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“Immedesimiamoci in Gesù per mostrare il Padre a questa generazione”

"Solo Gesù - precisa l'arcivescovo Valentinetti - ci ha raccontato Dio e i santi, nella loro vita, ci continuano a raccontare Dio Il nostro cristianesimo quale deve essere? Dev’essere un cristianesimo che si immedesima sempre di più in Gesù, nel perdono, nella pace, nell'amore, nella carità, nell'attenzione ai poveri, ai malati, agli ultimi, nella richiesta della ricerca della giustizia, della verità"

Lo ha affermato l’arcivescovo Valentinetti, nella messa presieduta in onore di San Massimo levita, patrono di Penne

L'arcivescovo Valentinetti pronuncia l'omelia della messa in onore di San Massimo levita

È stata molto partecipata, domenica 7 maggio, la messa in onore di San Massimo levitapatrono di Penne e compatrono dell’Arcidiocesi di Pescara-Pennepresieduta dall’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti in una chiesa dell’Annunziata gremita.

I fedeli nella chiesa dell’Annunziata

E l’omelia del presule è stata proprio dedicata alla vita dei santi: «Onorare i santi, affidarci alla loro intercessione – osserva il presule -, ci riporta con la mente sempre a farci una grande domanda. Chi hanno seguito questi santi? Quale intercessione noi chiediamo? L’intercessione è presso il Signore, presso Dio. Ma, specialmente in questi tempi, il concetto di Dio viene messo in discussione. Molti si dicono non credenti e la stessa Parola di Dio sembrerebbe quasi essere confusa con una realtà evanescente. D’altra parte, sappiamo bene che noi lo chiamiamo Dio come cristiani. Gli ebrei lo chiamano Javhè, anzi non lo nominano nemmeno al posto di Jahvè, dicono Elohim. Ma il nome è Javhè. I musulmani lo chiamano Allah. Ma chi è Dio? Qual è la definizione di Dio e perché i santi hanno creduto in Lui? I più vecchi, qui in mezzo, hanno studiato il catechismo di San Pio X. Nel catechismo di San Pio X c’era una primissima domandina, che recitava così “Chi è Dio?” E la risposta era “Dio è l’Essere perfettissimo, Creatore e Signore del cielo e della terra”, da imparare a memoria da bambini. Intanto il concetto di “essere” è una parola! Implica delle concezioni filosofiche non indifferente. Il concetto di un essere perfettissimo in cui non c’è assolutamente nessuna mancanza. Poi il concetto di creatore che ha fatto tutte le cose. E poi il concetto di Signore. Ecco, resta la formula di fede che noi c’è, cioè che noi professiamo “Credete in Dio, Padre onnipotente, Creatore e Signore del cielo, dona terra?” e noi rispondiamo “Credo”. Però la formula in quanto tale, oggi, non attira. Non è attirante, ma forse, molto probabilmente, alla luce della pagina del Vangelo che abbiamo ascoltato (Gv 14,1-12), era un’idea che anche gli ebrei avevano di una divinità e che gli apostoli stessi ricercavano. Ma Gesù dice, ad un certo punto, l’avete ascoltato, “Io vado a prepararvi un posto, io vado a prepararvi una dimora e abbiate fede”. Attenzione, dice “Abbiate fede in Dio”. Però poi, immediatamente, aggiunge “Abbiate fede anche in me”. Allora la domanda di Tommaso “Signore, non sappiamo dove vai, come possiamo conoscere la via?” è più che giustificata. “Vai a preparare un posto, dici di avere amici che dobbiamo avere fede in Dio e in te, ma tu dove vai?” Gesù dà quella risposta significativa “La verità, la via, la vita sono Io”. Cioè, fa il riassunto di tutta la dimensione universale di questo Dio e dice, “Sono io”. Sapete quando è usata questa parola “Sono io” nella Bibbia? La prima volta quando Dio appare a Mosè nel roveto ardente e questo si brucia, ma non si consuma. E Lui dice, “Io sono colui che sono. Sono io”. Allora capite bene l’identificazione di Gesù con la realtà della divinità. A questo punto Gesù continua dicendo, “Se conoscete me, conoscerete anche il Padre”. Filippo, ancora più pragmatico di Tommaso, “Mostraci il Padre e ci basta”. E la risposta “Da tanto tempo sei con me e non mi hai conosciuto, Filippo. Chi ha visto me ha visto il Padre”».

La processione dell’effige di San Massimo levita

Questa, a detta dell’arcivescovo Valentinetti, è la risposta alla domanda “Chi è Dio”: «Dio – precisa – è Gesù, che nella sua umanità rivela il Padre. Ecco la risposta oggi a coloro che chiedono chi è Dio o che pensano che Dio sia un essere indefinito astratto. No, no. Dio è Gesù e, guardate, la Chiesa ha dovuto combattere fortemente, fin dai primi secoli, per definire Gesù vero Dio e vero uomo. Perché alcuni dicevano “No, è solo Dio”, altri dicevano “No, è solo uomo”. Non è vero! È attraverso quella umanità che Gesù rivela Dio. Come? Avvicinandosi ai malati, curandoli, guarendoli. Avvicinandosi ai poveri, avvicinandosi ai peccatori. Usando parole di misericordia, parole d’amore, parole di bontà. Ecco l’umanità di Gesù che spiega chi è Dio Padre. Ultimamente ho sentito delle bestemmie gravi. “La pandemia è venuta per punizione di Dio”. È una bestemmia. “La guerra si sta combattendo per punizione di Dio”. “I terremoti accadono per punizione di Dio”. Se sentite queste parole, a chi ve le dice, dite “Tu stai bestemmiando”. Perché Dio non può volere il male, può solo volere il bene e l’umanità e l’amore di Gesù ci hanno spiegato questo amore di Dio. Anche perché Dio nessuno l’ha mai visto. Mosè nemmeno l’ha visto, nemmeno Elia l’ha visto. Si era nascosto dentro una caverna, perché doveva vedere Dio che passava. Dio passa, mette la mano sulla porta della caverna e se vede qualche cosa, vede le spalle di Dio, non lo vede faccia a faccia. Ma il Figlio unigenito (il Vangelo di San Giovanni), che è rivolto nel seno del Padre, Lui ce ne ha fatto la spiegazione. Ecco chi sono i santi, coloro che si sono talmente immedesimati nella vita di Gesù, che continuano a spiegarci Dio con la loro vita, con la loro esperienza. Faccio una battuta… Se qualcuno dice che ha visto Dio, chiamate subito il 118 perché vuol dire che c’è qualcosa che non funziona. Solo Gesù ci ha raccontato Dio e i santi, nella loro vita, ci continuano a raccontare Dio».

Da qui la domanda dell’arcivescovo di Pescara-Penne: «E allora, cari fratelli, care sorelle – rilancia -, il nostro cristianesimo quale deve essere? Dev’essere un cristianesimo che si immedesima sempre di più in Gesù, nel perdono, nella pace, nell’amore, nella carità, nell’attenzione ai poveri, ai malati, agli ultimi, nella richiesta della ricerca della giustizia, della verità. Ecco, immedesimarsi in Gesù perché, immedesimandoci in Lui, possiamo anche noi essere coloro che mostrano il Padre a questa generazione. E quanto ce ne sarebbe bisogno che, come cristiani, potessimo incarnare questa verità. Che il Signore ci conceda di camminare in questa fede, anche per l’intercessione di San Massimo, amen».

Il sindaco Petrucci consegna la targa celebrativa a don Venanzio Marrone

Al termine della santa messa, il sindaco di Penne Gilberto Petrucci ha voluto rivolgere un messaggio di ringraziamento al parroco di San Massimiliano Kolbe don Venanzio Marrone, che concelebrava l’Eucaristia insieme al parroco di Penne centro don Andrea Di Michele, il quale domenica 14 maggio celebrerà i 50 anni di ordinazione sacerdotale: «Per me è un momento di forte emozione – afferma il primo cittadino pennese – festeggiare con voi i 50 anni di sacerdozio di don Venanzio, da sindaco della città di Penne e soprattutto da fedele della parrocchia di San Massimiliano Kolbe, per osservare come don Venanzio sia un punto di riferimento per la comunità religiosa pennese. Insieme a don Armando Salerni, don Gabriele Maiani e don Antonio Palmucci, erano i componenti di una squadra di sacerdoti che hanno costruito e formato intere generazioni di pennesi. Con don Venanzio, io personalmente, ho trascorso gli anni più belli della mia infanzia. È sempre stato un sacerdote esigente e determinato, uno studioso e soprattutto un attento osservatore dei cambiamenti della Chiesa. A lui dobbiamo la crescita della parrocchia di San Massimiliano Kolbe e la costruzione della nuova chiesa, il Centro di bioetica e il dinamismo giovanile, con la promozione di tante iniziative alimentate giorno dopo giorno, con sorrisi e tanto divertimento. E io ne sono un testimone oculare. Non solo. È stato un giovanissimo parroco a Roccafinadamo, all’epoca una delle frazioni più popolose della città di Penne, e oggi a San Pellegrino dov’è accolto con tanto affetto. Don Venanzio, ti do del tu, ti ringraziamo per i tuoi insegnamenti e per tutto quello che hai fatto e continuerai a fare per la nostra comunità. Che il Signore ti illumini sempre. E l’amministrazione comunale, che oggi rappresento, ha voluto donarti un piccolo riconoscimento, mirato a cristallizzare questo importante traguardo. Perché per noi sei un punto di riferimento. Grazie don Venanzio». Quindi si è svolta la processione dell’effige di San Massimo levita tra le vie del centro storico di Penne.

About Davide De Amicis (4359 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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