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Ornaghi: “La politica riparta dall’umiltà”

La fotografia del quadro politico italiano, e delle prospettive future, scattata dal Rettore della Cattolica di Milano

Una fiducia striminzita, il legittimo impedimento, l’eventualità di elezioni anticipate ed il nodo delle alleanze. Questi i temi presenti nell’agenda dei parlamentari italiani, concentrati su come salvare se stessi e la “seconda repubblica” dalla crisi etica e morale che arroventa le “poltrone” dei potenti e accresce la disaffezione dei cittadini verso la politica. Questo clima pesante, dunque, non fa che rilanciare l’esortazione del cardinal Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il quale recentemente sollecitava i cattolici ad un pronto ritorno alla politica attiva. Un interrogativo, in principio ad una riflessione più completa, che abbiamo  al professor Lorenzo Ornaghi, dal 2002 Rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, politologo di fama che dal 1987 al 1990 ha lavorato anche in Abruzzo, insegnando Scienza Politica presso l’Università di Teramo e formando così centinaia di studenti, fra i quali spiccava il futuro sindaco di Pescara Luciano D’Alfonso.

Professor Ornaghi, oggi si discute molto su di un ritorno dei cattolici in politica. Cosa ne pensa e nel caso, quanto manca questa figura?

«Questa figura manca molto, ma più che in termini di un partito di cattolici, manca in quanto ceto politico in grado di richiamarsi e praticare coerentemente i valori cattolici. Credo che più di un ritorno, prendendo atto delle novità politiche esistenti, si tratti di costituire un nuovo ceto politico che porti ad una nuova apertura dei cattolici verso la politica».

Oggi assistiamo ad una crisi morale della politica, anche perché manca la formazione dei suoi componenti. Come fare per riavviare le scuole di formazione politica?

«Credo che molti luoghi di formazione politica già esistano. Anche gli stessi movimenti, così importanti nella vita della Chiesa, vanno producendo un ceto politico nuovo. Credo che l’operazione formativa da attuare, a partire dagli studenti universitari, sia davvero insegnare come la politica richieda delle competenze. Penso soprattutto a quella parte di ceto politico così rilevante,  che è il ceto politico locale. Credo che su questo, sul versante dell’amministrazione, come cattolici possiamo fare molto».

Oggi i cittadini, e particolarmente i giovani, sono distanti dalla politica. Dunque, da cosa ripartire per invertire la rotta?

«Credo che bisogna far sentire ai giovani, e fra loro molti sono ancora attenti ed incuriositi dalla politica, che in politica è possibile seguire una causa perché se non c’è una grande causa da seguire, non può esserci la passione nel senso più nobile del termine».

Qual è il punto di rottura, dove sta sbagliando la classe politica attuale a tal punto da far ipotizzare la fine della “seconda repubblica”?

«Credo che molte delle trasformazioni e degli aspetti più negativi dell’attuale fase politica, siano in parte specifici del nostro paese e, in parte, trasformazioni dei sistemi democratici che riguardano tutte le democrazie. Se riuscissimo a distinguere gli aspetti più specifici dagli aspetti più comuni, ci renderemmo conto che lo spazio per l’azione politica del prossimo futuro riguarda, ad esempio, riforme istituzionali che portino a forme di democrazia più mature, anche in riferimento a come la vita politica viene praticata. Non vi è dubbio che molte delle piccole, ma indispensabili virtù della politica siano state smarrite».

Se lei fosse un politico, o se dovesse formarne uno nuovo, da cosa ripartirebbe per condurre l’Italia ad una rinascita?

«Lo so che può sembrar strano, ma ripartirei dall’umiltà. Infatti, il potere non va demonizzato né retoricizzato, ma deve servire a qualcosa di positivo. È quindi l’atteggiamento di umiltà rispetto a quel potere che il politico assumerà, ad essere il punto di partenza necessario».

Ma, secondo lei, esistono ancora dei veri politici di questi tempi?

«È difficile rispondere, perché come tutta una tradizione di pensiero anche cattolico insegna, accanto alle qualità dell’uomo politico c’è poi la forza degli eventi a far spiccare di più alcune qualità, anziché altre. Ma sicuramente gli anni che ci attendono, ci porteranno a conoscere qualche politico più in grado di fronteggiare gli avvenimenti».

Foto Ornaghi: www.fermodiocesi.it

About Davide De Amicis (4360 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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