“Il mondo ha bisogno di pace, che si attua dialogando”
"Bisogna avere sentimenti che bandiscano l'odio, la violenza, il pregiudizio e il razzismo - afferma don Achille -. Non sono veicoli di pace. Tutti possiamo contribuire in questo. Se abbiamo una visione più aperta, senza pregiudizi, noi già cominciamo a costruire la pace"
Si è aperta ieri la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, dal tema “Amerai il Signore tuo Dio e il tuo prossimo come te stesso” (Luca 10,27), la quale terminerà giovedì 25 gennaio prossimo. Un appuntamento che nella Chiesa di Pescara-Penne verrà vissuto alla luce di una riflessione sulla pace, visto il contesto storico, sociale e politico caratterizzato dai tanti conflitti esplosi alle porte dell’Europa, con un dialogo e confronto tra religioni intitolato “Faccia a faccia” che avrà luogo stasera alle 18.30 nella Biblioteca diocesana “Carlo Maria Martini”, in piazza Spirito Santo 5 a Pescara. Intanto abbiamo voluto riflettere sul valore della pace, veicolato attraverso il dialogo ecumenico, con il direttore dell’Ufficio diocesano per l’Ecumenismo e il dialogo interreligioso don Achille Villanucci.
La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani è un appuntamento universale e dunque, per riflettere, si è scelto un tema universale qual è quello della pace, sentitissimo anche a livello locale. D’altra parte, alle nostre porte ci sono diversi venti di guerra, diversi conflitti tra Israele e Palestina e tra Russia e Ucraina. È una situazione davvero difficile e da qui giunge questo appello per la pace, che vuole arrivare da più voci, anche da più religioni, anche qui da Pescara, dalla Chiesa di Pescara-Penne…
«Penso che sia molto significativo questo. Noi non viviamo al di fuori della società, al suo interno siamo il più possibile integrati. Il mondo ha bisogno di pace e la pace si attua anche dialogando, anche riflettendo. Quali sono le rispettive radici religiose? Cosa propongono i testi sacri o dell’uno o dell’altro. Questo è molto importante approfondirlo. La pace si crea anche confrontandoci, anche dialogando».
Una pace che può partire anche dal nostro quotidiano, dai piccoli gesti. Ecco cosa può fare la gente, il fedele comune, per favorire e promuovere la pace, partendo dalla partecipazione a questo incontro diocesano, ma anche attraverso i propri gesti quotidiani…
«Innanzitutto bisogna avere sentimenti che bandiscano l’odio, la violenza, il pregiudizio e il razzismo. Non sono veicoli di pace. Tutti possiamo contribuire in questo. Se abbiamo una visione più aperta, senza pregiudizi, noi già cominciamo a costruire la pace. Poi ci sono tante occasioni nella vita e ognuno può valorizzarle per essere più fraterno, per essere più costruttore di pace».
Non è stato facile riprendere il cammino ecumenico dopo la pausa forzata imposta dalla pandemia di Covid-19, è stato un periodo molto complesso per tutti. Come sta andando il cammino ecumenico, il rapporto con le varie fedi, a Pescara e in diocesi?
«A Pescara va bene, nel senso che abbiamo rapporto di amicizia con le Chiese storiche, quella ortodossa, evangelica, metodista e valdesi, che sono presenti in diocesi. I rapporti sono sempre improntati sul dialogo, sulla stima reciproca, direi sulla fraternità».
Dunque, il cammino prosegue. Quali sono gli auspici per il futuro, verso quale direzione far protendere il cammino ecumenico e il dialogo interreligioso?
«Sono obiettivi distinti perché l’aspirazione è di poter celebrare, un domani, l’Eucaristia tutti insieme in ambito cristiano. Con i fratelli appartenenti ad altre fedi religiose, invece, è tutto un incentrato sul valore della fraternità. Ovvero, a livello umano, sentirci fratelli come ci ha ricordato Papa Francesco nell’enciclica “Fratelli tutti”».