Misericordia di Pescara: 26 nuovi confratelli “in aiuto del prossimo”
"Ai nuovi confratelli – ribadisce dall’altare il Governatore D’Angelo – va il benvenuto di tutta la Misericordia. Oggi si compie la fine di un percorso di arricchimento interiore e si apre una nuova strada, fatta di impegno, senso del dovere, senso di responsabilità, ma anche di fratellanza, solidarietà e vicinanza gli uni agli altri, esattamente come deve accadere all’interno di una grande famiglia
Si è svolto ieri, nel Santuario della Divina misericordia (chiesa del Sacro Cuore) a Pescara, il suggestivo e antico rito di vestizione di 26 nuovi confratelli della Misericordia di Pescara, che da ieri sono quindi membri effettivi della nota associazione di volontariato che opera in città dal 1988: Elisabetta Antognozzi, Luca Benerecetti, Franco Capozucco, Gina Caprarese, Eliseo Ciancetta, Valeria Coppa, Michele Costantini, Simona D’Alessandro, Sibilla D’Arcangelo, Marika De Ritis, Giancarlo D’Ettorre, Lauda Di Nardo, Federico Di Tieri, Elio Ferzetti, Federica Ferzetti, Daniela Florindi, Mirella Giancaterino, Riccardo Marcucci, Gianluca Martella, Cecilia Marzovilla, Cristian Miscia, Simona Palma, Simona Pranzitelli, Silvia Rosini, Emanuela Santilli, Stefania Toppi.
A coordinare il rito è stata la governatrice della Misericordia di Pescara Cristina D’Angelo, unitamente al direttivo: «Per la Misericordia di Pescara – premette – si è rinnovato un rito di grande valore spirituale, ovvero il momento in cui i nostri volontari professionalmente formati, dopo un lungo percorso di lavoro, di sacrificio, di riflessione, di approfondimento e anche di conoscenza, soprattutto di crescita interiore dell’essere volontario, che è una scelta importante, diventano ‘confratelli’, un passaggio segnato dal dono della ‘buffa’, la tipica veste nera carica di otto secoli di storia. Nera come simbolo di penitenza e sacrificio, dotata di una corona del Rosario, quale cintura, simbolo di devozione alla Madonna, e con il cappuccio, simbolo di assoluto anonimato. Occorre infatti ricordare che la Misericordia è stata costituita nel 1244 da alcuni uomini di fede che si riunirono per prestare aiuto e sostegno al prossimo, su iniziativa di San Pietro Martire, dunque la Misericordia è un’Associazione dichiaratamente cattolica. La vestizione segna di fatto l’ingresso dell’aspirante in seno alla grande famiglia dei confratelli che offrono il servizio di carità per la propria anima, per questo l’acquisizione della nuova identità richiede un’adeguata preparazione che dia piena consapevolezza dei doveri che comporta».
La cerimonia si è svolta all’interno della santa messa, presieduta dal parroco dell’unità pastorale San Pietro-Sacro Cuore monsignor Vincenzo Amadio: «Ha un grande significato aver svolto la cerimonia della vestizione della Misericordia nel giorno dell’anno dedicato alla Divina Misericordia e nel Santuario a essa dedicata – sottolinea monsignor Amadio nell’omelia -. La Misericordia ha per propria missione quella di sostenere le persone malate, di aiutare il vostro prossimo, di offrire il vostro sostegno, di essere di supporto nei confronti di chi soffre. Non pensate mai alla Misericordia come un trampolino per ambire a posizioni di prestigio, e quando mai questo pensiero possa sfiorarvi, indossate subito il vostro cappuccio per ricordare il vostro dovere all’anonimato perché il bene si offre, appunto, anonimamente».
Ha concelebrato la messa il correttore spirituale della Misericordia di Pescara don Remo Chioditti il quale, dopo che gli aspiranti confratelli sono entrati in chiesa in processione – aperta dal labaro della Misericordia – accompagnati da un padrino o madrina, ha dapprima pronunciato i 26 nomi degli aspiranti: «Oggi assumete un impegno chiaro e rigoroso – ricordato don Remo Chioditti, aprendo la cerimonia religiosa -, ossia quello di essere compartecipi della costruzione del regno di Dio in mezzo agli uomini. La vestizione odierna è il segno di quel percorso di crescita che avete affrontato negli ultimi mesi e che oggi raggiunge un nuovo traguardo, e può dirsi positivamente e spiritualmente terminato. La “buffa” è il segno di appartenenza e di una vocazione chiara e dichiarata».
Dopo la ripetizione delle promesse di rito, monsignor Vincenzo Amadio ha benedetto le 26 buffe, che i padrini e le madrine hanno poi fatto indossare ai nuovi confratelli, i quali hanno dovuto recitare la consacrazione a Maria Santissima Madre di Misericordia. Infine, è stata la stessa governatrice D’Angelo a leggere la preghiera del volontario: «Ai nuovi confratelli – conclude dall’altare il Governatore D’Angelo – va il benvenuto di tutta la Misericordia. Oggi si compie la fine di un percorso di arricchimento interiore e si apre una nuova strada, fatta di impegno, senso del dovere, senso di responsabilità, ma anche di fratellanza, solidarietà e vicinanza gli uni agli altri, esattamente come deve accadere all’interno di una grande famiglia».