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“Il nostro amore sia come quello di Gesù, fino al perdono di chi ci tradisce”

"Questo popolo – osserva l’arcivescovo Valentinetti - che nell'ultimo secolo ha subìto una situazione difficile, difficilissima. Ultimamente anche una situazione dolorosissima, un assalto a tradimento, ma ora è il tempo in cui da abusati non si può diventare abusatori. Bisogna avere il coraggio di ripetere quel gesto dell'agnello, quel gesto dell'immolazione dell'agnello nella Pasqua che fa significato ancora una volta che c'è il Messia, che è venuto a coprire i peccati di una umanità che purtroppo molto spesso, in questi ultimi tempi, si sta perdendo. Ma noi non perdiamo la speranza"

Lo ha affermato ieri l’arcivescovo Valentinetti, presiedendo la messa in Coena Domini nella Cattedrale di San Cetteo

L'arcivescovo Valentinetti compie il rito della lavanda dei piedi

Dopo aver consacrato gli olii santi nella messa crismale del mercoledì santo, ieri l’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti ha aperto le celebrazioni del Triduo pasquale, presiedendo la santa messa in Coena Domini nella Cattedrale di San Cetteo a Pescara sul cui altare spiccava la presenza di 12 accolti del Centro di accoglienza straordinario e della Cittadella dell’accoglienza “Giovanni Paolo II” della Caritas diocesana.

L’arcivescovo Valentinetti pronuncia l’omelia

Su di essi il presule ha ripetuto il tradizionale rito della lavanda dei piedi: «Questa celebrazione – premette l’arcivescovo Valentinetti – è carica di grandi significati, l’Eucaristia, l’amore del Signore. Amore del Signore che si è esplicitato in maniera straordinaria quando Lui, deposto le vesti, ha lavato i piedi ai suoi discepoli. Questa sera ripeteremo questo gesto in memoria di Gesù. Lo ripeteremo nei confronti di alcuni fratelli e alcune sorelle (9 uomini e 3 donne), provenienti da paesi lontani col desiderio di vivere una vita più dignitosa. E poi ci sono altri fratelli e altre sorelle, che accogliamo in una struttura della nostra Caritas, i quali hanno qualche fatica nella loro vita, nella loro esistenza. E allora tutto affidiamo all’amore del Signore e alla sua misericordia».

Nella successiva omelia, l’arcivescovo di Pescara-Penne è partito dall’approfondimento delle letture del giovedì santo, per ripercorrere l’ultima cena – che ha istituito l’Eucaristia – e il gesto della lavanda dei piedi: «Le letture di questa celebrazione – spiega monsignor Valentinetti – mettono in evidenza tre eventi della storia della salvezza. Il libro dell’Esodo la liberazione del popolo d’Israele dalla schiavitù dell’Egitto e l’immolazione dell’agnello, la Pasqua che gli ebrei hanno sempre vissuto. La seconda lettura, la pagina di San Paolo Apostolo ai corinzi, la memoria di quell’ultima cena quando Gesù prese il pane, prese il vino e disse ai suoi discepoli, “Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue, l’Eucarestia. E infine la pagina del Vangelo, l’amore di Gesù per i suoi discepoli con il segno della lavanda dei piedi. In realtà Gesù fa un segno di ospitalità. Anticamente, quando un padrone di casa riceveva alcuni ospiti nella sua casa, la prima cosa che faceva è lavare i piedi agli ospiti. Gesù è il padrone di casa, invita i suoi discepoli a cena e lava ad essi i piedi. Ma in quel lavaggio dei piedi c’è un segno d’amore molto interessante, molto importante, che ci provoca e che noi fra poco ripeteremo nella memoria di quel gesto. Perché? Perché lavare i piedi agli amici è cosa bella, è cosa buona, è cosa santa, ma il testo del Vangelo dice che Gesù lava i piedi anche a colui che aveva deciso di tradirlo. E accenna, forse, anche al rinnegamento di Pietro, che non vuole farsi lavare i piedi e deve essere convinto, ma sappiamo bene dagli altri evangeli che lui l’ha rinnegato tre volte. Lavare i piedi agli amici è bello, lavare i piedi ai traditori e ai rinnegatori è duro, è molto duro».

I fedeli presenti nella Cattedrale di San Cetteo

Quindi un riferimento all’omelia della messa crismale: «Ieri sera (mercoledì sera, per chi legge) – ricorda l’arcivescovo di Pescara-Penne -, commentando i testi della liturgia, ho detto che se vogliamo vivere una dimensione di comunicazione della fede, dobbiamo riscoprire l’amore di vicendevole. Lo dobbiamo riscoprire noi sacerdoti, io vescovo con i miei sacerdoti, lo devono riscoprire i laici. E sentire che è un amore che deve essere come quello di Gesù, fino alla fine, fino a quel sacrificio supremo di poter lavare i piedi al traditore, di poter lavare i piedi al rinnegatore. Certo, quando veniamo a sapere che qualcuno ci sta facendo del male è duro, ma dobbiamo avere questa coscienza. Possiamo essere anche noi capaci di un amore fino alla fine, che non significa fino alla consumazione del termine della vita, ma significa la totalità della vita, la totalità e la pienezza della vita, il perdono. Quest’ultimo non è facile, non è semplice, ma Gesù ci dà questo cammino: “Avete capito che cosa ho fatto io? Sì?! Bene, lo dovete fare anche voi”. E questo sicuramente è un passaggio importante che sposta l’attenzione su quell’altro gesto. Un amore sino alla fine è un amore che è capace di prendere il pane, prendere il vino e dire “Prendete e mangiate, questo è il mio corpo, prendete e bevete, questo è il mio sangue. Mi metto nelle vostre mani. Gesù si è messo nelle nostre mani, venendo a noi con un amore sino alla fine, con un amore indefinito. Un amore di pienezza che lascia sgomenti, perché è l’amore di Dio. L’amore di Dio che aveva liberato Israele dalla schiavitù dell’Egitto. Aveva fatto del bene a quel popolo. Sappiamo bene che nella sua, Israele non è stato sempre fedele a quel Signore, ma il Signore lo ha richiamato costantemente, lo ha richiamato in maniera continua».

Da qui un riferimento all’attualità, alla guerra che imperversa tra Israele e Palestina dopo l’attacco del 7 ottobre 2023 compiuto in Israele dai terroristi di Hamas, per invocare la cessazione delle ostilità lanciando un appello alle autorità israeliane: «Questo popolo – osserva l’arcivescovo Valentinetti – che nell’ultimo secolo ha subìto una situazione difficile, difficilissima. Ultimamente anche una situazione dolorosissima, un assalto a tradimento, ma ora è il tempo in cui da abusati non si può diventare abusatori. Bisogna avere il coraggio di ripetere quel gesto dell’agnello, quel gesto dell’immolazione dell’agnello nella Pasqua che fa significato ancora una volta che c’è il Messia, che è venuto a coprire i peccati di una umanità che purtroppo molto spesso, in questi ultimi tempi, si sta perdendo. Ma noi non perdiamo la speranza».

L’arcivescovo Valentinetti in preghiera davanti l’altare della reposizione – Foto: Gisella Mariani

In conclusione, un ultimo riferimento al rito della lavanda dei piedi: «Il nostro essere qui a celebrare la Pasqua del Signore e a celebrare l’Eucarestia è significativo – conclude monsignor Tommaso Valentinetti -. È significativo il gesto che faremo tra poco nei confronti di questi fratelli e di queste sorelle. Ci sono anche delle donne, perché probabilmente Gesù – quell’ultima sera – ha lavato i piedi anche alle donne. “Il sepolcro”, il cosiddetto sepolcro, l’adorazione dell’Eucaristia, che comincerà dopo la messa, mette in evidenza la presenza delle donne nella storia della salvezza e nella storia di Gesù. Ben vengano dunque questa sera anche delle sorelle a cui laveremo i piedi. Che il Signore ci conceda la grazia dell’intelligenza della fede. E in questa intelligenza della fede, riscoprirci fratelli, figli dello stesso Padre, fratelli di quell’unico Signore che ha dato la vita per amore e solo per amore. Amen».

Quindi, al termine della santa messa, l’arcivescovo di Pescara-Penne ha posto nell’altare della reposizione l’Eucaristia in attesa della Pasqua di risurrezione. Questa sera alle 17 sarà nuovamente il presule a presiedere la liturgia della Passione del Signore presso Cattedrale di San Cetteo dalla quale, alle 19, prenderà corpo la processione che, dopo aver attraversato via D’Annunzio, piazza Garibaldi, Corso Manthonè e piazza Unione, darà vita alla Via Crucis lungo via delle Caserme, trasmessa in diretta dall’emittente radiofonica diocesana Radio Speraza InBlu: «Saranno 14 stazioni dedicate al tema della pace – anticipa don Emilio Lonzi, direttore dell’Ufficio liturgico diocesano – le cui meditazioni sono state scritte in prima persona dall’arcivescovo Valentinetti».

About Davide De Amicis (4383 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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