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Azzardo: “Non è un gioco, ma una pratica che toglie dignità e giustizia”

"L’azzardo tutto è fuorché un gioco - avverte l'economista Luigino Bruni -. È una macchina mangia soldi, una struttura di peccato. Non c’è solo un problema di patologia. L’azzardo è un problema economico, civile e spirituale. Non confiniamo il problema dell’azzardo al patologico, ma consideriamo il tutto. L’azzardo è contrario al bene comune. E l’idea che l’azzardo sia innocuo se consumato in piccole dosi è fuorviante e va combattuta"

Lo ha affermato ieri don Marco Pagniello, direttore di Caritas italiana, presentando il progetto “Vince chi smette” realizzato in collaborazione con la Federazione italiana delle comunità terapeutiche

Don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana - Foto: Calvarese/SIR

Si intitola “Vinche chi smette” il progetto attraverso il quale Caritas italiana, in collaborazione con la Federazione italiana delle comunità terapeutiche (Fict), promuoverà la realizzazione di percorsi di animazione comunitaria col fine di sensibilizzare le comunità sul fenomeno del gioco d’azzardo e sui rischi ad esso associati: «La pratica dell’azzardo toglie dignità e giustizia – premette don Marco Pagniello, direttore dell’organismo pastorale della Cei -. “Vince chi smette” è uno dei progetti giubilari, perché ci aiuta ad aumentare la consapevolezza nelle nostre comunità rispetto ai rischi connessi alla pratica dell’azzardo, che non è mai un gioco. Liberare le persone dalle varie forme di dipendenza, come la pratica dell’azzardo, significa restituire dignità».

Alcune slot machine

L’iniziativa è stata presentata ieri presso la sede di Carita italiana: «Il fenomeno dell’azzardo – ricorda la Caritas in un comunicato – ha assunto negli ultimi anni una dimensione preoccupante e non si registrano proposte e scelte politiche in grado di realizzare adeguate misure di contrasto, prevenzione e sostegno. Se il gioco è un esercizio singolo o collettivo liberamente scelto a cui ci si dedica per passatempo, svago, ricreazione, o con lo scopo di sviluppare l’ingegno o le forze fisiche, nell’ambito dell’azzardo, l’attribuzione della qualifica di gioco è del tutto fuori luogo. L’azzardo è infatti un’attività in cui ricorre il fine di lucro, nella quale la vincita o la perdita sono elementi aleatori (l’elemento determinante è il caso), e l’abilità, la capacità o l’esperienza altrimenti riscontrati nel gioco, hanno un’importanza trascurabile ed ininfluente».

Del resto, il gioco d’azzardo è riconosciuto come una patologia dal 2013: «Perché – precisa Caritas italiana – può dar luogo a una condizione patologica di dipendenza, consistente nell’incapacità cronica di resistere all’impulso del gioco, con conseguenze anche gravemente negative sull’individuo stesso, la sua famiglia e le sue attività professionali. Nonostante la crescente consapevolezza di questa situazione, il fenomeno dell’azzardo continua a espandersi in modo preoccupante. Le slot machine, i gratta e vinci, le scommesse e i concorsi a premi sottraggono annualmente agli italiani circa ottantacinque miliardi di euro, rappresentando una spesa per le famiglie che si avvicina a quella per il cibo e supera quella per il riscaldamento domestico e le cure mediche».

Luciano Squillaci, presidente Federazioni italiana delle comunità terapeutiche – Foto: Pastorale salute Cei

Dunque l’azzardo è una problematica complessa da affrontare: «Le soluzioni semplici sono sbagliate – osserva Luciano Squillaci, presidente della Federazione italiana comunità terapeutiche -. Il fenomeno va considerato nel suo complesso, non in modo settoriale e frammentato. Serve un approccio sistemico, con il coraggio di percepirsi all’interno del sistema».

Maurizio Fiasco, sociologo – Foto: Senato web tv

Lo ha confermato anche il sociologo Maurizio Fiasco: «Con l’azzardo – approfondisce l’esperto – ci troviamo di fronte a una costruzione raffinatissima, molto complessa. La dipendenza da azzardo si sviluppa in correlazione ad altri tipi di dipendenze. Un appello: appassionarsi a smontare il giocattolo. Investire, documentarsi, non aver fretta di giungere a delle conclusioni, verificare le conclusioni».

Luigino Bruni, economista

Inoltre, a detta dell’economista Luigino Bruni, c’è un grande equivoco sul tema del “gioco” patologico: «Associare l’azzardo al gioco è un’umiliazione per il gioco vero – constata Bruni -, che è una delle capacità fondamentali dell’essere umano. L’azzardo tutto è fuorché un gioco. È una macchina mangia soldi, una struttura di peccato. Non c’è solo un problema di patologia. L’azzardo è un problema economico, civile e spirituale. Non confiniamo il problema dell’azzardo al patologico, ma consideriamo il tutto. L’azzardo è contrario al bene comune. E l’idea che l’azzardo sia innocuo se consumato in piccole dosi è fuorviante e va combattuta».

Padre Alex Zanotelli, missionario comboniano

Infine da Padre Alex Zanotelli è arrivato un invito a compiere un profondo esame di coscienza: «Noi cristiani – ammonisce il religioso – dobbiamo riconoscere che abbiamo tradito il Vangelo proprio sui soldi. Noi cristiani d’Occidente abbiamo sposato un sistema che è profondamente ingiusto. L’Occidente deve cominciare a convertirsi e tornare alla logica del Vangelo. Rispetto al tema economico, che cosa ne abbiamo fatto di quello che Gesù chiede? Cito due comandamenti proposti dal teologo Enrico Chiavacci. Il primo: “cerca di non arricchirti”. Il secondo: “se tu hai, hai per condividere”. Organizziamo dei momenti di comunità in cui chiediamo perdono al Signore per aver tradito le indicazioni del Vangelo. Per essere liberi».

About Davide De Amicis (4631 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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