“Facciamo una scelta di campo: se vogliamo la pace, prepariamola”
"Per chi tifiamo? - s'interroga l'arcivescovo Valentinetti -. Per i poteri forti che usano la violenza o vogliamo essere dalla parte dei non violenti? Vogliamo essere dalla parte di chi non ha potere per usare le armi, per usare la forza? È, ancora una volta, una scelta di campo, ma è una scelta che il Vangelo ci chiede, è una scelta che Gesù ci chiede. Lui non si sottrae alla sofferenza e alla morte
Anche la Chiesa di Pescara-Penne, attraverso la santa messa della Domenica delle palme presieduta ieri mattina dall’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti nella Cattedrale di San Cetteo a Pescara, è entrata nella Settimana santa. La celebrazione eucaristica è come sempre iniziata all’esterno con la benedizione impartita dal presule ai rami d’ulivo alzati in alto dai tanti fedeli partecipanti. Quindi la proclamazione del Vangelo che racconta l’ingresso di Gesù a Gerusalemme (Mc 11,1-10), rievocato dall’ingresso dei celebranti all’interno della Cattedrale, muniti dei tradizioni parmureli (palme intrecciate).
Dopo la lettura della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo, tratta dal Vangelo secondo Marco (14, 1- 15, 47), l’arcivescovo Valentinetti ha pronunciato l’omelia in gran parte dedicata all’attualissimo tema della pace: «L’ascolto della Passione del Signore – esordisce l’arcivescovo – ci fa ripercorrere una storia d’amore. La donna che unge il corpo di Gesù ebbe una storia di tradimento, di rinnegamento, di ferocia. Una storia di condivisione, l’Eucaristia. Ma questa mattina un pensiero lo vorrei dedicare a quella lettura del Vangelo, che è stata fatta fuori dalla porta della Chiesa, la quale narra l’ingresso di Gesù a Gerusalemme. Gesù è acclamato Messia, sale su un puledro d’asina, gesto regale che i re facevano quando entravano in Gerusalemme. Gesto regale, profetico. I profeti camminavano su un animale, così come Gesù. E la folla osannava “Osanna al Figlio di Davide, benedetto colui che viene nel nome del Signore”. Ma alla fine di questo ingresso, Gesù avrebbe potuto aizzare la folla, avrebbe potuto acquistare un potere. La folla lo seguiva, lo acclamava re. Arriva nel tempio di Gerusalemme e si ferma. Gesù non è il re del potere, non è il re della forza. Gesù è il re della pace, che rischia fino in fondo tutta la sua vita e tutta la sua esistenza pur di conservare la pace».
Da qui lo spunto di riflessione per il tempo difficile che stiamo vivendo attualmente: «Come cristiani, cari fratelli, care sorelle – esorta l’arcivescovo di Pescara-Penne -, siamo chiamati anche noi a fare una scelta di campo. Per chi tifiamo? Per i poteri forti che usano la violenza o vogliamo essere dalla parte dei non violenti? Vogliamo essere dalla parte di chi non ha potere per usare le armi, per usare la forza? È, ancora una volta, una scelta di campo, ma è una scelta che il Vangelo ci chiede, è una scelta che Gesù ci chiede. Lui non si sottrae alla sofferenza e alla morte».
Da qui un nuovo invito rivolto ai credenti: «Voi direte – osserva monsignor Tommaso Valentinetti -, “Ma noi non siamo Gesù. Gli uomini e le donne del nostro tempo non sono Gesù”. È vero, ma la storia di Gesù è sacramento per noi credenti. Non possiamo continuare a dire “Se vuoi la pace, prepara la guerra”. Questo lo dicevano gli antichi romani, “Si vis pacem, para bellum”. Noi, se vogliamo la pace, dobbiamo preparare la pace. Che il Signore conceda a tutti noi di comprendere fino in fondo questa parola di Gesù e che ci dia la capacità di essere servitori della non potenza, della non violenza e della pace».