Sempre meno i donatori di sangue
Le unità di sangue disponibili, si ridurranno del 2,9% entro il 2020. È questo il risultato più significativo emerso dallo studio “La donazione del sangue alla luce dell’evoluzione demografica del Paese”, intrapreso dalla Fidas, la Federazione italiana delle associazioni donatori di sangue, in collaborazione con il Censis.
La ricerca, presentata venerdì mattina presso l’ospedale “San Giovanni Calabita” Fatebenefratelli di Roma, ha coinvolto 3.367 donatori di sangue che si sono recati nei centri collegati alle 69 associazioni Fidas, tra il 2010 ed il 2011: «Per i prossimi dieci anni – ha spiegato Aldo Ozino Caligaris, presidente Fidas – si prevede un aumento significativo degli ultra 75enni, a fronte di una diminuzione altrettanto rilevante della fascia di età tra i 18 e i 45 anni, ad oggi la forza donazionale del Paese».
E anche fra i donatori, sono i più giovani a diminuire: «Negli ultimi sei anni – ha aggiunto Carla Collicelli, vicedirettore generale Censis – è aumentato il numero dei donatori, ma diminuito il numero di quelli sotto i 30 anni; se va avanti così si va incontro a un calo dei donatori di quasi il 3%, e quindi del sangue». Secondo la Fidas, inoltre, oggi tre terapie trasfusionali su quattro vengono richieste per pazienti ultrasettantacinquenni: «Non fa notizia – ha ammesso Giuliano Gazzini, direttore del Centro nazionale sangue – dire che il vecchietto ha bisogno di sangue giornalmente, eppure questa è la realtà e questo è il futuro».
Insomma, lo studio Fidas-Censis ha posto l’accento sugli effetti del calo demografico sulle donazioni di sangue, ma anche sottolineato le motivazioni che portano una persona a diventare volontario, così da individuare anche le strategie più idonee a coinvolgere i giovani nella donazione: «Dalla ricerca – ha precisato Carla Collicelli – emerge come per i giovani sia influente l’ambiente sociale, il fatto che in famiglia ci sia già un donatore o che tra gli amici ci sia chi ha bisogno di trasfusioni».
E il Censis ha chiesto ai giovani stessi quali possano essere gli strumenti più adeguati per motivare loro stessi e i loro coetanei alla donazione di sangue e i ragazzi chiedono maggiori attività di sensibilizzazione, da svolgere specialmente nelle scuole, oltre alla definizione di nuovi incentivi per gli studenti. Infine, tornando a parlare dei donatori, è la loro condizione economica e sociale a sorprendere.
Infatti, la maggior parte di loro è di sesso maschile, lavoratore ed ultra quarantenne: «Un dato inaspettato – ha concluso Carla Collicelli, vice direttore del Censis – che mostra quanto la crisi economica, la disoccupazione, la mancanza di un tessuto sociale soddisfacente siano condizionanti anche nel caso della donazione di sangue».