Ultime notizie

“La Chiesa non vive la comunione, nonostante sia il suo fondamento”

"Questa sera - sottolinea l'arcivescovo Valentinetti - abbiamo scelto di lavare i piedi e dei bambini per ricostituirli nella loro dignità, per ricostruirli nel rispetto dell'infanzia molto spesso non considerata e, qualche volta, anche violata. E allora il gesto che stiamo per compiere, vuole essere proprio un gesto di riconciliazione e di comunione, ma umanissimo proprio perché dalla fanciullezza, dall'essere bambini, c'è la possibilità poi di crescere nella verità, nella giustizia, nell'amore, nella pace, nella serenità"

Lo ha affermato ieri sera l’arcivescovo Valentinetti, presiedendo la messa in Coena Domini nella Cattedrale di San Cetteo

L'arcivescovo Valentinetti pronuncia l'omelia della Messa in Coena domini
Mons. Valentinetti ripete la lavanda dei piedi sugli scout

Dopo la presentazione degli olii santi e del sacro crisma, ieri sera – nella Cattedrale di San Cetteo – l’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti ha aperto le celebrazioni del triduo pasquale presiedendo la messa in Coena Domini – in memoria dell’ultima cena di Gesù -, ripetendo il suggestivo rito della lavanda di piedi su 12 bambini6 scout e 6 chierichetti con una volontà ben precisa: «Come vedete – introduce il presule – questa sera abbiamo scelto di lavare i piedi e dei bambini per ricostituirli nella loro dignità, per ricostruirli nel rispetto dell’infanzia molto spesso non considerata e, qualche volta, anche violata. E allora il gesto che stiamo per compiere, vuole essere proprio un gesto di riconciliazione e di comunione, ma umanissimo proprio perché dalla fanciullezza, dall’essere bambini, c’è la possibilità poi di crescere nella verità, nella giustizia, nell’amore, nella pace, nella serenità».

Successivamente, nell’omelia, l’arcivescovo Valentinetti ha approfondito l’episodio biblico dell’ultima cena – tratto dal Vangelo di Giovanni – incentrando la riflessione sul fondamentale concetto di comunione: «Ci potremmo meravigliare – premette il presule -, perché nel Vangelo che è stato proclamato non abbiamo ascoltato il racconto dell’istituzione dell’Eucarestia. Lo abbiamo ascoltato nella seconda lettura, ma sulla parola di San Paolo che lui stesso ha ricevuto dagli altri apostoli “Io ho ricevuto dal Signore quella quello che mi ha a mia volta vi ho trasmesso”. In realtà, l’evangelista Giovanni non racconta per nulla l’istituzione dell’Eucarestia e al suo posto, racconta questo episodio della lavanda dei piedi che gli altri evangelisti non raccontano. E lo fa a circa settant’anni dalla morte di Gesù, perché Giovanni scrive verso la fine del primo secolo, per voler dare un significato maggiore a quella Eucarestia e, se volete, anche per dare un richiamo forte alla comunità cristiana perché viva il vero spirito dell’Eucarestia, cioè la comunione. , perché il gesto della lavanda dei piedi fondamentalmente ci richiama alla comunione, all’unione comune degli spiriti, delle anime, delle persone che vivono la stessa fede e che vivono la stessa esperienza di Chiesa e di comunità. Questo è ciò che l’evangelista Giovanni vuole sottolineare in maniera precipua».

Tanti i partecipanti alla Messa in Coena Domini

Fatta questa precisazione contestuale, l’arcivescovo di Pescara-Penne ha analizzato l’episodio biblico della lavanda dei piedi in tutta la sua bellezza e intensità: «Gesù – denota monsignor Valentinetti -, nel momento in cui sta per soffrire la Passione, e nel momento in cui dirà “Prendete e mangiate, questo è il mio corpo, prendete e bevete, questo è il mio sangue” fa il gesto degli schiavi, il gesto dell’ultimo posto. Si cinge un asciugatoio, un gesto che fra poco ripeterò anch’io nei confronti di questi fanciulli che sono qui alla mia destra e alla mia sinistra, e lava i piedi ai suoi discepoli. C’è qualcuno che non capisce. E chi è? È Pietro, che addirittura dice “Non mi laverai mai”. E Gesù gli dice, “Ma se io non ti laverò, tu non avrai parte con me”. La comunione passa attraverso il servizio, la comunione passa attraverso la carità. Se tu rifiuti di farti lavare i piedi, vuol dire che rifiuti la comunione, vuol dire che rifiuti la carità. E attenzione, il testo dice molto chiaramente che la comunione può essere sconosciuta, misconosciuta, contraddetta. E chi contraddice la comunione? Giuda. Quando il demonio aveva messo già in cuore a Giuda Iscariota di tradirlo, ecco il misconoscimento della comunione, il misconoscimento enigmatico della comunione, di chi aveva seguito Gesù attraverso la Samaria fino alla Giudea e dello stesso Pietro, che in quella circostanza capirà che sì era una roccia, ma in realtà era un povero fuscello, “Non lo conosco, non lo conosco, non lo conosco”. Fratelli e sorelle, il Signore Gesù – alla fine del testo – dice “Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi”. E l’esempio è costitutivo della comunione, l’amore fraterno. Gesù, addirittura, non dice “Amatevi come io ho amato voi”? , ma non dice “Amate me”, ma dice “Amatevi tra voi, perché se vi amate tra voi, allora io sarò in mezzo a voi e voi amerete anche me”».

L’arcivescovo Valentinetti trasferisce il Santissimo Sacramento

A tal proposito, monsignor Valentinetti ha fatto un paragone con la nostra vita attuale: «E io qui capisco che la nostra storia – constata l’arcivescovo -, la nostra vita, può essere contraddetta dalla discomunione. Quante volte ci sono invidia, gelosia, permalosità, calunnia, disprezzo, incomprensioni, mancanza di perdono, mancanza di pace, mancanza di verità. Sono tutte parole simili a quelle di Pietro “Non mi laverai i piedi”. Rifiutiamo di farci lavare i piedi, rifiutiamo l’esperienza della comunione. Quell’esperienza che Papa Francesco ha messo come primo tema di questo percorso sinodale che dobbiamo percorrere, “Comunione, partecipazione e missione”. E se c’è una cosa che oggi la Chiesa purtroppo non vive, io sono molto sincero, lo sapete, non ho peli sulla lingua, è purtroppo la comunione. Molto spesso si mette in discussione la parola del Papa, qualche volta si mettono in discussione pure le parole dei vescovi. Vabbè, pazienza, noi forse siamo le ultime ruote del carro. Ma la parola della Chiesa non può essere messa in discussione. Non è il primo che si alza la mattina che pensa di dire cose che possono venire chissà da dove, che può dire che questa è la verità. La comunione è il fondamento della nostra vita di fede, è il fondamento della Chiesa, è il fondamento nella notte in cui Gesù fu tradito, in cui Gesù fu rinnegato attraverso questo pane e questo vino che diventano il suo corpo e il suo sangue e che, spezzato e versato, fanno di noi una sola comunione».

Da qui l’auspicio di monsignor Tommaso Valentinetti, guardando al futuro: «Ci aiuti lo Spirito Santo – afferma il presule -, aiuti soprattutto questi bambini che questa sera sono così numerosi, ci sono anche i bambini che devono fare la prima comunione presto, perché crescano con questo spirito bello dentro il cuore, che si vogliano bene. Che non seguano, qualche volta, gli esempi cattivi di qualche adulto il quale dice che quando qualcuno viene offeso, deve rioffendere. No bambini, non fate così. Il Signore Gesù ci dice che dobbiamo volerci bene, che dobbiamo amare, che dobbiamo perdonare, che dobbiamo avere il coraggio di fraternità e di pace».

La deposizione del Santissimo Sacramento sull’altare della reposizione (Foto: Massimiliano Spiriticchio)

E l’arcivescovo Valentinetti, sempre guardando ai bambini, ha espresso un’altra accorata preghiera: «Questa sera – conclude l’arcivescovo di Pescara-Penne -, faccio questo gesto nei confronti di questi bambini anche per un altro motivo. Che il Signore mandi operai nella sua messe, volesse il cielo! Anch’io, quando ero bambino, un Giovedì santo ho ricevuto la lavanda dei piedi. Non è stato allora, ma quell’episodio ha contribuito a farmi cominciare questo percorso che poi mi ha portato fin qui. Che lo Spirito Santo illumini anche qualcuno di questi bambini, non solo loro, ma anche gli altri che sono qui in chiesa, perché qualcuno sappia rispondere al Signore che sempre chiama. Amen». Al termine della liturgia eucaristica, l’arcivescovo Valentinetti ha quindi deposto il Santissimo Sacramento nel tabernacolo presso l’altare della reposizione.

About Davide De Amicis (4359 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
Contact: Website