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“Prendersi cura dei fragili è dovere morale di tutti: non si può delegare”

"Ai lettori di La Porzione.it e agli ascoltatori di Radio Speranzaa auguro - afferma Corrado De Dominicis - di riscoprire la speranza, che nasce dalla fede e dalla carità. Una carità attiva, che ci veda sporcarci le mani in prima persona in qualsiasi servizio, non per forza nella Caritas diocesana, ma in qualsiasi servizio che può essere di aiuto agli altri. E una fede viva, vissuta con la Parola e con la celebrazione, perché questa speranza - che è fondata in questa fede e in questa carità - ci possa far riscoprire le relazioni, soprattutto le relazioni più corte, quelle di prossimità e possiamo essere davvero una comunità più coesa, più attenta, più vicina alle persone, in una cura che diventa un benessere, una costruzione di bene comune per me e per l'altro"

Lo ha affermato Corrado De Dominicis, direttore della Caritas diocesana di Pescara-Penne, facendo il primo bilancio del 2024 al termine

Corrado De Dominicis, direttore della Caritas diocesana di Pescara-Penne, negli studi di Radio Speranza

Anche questo Natale 2024, al termine di un anno complesso, rappresenta un’opportunità per riflettere sul prossimo e sulle sue condizioni sociali ed economiche, così da rilanciare il tema della “cura” per una società che torni a farsi carico dei bisogni e delle aspettative di chi è rimasto indietro, molto spesso senza averne neanche una responsabilità diretta. Ne parliamo con il direttore della Caritas diocesana di Pescara Penne Corrado De Dominicis, che si è messo a disposizione dei microfoni di Radio Speranza e dei taccuini di La Porzione.it.  

Corrado, Natale è sicuramente anche un tempo di bilanci, venendo in prossimità della fine dell’anno. Un 2024 che è stato proficuo, pieno di progetti, di iniziative, ne parleremo, ma intanto avete già snocciolato i primi dati del bilancio provvisorio del 2024. Secondo quest’ultimo, sono 80.798 sono i pasti distribuiti dalle mense Caritas di Pescara e Montesilvano, 405 le famiglie sostenute dagli Empori della solidarietà, 2.030 persone che hanno chiesto aiuto al Centro di ascolto diocesano, 249 le persone tra uomini e donne senza fissa dimora accolte in dormitorio, nonché 49 donne, 41 uomini e 13 minori immigrate accolti nel Centro Sai Lape dream. È un primo bilancio che parla chiaro con dati significativi, ma cosa ci raccontano confrontandoli con quello del 2023?

Rispetto all’anno precedente sono purtroppo numeri in crescita, in modo particolare i numeri dei pasti serviti nelle mense, ma il dato più significativo è un aumento di quasi il 25% delle persone che sono state ascoltate presso il Centro di ascolto diocesano. Questo significa che continua un trend faticoso per le persone, per le famiglie, aumentano le fragilità, aumenta la multiproblematicità che andiamo a rilevare negli ascolti che facciamo perché ormai, l’abbiamo detto tante volte, si parla di povertà al plurale. È difficile individuare una situazione di povertà unica in un ascolto. Quindi c’è sempre più bisogno di una collaborazione e di un’intesa, grazie al grande lavoro fatto nel corso degli anni e all’impegno che su questo territorio è presente, perché è un dialogo continuo tra le realtà del terzo settore, tra noi, Chiesa diocesana e anche le istituzioni pubbliche.

Questi numeri in crescendo da cosa derivano? Siamo ancora al fenomeno dell’assegno di inclusione che, per quanto sia stato da poco ampliato verso altre 50 mila famiglie, purtroppo non è riuscito a sostituire al meglio il reddito di cittadinanza lasciando scoperte tante famiglie bisognose o c’è dell’altro?

«Il grande tema è quello dell’accesso ai diritti. Tu ne hai toccato uno che è quello del reddito minimo per una famiglia su cui l’assegno di inclusione – andando a sostituire il reddito – provava a intervenire. Ma le tematiche serie, sulle quali si fa fatica a capire quali siano le strategie di intervento, a partire dal lavoro povero. Ci sono tante persone che lavorano, che fanno tanti piccoli lavoretti, ma hanno una retribuzione che non consente una vita degna di questo nome, perché si devono arrabattare in vario modo per giungere a fine mese con uno stipendio che non garantisce la sussistenza serena del nucleo familiare o anche della persona. Un altro grande tema è quello della cittadinanza. L’accesso al diritto all’abitazione, un’abitazione anche in affitto per persone con contratti di lavoro, quindi con situazioni regolari, per immigrati che sono ormai inseriti con il loro nucleo familiare all’interno delle nostre comunità, ma che fanno fatica ad accedere a un’abitazione. Dall’altro lato, c’è anche un fenomeno relativo a una zona grigia sulla parte contrattualistica dell’accesso alla casa. Insomma, c’è anche un tema di attenzione rispetto alla legalità su questo tipo di situazioni. Un altro tema sostanziale è anche quello delle difficoltà dell’accesso al diritto alla salute. Tante persone si trovano a dover scegliere se fare una visita medica oppure dover poter comprare da mangiare, pagare un affitto o un’utenza. Quello che manca è un po’ uno sguardo d’insieme. È come se tanti piccoli interventi da parte del Governo non avessero una regia comune. Questa è un po’ la fatica, la sensazione che si ha. Sui territori si prova a fare questo, perché si attua sulla base di tavoli di rete e dialogo di rete, a fare degli interventi che siano anche multi-agenzia. Ma questo lavoro dal basso, a volte, si scontra con la burocrazia, con le dinamiche che non sono locali, ma nazionali e purtroppo si va sempre di più impoverendo quella famosa classe media la quale, ormai, non esiste più. Una situazione da cui consegue che da una povertà relativa, si scenda in situazione di povertà assoluta e irreversibile».

Alcuni giorni fa l’ha detto anche Papa Francesco, ricevendo in udienza alcuni esponenti di gruppi bancari e finanziari, che “la presenza dei poveri nelle città è segno di una malattia sociale”. Dunque possiamo dire che anche la cattiva economia e la cattiva finanza danneggiano la società, creando nuovi poveri. A livello locale risentiamo di queste cattive prassi o c’è un dialogo col mondo economico e finanziario?

«Sicuramente non abbiamo questo tipo di dinamica a livello locale, perché tante istituzioni, tanti enti sono aperti al dialogo e attenti a queste dinamiche. Certo, questa frase di Papa Francesco è molto importante, perché all’interno di una comunità la presenza dei poveri segnala l’incapacità, cioè una malattia sociale, l’incapacità di farci carico come comunità delle situazioni più fragili. A volte il rischio, anche delle persone che sono un po’ lontane dai temi sociali, è un po’ di cedere alla tentazione della delega rispetto alle situazioni di fragilità e di povertà. Una delega che viene fatta al servizio sociale, alle associazioni o alla Caritas. Ma all’interno di una comunità, prendersi cura delle persone più fragili è un compito che ciascuno, nella sua situazione, nella sua posizione e nella sua vita, ha come dovere morale. Non è una cosa che viene e che deve essere delegata a qualcuno, perché è un po’ il segno dell’attenzione e della prossimità che siamo chiamati ad avere proprio come in una famiglia. In una famiglia si aiutano, ci si aiuta in modo particolare quando si sta vivendo una situazione difficile. Allora se alcune famiglie, nelle nostre comunità, stanno vivendo una situazione difficile, siamo chiamati tutti a stringerci intorno a queste famiglie e non mandarle alla Caritas».

E intanto a proposito di buone prassi a livello locale, giorni fa il Comune di Pescara ha presentato il “Piano freddo” – che ha rinnovato per ospitare in albergo i circa 40 senza fissa dimora presenti in città – e, con l’occasione, ha annunciato il rifinanziamento del servizio docce all’interno della Casa dell’Inclusione, affidata proprio alla Caritas diocesana nell’ambito del “Bando delle periferie”. Quindi il servizio docce e l’unità di strada seguite dalla Caritas diocesana, sono state finanziate per due annualità per un totale di 68.560 euro, mentre un altro contributo di 25 mila euro è stato poi assegnato alla Cittadella dell’accoglienza “Giovanni Paolo II”. Servizi che sono la prima frontiera dell’assistenza…

«Sì, sono un po’, nel famoso “ospedale da campo” che immaginava Papa Francesco come descrizione della Chiesa, quel “pronto soccorso” dove c’è un accesso libero, gratuito per tutti. Il dialogo che abbiamo con le istituzioni è molto importante e questi contributi daranno continuità a quello che è un contributo che viene erogato dal Comune storicamente per la Cittadella, in modo particolare per la mensa. Daremo continuità, a seguito del termine del “Progetto periferie” del Ministero delle infrastrutture che aveva dato avvio in via Gran Sasso alla Casa per l’inclusione, al servizio docce con un suo potenziamento perché anche le questioni di carenza idrica che abbiamo vissuto, purtroppo, hanno visto la necessità di aumentare un po’ questo tipo di servizio. Daremo ancora manforte a tutto quel lavoro di unità di strada, che per la Caritas vede un impegno settimanale – il martedì e poi anche in altre circostanze nel corso della settimana su segnalazione – il quale viene già coordinato a livello cittadino insieme a tutte le altre realtà che si occupano di unità di strada e con le quali c’è appunto una ottima collaborazione. Sono sicuramente un sostegno importante, che però non deve far venire meno l’impegno di ciascun cittadino per come può. Per questo voglio di questa opportunità per rinnovare alcune delle iniziative che stiamo mettendo in campo in questo tempo di Natale. Per chi avesse la possibilità di donare del tempo c’è l’iniziativa “Insieme a te”: si può dare la disponibilità per venire a fare servizio in modo particolare in Mensa, ma anche in altri luoghi significativi della Caritas diocesana, mandando un’email a volontariato@caritaspescara.it, andando sui nostri profili social oppure sul sito www.caritaspescara.it. Inoltre, per chi non avesse questo tipo di disponibilità, ma vuol sostenere economicamente la Caritas diocesana, sempre sul sito web può trovare tutte le indicazioni per donare un pasto sotto l’albero. Quindi, con un contributo, può sostenere il lavoro che viene svolto dai tantissimi volontari che io ringrazio tutti i giorni, in modo particolare in questa circostanza, per il grande servizio che fanno dando la possibilità di erogare complessivamente 220-250 pasti – tra il pranzo e la cena – nelle mense di Pescara e Montesilvano».

E a proposito del giorno di Natale, ormai ci siamo e si rinnova l’appuntamento con il pranzo di Natale, che quest’anno organizzate con la Comunità di Sant’Egidio. Sarà un’altra bella giornata di festa e di calore per tutti i vostri assistiti che, in ottica sinodale, svolgerete insieme. Come vivrete questa particolare giornata che, per chi soffre, rappresenta più un momento di tristezza che non di gioia, ma voi contribuirete a rendere il più possibile felice?

«Come lo scorso anno, faremo un grande pranzo insieme presso la Cittadella dell’accoglienza. Inizieremo alle 12.30. Ci sarà un menù particolare, che verrà sottolineato soprattutto dai dolci e da una particolare attenzione anche per i nostri amici musulmani. Il servizio non sarà come avviene nella quotidianità attraverso il vassoio, ma ci saranno tanti volontari che daranno la disponibilità per fare il servizio a tavola. Sarà proprio un pranzo di festa, con le tovaglie e il salone che andranno a creare quell’atmosfera natalizia che, come dicevi, a volte per le persone che vivono da sole o che comunque vivono in strada nel tempo del Natale, accentuano quella sensazione di solitudine. Noi vogliamo con questo pranzo e non solo con questo, ma con tutti quelli che faremo nei giorni delle festività natalizie, andare un po’ a lenire quella fatica che a volte le persone, proprio in queste circostanze, rischiano di vivere».

Voi andate ben oltre la prima assistenza o anche questi momenti di comunione e di aggregazione, perché oramai fate dei progetti di presa in carico dei bisognosi. Progetti come “Point”, che includono una riabilitazione socio-lavorativa di persone con difficoltà e disagi psichici, o come Progetto “Accompagna una famiglia”, che vi vede primi sperimentatori insieme ad altre nuove diocesi, che addirittura consente di prendere in carico delle famiglie per prevenire – sostanzialmente – la caduta nella povertà assoluta. Progetti interessantissimi… Come vivete queste iniziative per una Caritas che è sempre meno assistenzialismo ed è sempre più presa in carico totale dell’individuo?

«Dalla sua nascita Caritas Italiana ha proprio questo obiettivo di passare da un’ottica assistenziale ad un’ottica di accompagnamento. In modo particolare, l’articolo 3 dello statuto di Caritas Italiana chiede di prestare particolare attenzione proprio a quello che dicevi tu, cioè alla prevenzione dei fenomeni, ma anche di andare alle radici, alle cause della situazione di povertà e far emergere quelli che sono non solo i bisogni della persona, ma soprattutto le risorse. Quelle risorse che purtroppo, nel corso della vita, per alcune situazioni sono state messe da parte. Sono risorse sopite, sono delle risorse che le fatiche e soprattutto le ferite della vita hanno rischiato di offuscare. Allora l’obiettivo è da sempre, ma dobbiamo rafforzarci in questo, di prendere insieme la strada con le persone che accompagniamo, per far sì che ciascuno possa tornare, come diciamo noi, a camminare con le proprie gambe, senza avere bisogno di qualcuno a cui rivolgersi. Ma, piuttosto, avendo un compagno di strada per far sì che, riacquistando pienamente la dignità che è patrimonio di ciascuna delle persone di questo mondo, si possa insieme sorridere e riprendere una vita che sia pienamente degna, dignitosa e specchio anche per noi dell’immagine del Signore».

In chiusura, visto il 2024 che se ne va, quali sono anche gli auspici per la ripresa, per il nuovo anno? Le aspettative per un 2025 sicuramente complicato, ma carico anche di aspettative. E poi gli auguri, il tuo messaggio natalizio per tutti i nostri lettori e ascoltatori…

«Si chiude un anno che va nell’ottica della fatica, della difficoltà, ma anche di tante bellezze, di tanti nuovi progetti, di tante situazioni che hanno camminato con noi e che abbiamo vissuto insieme con tanta voglia di crescere, sostenere e accompagnare. Si apre un anno importante perché si apre l’anno del Giubileo, un anno che,, dal titolo ci ricorda che siamo “pellegrini di speranza”. Non siamo semplicemente passeggeri distratti su questo mondo, ma siamo pellegrini di speranza. Quindi l’auspicio più grande è quello di vivere questo tempo del Giubileo come un dono per valorizzare al meglio le relazioni, soprattutto quelle di prossimità che sono più vicine alla nostra storia, alla nostra vita e alla nostra quotidianità. Ed è anche un po’ l’augurio che faccio alla nostra Caritas, alla nostra Chiesa diocesana, ma soprattutto ai lettori di La Porzione.it e agli ascoltatori di Radio Speranza: di riscoprire la speranza, che nasce dalla fede e dalla carità. Una carità attiva, che ci veda sporcarci le mani in prima persona in qualsiasi servizio, non per forza nella Caritas diocesana, ma in qualsiasi servizio che può essere di aiuto agli altri. E una fede viva, vissuta con la Parola e con la celebrazione, perché questa speranza – che è fondata in questa fede e in questa carità – ci possa far riscoprire le relazioni, soprattutto le relazioni più corte, quelle di prossimità e possiamo essere davvero una comunità più coesa, più attenta, più vicina alle persone, in una cura che diventa un benessere, una costruzione di bene comune per me e per l’altro. Perché in questo sappiamo costruire una città davvero a misura d’uomo e che non lascia indietro nessuno».

About Davide De Amicis (4573 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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