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Giuseppe Bollini e i giovani dell’Azione cattolica nella Resistenza

Un libro dello storico Giorgio Vecchio, pubblicato da «In Dialogo», racconta la storia di un ventenne che testimoniò con la fede il suo desiderio di libertà e giustizia. Come fu per molti altri giovani di Azione Cattolica in quei tragici mesi fra il 1943 e il 1945.

La prudenza è la virtù dello storico, del giornalista o di chiunque altro si accinga a ricostruire percorsi personali di vita. E lo storico Giorgio Vecchio sa essere prudente, davanti alla complessità dell’animo umano e delle vicende storiche, nel suo Vita e morte di un partigiano cristiano. Giuseppe Bollini e i giovani dell’Azione cattolica nella Resistenza (In Dialogo, 2015, pp.112). Questo libro ha lo scopo di far conoscere il «partigiano cristiano», Giuseppe Bollini, fucilato l’8 gennaio 1945 da alcuni fascisti, a soli 23 anni. Ma anche di raccontare le storie di molti giovani europei appartenenti al mondo cattolico, e, in particolare, all’Azione Cattolica, che presero parte, in modi diversi, alla Resistenza. Giorgio Vecchio è autore di vari studi sul ruolo del laicato cattolico italiano ai tempi della Resistenza.

Durante la lotta di Liberazione, in Italia, l’Azione Cattolica vide cadere 1279 soci e 202 assistenti, mentre furono insigniti di medaglia d’oro al valore ben 112 tra soci e assistenti. Le medaglie d’argento furono 384 e quelle di bronzo 358. Alcuni parteciparono alla resistenza armata, altri, invece, alle iniziative di sostegno agli sfollati, ai senzatetto, ai prigionieri o al salvataggio degli ebrei. Ciò si verificò in molti altri Paesi europei, com’è ampiamente descritto nella seconda parte del libro.

Tra i tanti resistenti riconducibili all’Azione Cattolica, l’autore considera esemplare la breve e tragica vita di Giuseppe Bollini, il giovane operaio e partigiano di Legnano la cui storia è ricostruita nella prima parte del libro. Leggiamo dall’Introduzione: «La singolarità della storia di Bollini dipende dal fatto che egli non compì eclatanti azioni in combattimento; non fece proclami solenni di fede politica; non rivestì cariche di rilievo. Era un ragazzo semplice, come decine di migliaia di altri. Tuttavia, posto di fronte al plotone di esecuzione, trovò la forza per morire con il massimo di dignità umana e di fede cristiana». Fu dunque in virtù del comportamento tenuto durante, e anche prima, l’esecuzione a morte, con il fucilando e i fucilatori che rispondono insieme alle preghiere recitate dal prete, che Giuseppe Bollini entrò nel martirologio della Resistenza come «partigiano cristiano» e il suo nome fu inserito nell’elenco dei caduti della «Valgrande Martire». Il giovane operaio giunse a quella testimonianza di fede grazie alla formazione spirituale ricevuta all’interno dell’oratorio legnanese Sant’Ambrogio, dove svolgeva il suo impegno di catechista, e nella GIAC, la Gioventù Italiana di Azione Cattolica. Da qui, la necessità di allargare l’orizzonte su alcune domande che sorgono spontanee, pensando alla vicenda di Bollini e, in genere, ai cosiddetti «partigiani cristiani». «Come giunsero alla scelta resistenziale – armata o disarmata che fosse – tanti laici e laiche di formazione cattolica? Come conciliarono i principi evangelici con l’uso delle armi?».

Se la prudenza è la virtù dello storico, Giorgio Vecchio è prudente perché risponde alle domande – come si legge nella Nota conclusiva – evitando ogni forma di «schematizzazione e di costruzione di realtà stereotipate». I «partigiani cristiani» non furono solo santi o solo peccatori né furono un po’ l’uno e un po’ l’altro. Per loro, Giorgio Vecchio scrive: «la scelta resistenziale e la morte arrivarono più in virtù di un anelito morale che di una coscienza politica». Che significa? Significa che molti giovani cattolici scelsero la via della montagna in maniera tormentata, ma irreversibile, per un solo motivo: «il non poter condividere, in coscienza, alcunché con i tedeschi e i fascisti».

Così davanti al plotone di esecuzione: «Signor Capitano, io vi saluto e vi ringrazio: io non ho rancore per nessuno. Perché ho avuto sempre questo ideale: di vedere la nostra povera patria liberata da tanti odii e da tanta guerra e veramente grande e libera»: parola di Giuseppe Bollini, associato all’Azione Cattolica, partigiano della «X Flaim», seppellito nel «Campo della Gloria» del cimitero di Legano ai primi di maggio del 1945.