“La musica serve a salvare l’anima”
"La pace è importante -sottolinea il maestro Lü Jia -. Da un lato vuol dire realizzare un mondo senza guerra e dall’altro vuol dire raggiungere la pace nell'anima. Questo è importante, perché se tutti cercheranno la pace dell’anima tutto il mondo sarà più bello"
Si è svolto ieri sera, nella chiesa dello Spirito Santo a Pescara, il secondo appuntamento della rassegna concertistica “Note di speranza per la pace” con la direzione artistica di Roberta Fioravanti. Per l’occasione si è esibita l’Orchestra filarmonica di Pescara, che ha suonato il Concerto per violino e orchestra numero 2 in Re minore, opera 44 – con il violino solista di Paolo Morena – e la Sinfonia numero 7 in La maggiore, opera 92. A dirigere la formazione musicale pescarese, applaudita da un folto pubblico nonchè dall’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti, un grande esponente della musica internazionale: il maestro cinese Lü Jia.
Dopo essersi formato come direttore d’orchestra al Conservatorio centrale di Pechino, Lü Jia nel 1988 si è trasferito in Europa per studiare all’Università delle arti di Berlino. Nel 2017 è stato nominato direttore artistico della musica per il National Centre for the Performin Arts (Ncpa) e direttore Musicale e direttore principale della China Ncpa Orchestra. Attualmente è anche direttore musicale e direttore principale dell’Orchestra di Macao ed è stato direttore artistico dell’Orchestra sinfonica di Santa Cruz de Tenerife in Spagna. Ha diretto orchestre come la Royal Concertgebouw Orchestra, la Leipzig Gewandhaus Orchestra, la Munich Philharmonic, la Bamberg Symphony, l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, la City of Birmingham Symphony Orchestra, la Royal Liverpool Philharmonic, la San Francisco symphony orchestra e l’Orchestra nazionale di Lione. È stato anche il primo direttore d’orchestra cinese a dirigere la Chicago Symphony. In precedenza è stato direttore musicale dell’Opera di Verona in Italia, con il primato di essere stato il primo direttore d’orchestra asiatico a ricoprire il ruolo di direttore artistico di un importante teatro d’opera italiano. È stato anche direttore principale dell’Opera di Trieste e ha diretto produzioni alla Scala, alla Deutsche oper di Berlino e alla Bayerische staatsoper opera, tra gli altri.
Maestro, lei come musicista e direttore d’orchestra ha avuto la possibilità di uscire da quella che è la cultura orientale, per abbracciare anche quella occidentale. Possiamo dire che lei abbraccia due mondi che neanche si parlano troppo. Cosa rappresenta tutto questo?
«Per me è anche una cosa importante perché il mondo si collega attraverso la cultura. Così due civiltà antiche, come quella occidentale e italiana e quella orientale e cinese, possono fondersi insieme diventando una cosa fantastica. La musica è un patrimonio mondiale di tutti. Io sono nato da famiglia di artisti. Mio padre è direttore d’orchestra, mia mamma è cantante lirica. Perciò, fin da bambino ho imparato la musica occidentale, che è diventata parte della mia vita. È stato importantissimo. E poi per essere musicista ci vuole grande amore e passione, oltre al talento. Però l’amore e la passione sono importanti, fondamentali».
Cosa vuol dire fare musica in Cina? Lei tuttora è direttore di importanti realtà musicali cinesi e la musica è un linguaggio universale, ma anche – se vogliamo – rivoluzionario. Cosa vuol dire essere musicista nel suo Paese?
«Dopo quasi 25 anni di attività in Europa, perché ho iniziato lavorando al Teatro comunale di Trieste, poi anche a Firenze e all’Arena di Verona, sono tornato in Cina per creare nuove occasioni per i giovani musicisti, per i giovani talenti dell’orchestra e del canto. Ma non importa che sia occidentale oppure orientale, la musica serve per salvare l’anima, promuovendo il rispetto per la vita, per la natura e per tutte le persone. Questa è una cosa molto importante per me. Sto facendo questo e sempre lo farò, in Cina, in Italia o in altri Paesi occidentali».
Quindi possiamo dire che c’è grande richiesta di musica anche in Cina. C’è grande voglia di imparare, di conoscere, di suonare?
«In Cina, negli ultimi, sono state formate 85 orchestre di musicisti professionisti. E poi sono state realizzate sale da concerto, teatri dell’opera. E poi l’amore del pubblico cinese per la musica classica è aumentato enormemente. Sono felice per questa cosa. C’è uno scambio culturale alimentato dalle tecnologie, tra cellulari, wi-fi e quant’altro. Così la musica classica la conosciamo in tutto il mondo. La globalizzazione ha favorito anche l’espansione della musica».
Lei a Pescara ha diretto un’orchestra all’interno di una chiesa cattolica, su invito dell’Arcidiocesi di Pescara-Penne. Cosa vuol dire per lei fare questo tempo di esperienza?
«Amo moltissimo suonare all’interno delle chiese. Le sinfonie di Bruckner, le messe, i requiem, Mozart, Brahms, le ho suonate tutte all’interno di chiese. In questi luoghi c’è uno spirito particolare, speciale. La chiesa è un luogo d’ispirazione per me».
Questa rassegna concertistica, all’interno della quale si è tenuto il concerto da lei diretto, si chiama “Notte di speranza per la pace” e vuole essere proprio un modo per diffondere un messaggio di pace. In questo mondo flagellato, distrutto, diviso dalla guerra, cosa vuol dire per lei esprimerlo attraverso la musica?
«La pace è importante. Da un lato vuol dire realizzare un mondo senza guerra e dall’altro vuol dire raggiungere la pace nell’anima. Questo è importante, perché se tutti cercheranno la pace dell’anima tutto il mondo sarà più bello».
Lei ha suonato a Pescara per la prima volta. Come si è trovato nella nostra città?
«Fantastico! È stata una grande emozione. Qui ci sono amici vecchi e nuovi. La città è molto attiva, a me piace molto e tornerò senz’altro».
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