Ipocrisia: “È il pericolo più grave, che può rovinare le realtà più sacre”
"Con Gesù – ricorda il Papa - la possibilità di ricominciare c’è sempre. Mai è troppo tardi, sempre c’è la possibilità di ricominciare. Abbiate coraggio, Lui è vicino a noi e questo è un tempo di conversione. Ognuno può pensare “Ho questa situazione dentro, questo problema che mi fa vergognare…”. Ma Gesù è accanto a te, ricomincia, sempre c’è la possibilità di fare un passo in più. Egli ci aspetta e non si stanca mai di noi. Mai si stanca!"
Nell’Angelus odierno della seconda domenica di Avvento, Papa Francesco ha ricordato come il Vangelo al centro della liturgia ci presenti la figura di Giovanni Battista: «Il testo – osserva il Papa – dice che “portava un vestito di peli di cammello”, che il “suo cibo erano locuste e miele selvatico” (Mt 3,4) e che invitava tutti alla conversione: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!» (v. 2). Predicava la vicinanza del Regno. Insomma un uomo austero e radicale, che a prima vista può apparirci un po’ duro e incutere un certo timore. Ma allora ci chiediamo: perché la Chiesa lo propone ogni anno come principale compagno di viaggio durante questo tempo di Avvento? Cosa si nasconde dietro la sua severità, dietro la sua apparente durezza? Qual è il segreto di Giovanni? Qual è il messaggio che la Chiesa ci dà oggi con Giovanni? In realtà il Battista, più che un uomo duro, è un uomo allergico alla doppiezza. Ad esempio, quando si avvicinano a lui farisei e sadducei, noti per la loro ipocrisia, la sua “reazione allergica” è molto forte! Alcuni di loro, infatti, probabilmente andavano da lui per curiosità o per opportunismo, perché Giovanni era diventato molto popolare. Quei farisei e sadducei si sentivano a posto e, di fronte all’appello sferzante del Battista, si giustificavano dicendo: “Abbiamo Abramo per padre” (v. 9). Così, tra doppiezze e presunzione, non coglievano l’occasione di grazia, l’opportunità di cominciare una vita nuova; erano chiusi nella presunzione di essere giusti. Perciò Giovanni dice loro: “Fate frutti degni di conversione” (v. 8). È un grido di amore, come quello di un padre che vede il figlio rovinarsi e gli dice: “Non buttare via la tua vita!”».
Da qui l’insegnamento che arriva a noi: «In effetti, cari fratelli e sorelle – ammonisce il Pontefice -, l’ipocrisia è il pericolo più grave, perché può rovinare anche le realtà più sacre. L’ipocrisia è un pericolo grave! Per questo il Battista – come poi anche Gesù – è duro con gli ipocriti. Possiamo leggere per esempio il capitolo 23 di Matteo, dove Gesù parla agli ipocriti del tempo, così forte! E perché fa così il Battista e anche Gesù? Per scuoterli. Invece quelli che si sentivano peccatori «accorrevano a lui e, confessando i loro peccati, si facevano battezzare» (v. 5). È così: per accogliere Dio non importa la bravura, ma l’umiltà. Questa è la strada per accogliere Dio, non la bravura: “siamo forti, siamo un popolo grande…”, no, l’umiltà: “sono un peccatore”; ma non in astratto, no, “per questo, questo, questo”, ognuno di noi deve confessare, prima di tutto a sé stesso, i propri peccati, le proprie mancanze, le proprie ipocrisie; bisogna scendere dal piedistallo e immergersi nell’acqua del pentimento».
A detta di Papa Bergoglio, dunque, le “reazioni allergiche” di Giovanni ci fanno riflettere: «Non siamo anche noi a volte un po’ come quei farisei? – interroga il Santo Padre -. Magari guardiamo gli altri dall’alto in basso, pensando di essere migliori di loro, di tenere in mano la nostra vita, di non aver bisogno ogni giorno di Dio, della Chiesa, dei fratelli. Dimentichiamo che soltanto in un caso è lecito guardare un altro dall’alto in basso: quando è necessario aiutarlo a sollevarsi; l’unico caso, gli altri non sono leciti. L’Avvento è un tempo di grazia per toglierci le nostre maschere – ognuno di noi ne ha – e metterci in coda con gli umili; per liberarci dalla presunzione di crederci autosufficienti, per andare a confessare i nostri peccati, quelli nascosti, e accogliere il perdono di Dio, per chiedere scusa a chi abbiamo offeso. Così comincia una vita nuova. E la via è una sola, quella dell’umiltà: purificarci dal senso di superiorità, dal formalismo e dall’ipocrisia, per vedere negli altri dei fratelli e delle sorelle, dei peccatori come noi, e in Gesù vedere il Salvatore che viene per noi – non per gli altri, per noi – così come siamo, con le nostre povertà, miserie e difetti, soprattutto con il nostro bisogno di essere rialzati, perdonati e salvati».
In conclusione, prima di recitare l’Angelus, Papa Francesco ha rivolto ancora una raccomandazione ai fedeli: «Con Gesù – ricorda il Papa – la possibilità di ricominciare c’è sempre. Mai è troppo tardi, sempre c’è la possibilità di ricominciare. Abbiate coraggio, Lui è vicino a noi e questo è un tempo di conversione. Ognuno può pensare “Ho questa situazione dentro, questo problema che mi fa vergognare…”. Ma Gesù è accanto a te, ricomincia, sempre c’è la possibilità di fare un passo in più. Egli ci aspetta e non si stanca mai di noi. Mai si stanca! E noi siamo noiosi, ma mai si stanca. Ascoltiamo l’appello di Giovanni Battista di tornare a Dio e non lasciamo passare questo Avvento come i giorni del calendario, perché questo è un tempo di grazia, di grazia anche per noi, adesso, qui! Maria, l’umile serva del Signore, ci aiuti a incontrare Lui e i fratelli sulla via dell’umiltà, che è l’unica che ci farà andare avanti».
Dopo la preghiera e aver salutato i fedeli in piazza San Pietro, il Papa ha dato l’appuntamento a giovedì 8 dicembre, solennità dell’Immacolata concezione: «Alla sua intercessione – conclude – affidiamo la nostra preghiera per la pace, specialmente per il martoriato popolo ucraino».