Il “meraviglioso” fenomeno di piazza Tahrir
La piazza è per sua natura centro di incontro, di confronto, di scontro. E così, piazza Tahrir, protagonista indiscussa delle rivendicazioni sociali in Egitto, della caduta del trentennale regime Mubarak, ma anche luogo di speranza per un cambiamento di rotta importante per tutto il mondo arabo: non solo il passaggio da una dittatura ad una democrazia, ma un “no” definitivo al fondamentalismo religioso. La volontà di abbracciare un sistema di governo tipico di uno stato moderno, in cui i diritti fondamentali di libertà, di giustizia, di uguaglianza siano rispettati e garantiti a tutti i cittadini fa ben sperare il “dialogo” tra le parti religiose, tra il popolo di maggioranza musulmana e la minoranza, il 10%, cristiana. «Il fenomeno meraviglioso in questi eventi – ha affermato al Sir il card. Antonius Naguib, patriarca copto cattolico di Alessandria – è il rafforzamento dei legami tra musulmani e cristiani. Le “commissioni popolari” che facevano la guardia tutti i giorni, durante il tempo del coprifuoco, erano formate da giovani e uomini musulmani e cristiani, che passavano la notte insieme. Inoltre si prega, nelle chiese e nelle moschee, per il ritorno della pace e dell’ordine e il buon esito della fase attuale transitoria».
La speranza, però, non illude ed entra a confronto anche con la paura per il futuro: «Ora rimane da vedere – continua Naguib – chi prenderà la successione e quale direzione seguirà. Se lo Stato sarà uno Stato civile, basato sull’uguaglianza, la cittadinanza e la legge, come molti chiedono, sarà un successo storico. Se invece si trasformerà in uno Stato religioso, avremmo perso tutte le conquiste passate, e tutta la popolazione ne soffrirà, cristiani e musulmani».
Ma la stessa paura non può bloccare una “comunione” avviata dall’azione condivisa. «Il ruolo dei cristiani – sottolinea il cardinale – è molto importante in questo tempo. I cristiani possono favorire un ambiente di dialogo. Sappiamo tutti che il dialogo è la via più efficace per affrontare la situazione attuale, e per arrivare ad una vera pace basata sulla reciproca comprensione di tutte le parti del Paese. In questo modo possiamo arrivare a un nuovo stile dello Stato, basato sulla cittadinanza e l’uguaglianza tra tutti. I cristiani, anche, tramite la loro partecipazione attiva nella vita sociale e politica possono dare degli esempi concreti di fedeltà e di efficace impegno per il bene comune del Paese».
Le parole del patriarca di Alessandria hanno anche messo in evidenza come l’Egitto sia diventato un modello di influenza per il resto del mondo arabo e le sommosse popolari in Nordafrica e Medio Oriente, da Al Beida a Bengasi, gli danno ragione. L’Egitto, però, è stato caratterizzato da “determinazione pacifica”. «Quello che abbiamo vissuto in Egitto, in questi giorni – conclude il patriarca copto – è stato una gradevole sorpresa per tutti noi e per il mondo intero. Questa forza giovanile, così pacifica, che è riuscita a cambiare un sistema politico durato dal 1952, e con l’ultimo presidente da più di trent’anni al potere, non è mai stata notata nella storia. Tale modello potrebbe certamente influenzare molto gli altri Paesi della regione che cercano una democrazia piena basata sull’eguaglianza dei diritti, il dialogo e l’accoglienza dell’altro».
Ora che in Egitto si sta a bocce ferme , diciamo, siamo in attesa di eventi diretti ad imprimere quel processo di Democrazia tanto auspicato con la rivoluzione di piazza Tahrir. Evvero, quel moto rivoluzionario dei giovani egiziani ha accomunato la fede cristiana e quella mussulmana in quel grido di libertà e di pace che non può avere barriere ideologiche e di credo quando è in gioco la libertà di tutti gli uomini , la dignità delle persone , le speranze dei tanti giovani , il loro futuro . Di certo, è una bella pagina per la storia di quel Paese , di quel popolo dalla storia e cultura millenaria .
Ma nulla è però ancora chiaro in Egitto. L’ euforia e la fame di libertà di tutti quanti sarà in grado, ora passata la sbornia rivoluzionaria , di vedere uniti i fratelli mussulmani con quelli cristiani in quel progetto comune di fratellanza e di unione del popolo ? Gli assetti politici sono ancora lontani da essere ben definiti ; i fratelli mussulmani cominciano a scalpitare per un loro ruolo nella società ; i gruppi fondamentalisti islamici sono pronti a dettar legge anche attraverso possibili attentati dendenti a destabilizzare l’ Egitto e far cadere il Paese nel caos ; i cristiani sono in mezzo e minoritari . In un panorama del genere rincuora tutta l’ area del mondo arabo le nuove sommosse popolari in Iran dove i capi religiosi di natura fondamentalista islamica vedono venir meno il loro gradimento ad opera delle masse . E questo è un segnale molto importante per tutta l’ area araba . Questo significa , cioè , che il fondamentalismo islamico ( che poi non è altro che una vera e propria dittatura religiosa ) non è più un collante delle masse ; questo significa che ogni forma dittatoriale ha un suo clico storico che prima o poi vede il suo crollo inevitabile . E, allora , è in questo umus che va seminato il dialogo culturale-religioso tra cristiani e mussulmani per riportare la pace in quelle terre ; ed è qui che il ruolo dei cristiani deve giocare le proprie carte nei valori dell’ amore , della solidarietà ,dell’ accoglienza e della carità per egersi a garante della tolleranza e del rispetto religioso ; per testimoniare attraverso la propria storia di fede , se ce ne fosse ancora bisogno , di avere tutte le credenziali di un vivere comune in nome di un Dio e Padre di tutti.