Grandi nella sofferenza

Si è rinnovato ieri, presso l’auditorium De Cecco di Pescara, l’appuntamento con la sesta edizione del Premio nazionale “Sì all’uomo”, intitolato all’indimenticato ex sindaco della città adriatica Domenico Allegrino. Un premio che ha riconosciuto il valore e l’esempio di quattro persone i quali hanno avuto la forza di sopportare esperienze drammatiche, come la malattia, trasformandole in un messaggio di speranza da offrire al prossimo: «Per noi – ha spiegato Antonella Allegrino, presidente dell’associazione Domenico Allegrino onlus – è importante mettere in evidenza delle realtà della vita del tutto normali che poi diventano speciali proprio per questa capacità di dedicarsi agli altri e anche noi possiamo tirare fuori i nostri talenti per questo».
E la premiazione si è aperta raccontando una storia tra le più toccanti e difficili, come quella di Francesco Canale, giovane trentenne sposato, costretto a vivere su di una carrozzella dalla nascita in quanto nato senza arti. Eppure il giovane, ha vinto le menomazioni scrivendo e dipingendo con la bocca: «Ho cercato di capire – ha condiviso il giovane ritirando il premio – come vivere profondamente la vita ogni giorno e credo di esserci riuscito». Ad accompagnare il giovane è stata la madre Elena, una fortunata donna guarita miracolosamente, nel 1996, da un linfoma all’ultima stadio grazie all’intercessione del giudice Rosario Livatino, ucciso diversi anni prima da Cosa Nostra in Sicilia. Un miracolo che ha fatto scaturire la richiesta d’avvio del processo di canonizzazione per il magistrato scomparso.
Ad essere premiato, è stato poi il grande coraggio di Maria Grazia Passeri, presidente dell’associazione “Salvabebè Salvamamme”, che da anni assiste 5mila madri e neonati italiani assicurandogli tutto l’occorrente per vivere dignitosamente: «Siamo nati – ha raccontato l’infaticabile presidente – perché i bambini non finissero più nei cassonetti, per dare alle madri un’altra scelta capace di salvare loro la vita. Da allora accogliamo mamme e figli, ci occupiamo di loro, la solidarietà si muove da tutta l’Italia e ci dà aiuti, ma è difficile rispondere a chi ti chiede com’è andata oggi, perché non sai mai veramente quante vite disperate hai davvero salvato».
Il terzo premio è quindi stato conferito ad Alessio Verzella, di Città Sant’Angelo, già primo arbitro della Federazione svizzera, poi rientrato in Italia per stare accanto alla figlia Irene, gravemente malata. Quarto ed ultimo premio, infine, a Franca Ortolano la quale vive a Montesilvano con il marito Angelo, affetto da una seria retinopatia diabetica, e con i figli Mirko ed Emanuela, colpiti entrambi da tetraparesi spastica dalla nascita. Il folto pubblico intervenuto alla manifestazione, costruito in gran parte dagli studenti delle scuole superiori cittadine, ha anche potuto assistere all’esibizione di don Elio Benedetto, sacerdote che ha cantato più brani ispirati alle parole di Madre Teresa di Calcutta.