Dopo il maltempo, arriva la “tassa sulle disgrazie”
Ha provocato danni per 30 milioni di euro nella sola Provincia di Teramo, la forte ondata di maltempo che, attraverso
piogge insistenti, ha flagellato l’Abruzzo facendo finire sott’acqua buona parte dei comuni della costa abruzzese, la notte del primo Marzo scorso. E a sentire il Ministro dell’Economia Giulio Tremonti, a seguito del riconoscimento dello stato di calamità naturale, sembra che i soldi per il ristoro dei danni debbano tirarli fuori gli abruzzesi stessi, le vittime della catastrofe.
Tutto questo sarà presto realtà grazie ad alcune modifiche, apportate dal Governo, al decreto legge 225, il famoso decreto “Milleproroghe”, al cui articolo 5 sono stati aggiunti due commi che negherebbero alle regioni l’accesso al fondo nazionale se prima, le stesse, non avessero già provveduto ad aumentare imposte e tributi. Lo ha annunciato, lo scorso venerdì, l’assessore regionale all’Ambiente ed alla Protezione Civile, Gianfranco Giuliante, il quale, seppur aderente al Pdl, non ci sta e invita alla mobilitazione antigovernativa del territorio e delle istituzioni: «La Regione Abruzzo – ha affermato l’assessore regionale – non esclude di sollevare questione di legittimità costituzionale dinanzi alla Corte per la palese ingerenza del Governo, in materia di competenza regionale».
In effetti, l’ente Regione avrebbe questa facoltà, in base al secondo comma dell’articolo 127 della Costituzione, purché il ricorso venga presentato entro 60 giorni dalla pubblicazione della legge. Dunque l’assessore Giuliante, nonostante stia marciando contro la propria maggioranza politica, ha richiamato per primo l’attenzione di istituzioni e cittadini, così da reagire contro i futuri balzelli: «Per il futuro – ha ironizzato Giuliante – se non si riuscirà a cambiare questa impostazione, altro non si potrà fare che attivare un “fondo preghiere” come unica risorsa che, evitando a monte la calamità, non ci costringerà al dissesto».
Questa nuova strategia varata dal ministro Tremonti, ovviamente ha innescato un infuocato scontro politico, in seno al consiglio regionale, con il Partito Democratico che ha accusato di immobilismo il presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi, il quale dapprima non si è espresso sui nuovi provvedimenti fiscali: «L’imbarazzante silenzio di Chiodi – attacca Camillo D’Alessandro, capogruppo del Pd in Consiglio regionale – significa una cosa sola: che il presidente della Regione è in linea con le scelte romane. Altrimenti, dica con chiarezza se condivide o meno le parole dell’assessore alla Protezione Civile Giuliante».
E le accuse alla giunta Chiodi non si fermano qui perché, dopo l’annuncio dell’assessore regionale alla Protezione Civile, a
rincarare la dose pensano altri due consiglieri regionali del Pd, come Claudio Ruffini e Giuseppe Di Luca, i quali non sono andati tanto per il sottile: «Dopo il riconoscimento dello stato di calamità – affermano i due – era necessario reperire subito le risorse per il teramano , purtroppo apprendiamo da Giuliante che dei soldi non vi è traccia. Per l’Abruzzo spremuto già come un limone da tasse, accise sulla benzina, debito sanitario, il governo Berlusconi ha pensato bene di tassare ulteriormente gli abruzzesi per fronteggiare ulteriormente le calamità naturali. Ma lo sfogo di Giuliante è il chiaro sintomo che la filiera del Pdl si è rotta».
Ancora Ruffini arriverà ad accusare il governo Berlusconi di lasciare l’Abruzzo terremotato ed alluvionato senza soldi,
mentre una regione come il Veneto, colpita dalla stessa calamità, avrebbe ricevuto subito 300 milioni di euro. il Governatore dell’Abruzzo, tirato in ballo dal consigliere regionale del Pd, non ha quindi mancato di rispondere dando vita ad un “botta e risposta”: «Il nuovo orientamento del governo nazionale – si difende Chiodi – di ricorrere in primis alla tassazione regionale, non riguarda certo solo l’Abruzzo. Ma sarà così anche per le Marche o per la Lombardia, se non ci sarà un ripensamento. Quanto poi a Ruffini, che grida allo scandalo per questa presunta “tassa di scopo”, voglio ricordare che fu proprio lui, in un documento prima della dichiarazione dello stato di calamità, a sostenere di utilizzare i fondi regionali a ristoro dei danni causati dal maltempo».
Ruffini, ribattendo, nega la considerazione del presidente Chiodi che, nel frattempo, lunedì sera ha annunciato un primo stanziamento di 10 milioni di euro, dedicato ai comuni teramani colpiti dalle alluvione e ancora, in una riunione che vedeva presenti tutti gli amministratori locali teramani, ha nominato il Presidente della Provincia, Walter Catarra, commissario della gestione dei fondi. Una decisione contestatissima da molti sindaci che ravvisano nella nuova nomina, in quanto Catarra è anche sindaco di Notaresco, un evidente conflitto di interesse.
Nelle stesse ore, inoltre, la notizia sulla nuova “tassa sulle disgrazie” valica l’appennino e arriva a Roma, dove il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, ha definito la novità introdotta dal decreto “Milleproroghe” come una norma incomprensibile ed ingiusta. Infine, ieri sera, ha chiosato sulla vicenda Silvio Paolucci, il segretario regionale del Partito Democratico che non si fida delle promesse di Chiodi: «Questo presidente – esclama Paolucci – è capace di fare solo chiacchiere: ovunque sia chiamato in causa, no riesce a difendere i suoi cittadini né a portare a casa il minimo risultato. Lo dimostra da due anni a L’Aquila, lo dimostra in ogni confronto con Roma, ora lo sta dimostrando anche per il teramano».
Ma comunque vada a finire, di tutta la querelle, resterà il coraggioso e solitario gesto dell’assessore regionale alla Protezione Civile, Gianfranco Giuliante, che contro tutto e tutti, venendo contro la maggioranza a cui appartiene, ha denunciato il nuovo prelievo fiscale ideato dal Governo. Intanto, però, sulla costa teramana i danni sono innumerevoli ed i soldi per riparare ai danni del maltempo serviranno subito, pena il fallimento della stagione turistica ormai alle porte.