accesso degli aiuti umanitari necessari a soccorrere la popolazione bisognosa. Rivolgiamo ancora una volta un pensiero fraterno alle comunità cristiane dell’area, assicurando la sollecitudine della Chiesa che è in Italia a partecipare ai programmi di sostegno in loco e di eventuale accoglienza dei profughi in accordo con le Istituzioni nazionali».
Non è mancato poi un riferimento al ventesimo anniversario dell’attentato alle Torri gemelle di New York: «Ha riproposto – sottolinea il cardinale Gualtiero Bassetti – il tema del terrorismo internazionale e quello strettamente correlato della convivenza pacifica tra le nazioni, le culture e le religioni». Quindi le conclusioni del porporato: «Oggi il nostro mondo – afferma – ha più che mai bisogno di dialogo, di rispetto, di reciproca accoglienza delle diversità che possono arricchire l’intera famiglia umana. In tal senso, il bacino del Mediterraneo può assumere un ruolo concreto e al contempo simbolico di avvicinamento e di reciproco supporto tra l’Europa, l’Africa e il Medio Oriente, per una pace che torni a germinare a partire da quella che per secoli ha costituito la culla dell’umanità. Le prospettive aperte dal Comitato che sta preparando l’Incontro del Mediterraneo, in programma a Firenze nei primi mesi del 2022, vanno proprio in questa direzione.