“Viviamo una vita bella per realizzare la nostra vocazione umana e cristiana”
"Non possiamo perpetuare assolutamente meccanismi di morte - ammonisce l'arcivescovo Valentinetti, ma dobbiamo perpetuare meccanismi di vita profondamente umana, che sono sacramento e segno di una vita che va al di là della morte, che è capace di sfidare anche la morte"
È stata molto partecipata, stanotte nella parrocchia pescarese di San Giovanni Battista e San Benedetto Abate, la veglia pasquale presieduta dall’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti il quale, dopo aver benedetto il fuoco e accesso il cero pasquale, ha impartito il sacramento del battesimo a sette adulti, due ragazze e un bambino.
Poco prima, nel corso dell’omelia, il presule aveva riflettuto sul brano biblico che narra delle donne che scoprono il sepolcro vuoto, essendo andate per trattare il corpo di Gesù con gli olii profumati, ma non lo trovano perché risorto: «Le donne – osserva l’arcivescovo – vanno a compiere una ritualità mortuaria. Aromi per imbalsamare quel corpo, perché subisse il più tardi possibile la corruzione. Era stato un corpo troppo importante perché potesse corrompersi immediatamente, ma tant’è, un rituale di morte e non di vita. E invece accade qualcosa di totalmente diverso. La pietra del sepolcro era rovesciata, esse entrano, non trovano il corpo di Gesù e qualcuno, mentre esse erano impaurite, dice una frase che aveva fatto pensare le donne e che deve far pensare anche noi “Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto”. Ecco, se vogliamo celebrare realmente la verità di questa risurrezione del Cristo vivo, del Cristo vivente, nella nostra vita, nella nostra esistenza, non possiamo, non dobbiamo cercare rituali di mortiferi, ma dobbiamo cercare rituali di vita. Non possiamo cercare tra i morti, dobbiamo cercare tra i vivi. Non possiamo perpetuare assolutamente meccanismi di morte, ma dobbiamo perpetuare meccanismi di vita profondamente umana, che sono sacramento e segno di una vita che va al di là della morte, che è capace di sfidare anche la morte».
Ma il contesto attuale in cui viviamo non va in questa direzione: «Purtroppo, cari fratelli e sorelle – conferma l’arcivescovo di Pescara-Penne -, la realtà in cui noi viviamo, molto spesso, ci racconta di personaggi lugubri e tristi, più cercatori di morte che cercatori di vita. Ma noi oggi possiamo portare nel cuore una grande speranza e possiamo essere noi per primi i cercatori della vita, di una vita bella, buona e felice. Perché se incarniamo sul serio questa idealità, per noi e per gli altri, avremo realizzato la nostra vocazione umana di esseri umani, ma anche la nostra vocazione cristiana. Questo in quanto il battesimo che stiamo per donare a questi fratelli e a queste sorelle, non è nient’altro che il principio di questa energia vitale che il Risorto mette nel loro cuore, così come l’ha messo nel nostro cuore quando siamo stati battezzati».
Dunque questo sacramento assume un ruolo determinante nel determinare la vita di una persona e, per questo, l’arcivescovo si è chiesto e ha chiesto all’assemblea cosa ne avessimo fatto del battesimo: «Volete che siamo energie vitali, belle, straordinarie, che riempiono la nostra umanità, il nostro cuore, la nostra anima, la nostra mente o volete che siano un seme che non dà frutto? Perché, sapete, molti credenti, o persone che si ritengono tali, in realtà poco hanno a che fare con la fede. Quel seme c’è anche in loro, ma è sopito, assente, e non produce frutto. E quel seme, quest’energia vitale, spiritualmente, deve produrre amore, preghiera, ascolto del Signore, pace interiore, serenità e deve altruismo, bene, perdono, accoglienza, pace, saggezza, rettitudine, sguardo pulito. Ecco quello che, da oggi in poi, il Signore ci chiama a fare rinnovando lo stesso in noi».
In seguito, in riferimento alla lettera di San Paolo, l’arcivescovo Valentinetti ha precisato il passaggio “Quanti siete stati battezzati in Cristo Gesù, siete stati battezzati nella sua morte”: «Ma attenzione – puntualizza -, non per rimanere nella sua morte, ma per risorgere con Lui. Per mezzo del battesimo sepolti con Lui e risuscitati con Lui. Capite, allora, la bellezza di questa notte e del battesimo dato questa notte? Anticamente i battesimi si davano solo in questa occasione e non in tutte le domeniche, come purtroppo facciamo oggi. Ma, sapete, le più belle tradizioni si perdono e, un po’ per comodità e un po’ per tante cose – come per l’esigenza di dover fare la festicciola senza che debba necessariamente arrivare Pasqua – anche noi ci siamo seduti un po’».
E da questa considerazione, il presule ha poi rivolto un auspicio: «Mi auguro – afferma monsignor Tommaso Valentinetti – che si possa tornare un giorno, anche in questa notte dove tutto è luce, dove tutto è gioia, dove tutto dovrebbe essere godimento spirituale, a fare festa sul serio, con tutta la Chiesa, per i tanti nuovi figli che vi entrano a far parte. A noi tutti la meditazione per riprendere coscienza del battesimo che abbiamo ricevuto. A voi – conclude l’arcivescovo, rivolgendosi ai battezzandi -, i più cari auguri, perché questa grazia abbia frutto in ciascuno di voi».