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Giovani in fuga dal Sud

Disoccupazione e stagnazione dell’economia, allontanano i giovani dal Meridione che, in futuro, potrebbe divenire un’area sempre più povera e spopolata. Tra queste regioni l’Abruzzo “galleggia”, con una crescita economica del +0,5%

Nei prossimi vent’anni il Mezzogiorno perderà quasi un giovane su quattro mentre, al Centro-Nord oltre un giovane su cinque sarà straniero. Più precisamente, gli under 30 al Sud saranno oltre 2 milioni in meno nel 2050, meno di cinque milioni in totale. Al contrario, gli over 75 passeranno dall’attuale 8,3 al 18,4%.

Luca Bianchi, vicedirettore Svimez

È questa la fotografia scattata dal “Rapporto sull’economia del Mezzogiorno”,curato dalla Svimez l’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, presentato ieri l’altro a Roma: «C’è il rischio – ha commentato Luca Bianchi, vicedirettore di Svimez, presentando il rapporto – di uno “tsunami demografico”». Ad andarsene, secondo i dati, sono i giovani più dinamici e qualificati, in cerca di migliori opportunità formative e professionali. Ed è proprio questo fenomeno a rappresentare causa e conseguenza dell’impoverimento economico e culturale del Meridione.

Così, nei prossimi quarant’anni, il Mezzogiorno da area giovane ricca di menti e braccia, si trasformerà in un’area spopolata, anziana, ed economicamente sempre più dipendente dal resto del Paese. E le cause dell’invecchiamento della popolazione, restano sempre le stesse: bassa natalità, bassissima attrazione di stranieri e l’emigrazione che ha riguardato 104 mila persone nel 2010. Ma al di là di tutto, la causa principale che ha provocato la fuga dei giovani dal Sud è l’elevatissima disoccupazione, corrispondente al tasso del 25%, con neanche un giovane su tre ufficialmente a lavoro. Insomma, il Sud è in stagnazione con un tasso di crescita del Pil dello 0,1% nel 2011, a detta del Rapporto Svimez.

Il Centro-Nord, invece, cresce dello 0,8% rispetto ad una media nazionale che si attesta su un +0,6%. Sulla base di questo dato, è semplice rilevare come tutte le regioni meridionali facciano registrare una crescita al di sotto della media nazionale. Tra queste è l’Abruzzo insieme alla Basilicata, per chi si accontenta, ad arrivare “prima tra le ultime” con un tasso di crescita del +0,5% contrapposto al valore minino, il -0,1% della Calabria. Nel mezzo, ci sono la Puglia con un +0,3% mentre Molise e Campania raggiungono un +0,1%. Sicilia e Sardegna, infine, sono ferme. E tutto questo per non parlare del comparto industriale, in “via d’estinzione” al Sud.

Infatti, delle 533 mila unità perse in Italia tra il 2008 ed il 2010, ben 281 mila appartengono al Mezzogiorno, dove nonostante siano presenti meno del 30% degli occupati italiani, si concentra il 60% delle perdite di lavoro a causa della crisi: “Questo processo di declino – si legge nel Rapporto Svimez – potrà essere interrotto solo con un’adeguata domanda privata e pubblica, capace di favorire una ripresa della produzione ed un aumento stabile di posti di lavoro. Il rischio, altrimenti, è che la perdita di tessuto produttivo diventi permanente”.

Dunque, sono previsioni davvero nefaste quelle della Svimez, eppure non tutti si arrendono a quella che sembra l’evidenza:

Padre Domenico Pizzuti, gesuita

«Non è detto – osserva padre Domenico Pizzuti, sociologo gesuita – che alcune dinamiche non possano cambiare nel corso degli anni. Quando parliamo del Mezzogiorno, che deve ritrovare le strade della crescita, dobbiamo chiederci quali possono essere i protagonisti di questa rinascita. Oltre alle responsabilità delle classi politiche e amministrative, un ruolo chiave dovrebbero averlo alcuni settori della borghesia: ad esempio, professionisti e imprenditori. Qui è tutto fermo, non c’è sviluppo».

Il logo del Progetto Policoro

In parole povere, il religioso chiede un rinnovamento della classe dirigente, la quale non si preoccupi delle sue piccole convenienze, dei suoi privilegi, che non aspiri al denaro: «Occorre – precisa il gesuita – una nuova classe dirigente a cui stia a cuore il bene comune. Bene comune che deve essere lo stimolo, il pungolo che guida il modo di operare». Inoltre, sempre secondo padre Pizzuti, un’altra strategia per trattenere i giovani a Sud potrebbe essere quella di puntare sulla formazione a tutti i livelli, non solo umanistica e professionale: «Occorre – suggerisce il sociologo gesuita – formare ai valori, all’impresa, alla creatività. E per favorire la formazione, si devono promuovere esperienze come quelle dell’oratorio, degli scout e del Progetto Policoro».

In conclusione, non tutto sembra essere ancora perduto ed è la Chiesa Italiana, attraverso il documento sul Sud “Per un Paese solidale. Chiesa Italiana e Mezzogiorno”, rafforza la speranza indicando la via dell’unità: «Il Paese – conclude padre Domenico Pizzuti -, come ci hanno ricordato i nostri vescovi, non può crescere se non insieme e questo non lo dobbiamo dimenticare».

About Davide De Amicis (4358 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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