La ricetta anti-crisi dei Cavalieri del lavoro
Fattori come brand e presenza all’estero potranno risultare di successo, ma al momento sono indispensabili misure strutturali e organiche per rilanciare l’economia nazionale ed aumentare la competitività del Paese. In questo senso le priorità dovranno essere lotta all’evasione, riduzione del debito, riforme del fisco e del mercato del lavoro, nonché snellimento burocratico e ad indicarle, ieri nella capitale, è stata la Federazione nazionale dei Cavalieri del lavoro presentando la ricerca “Idee e proposte per la competitività del sistema Italia-Osservatorio sulle medie imprese dei Cavalieri del lavoro”, realizzata dal Censis che l’ha presentata attraverso l’intervento del direttore generale Giuseppe Roma, alla presenza di Benito Benedini, presidente della Federazione dei Cavalieri del lavoro, di Corrado Passera, Ministro dello Sviluppo Economico e di Salvatore Rossi, vice direttore generale della Banca d’Italia.
Secondo lo studio, condotto tra la fine del 2011 e i primi mesi del 2012, su 153 imprese guidate dai Cavalieri del lavoro, nel primo semestre 2011 il 56% di queste aziende ha incrementato il proprio volume d’affari, registrando una tenuta dell’occupazione con il 53,4% di esse che non ha subito variazioni degli organici e una ripresa degli investimenti come segnalato ancora dal 53% delle aziende.
E il segreto di tutta questa competitività, si nasconde indubbiamente dietro l’elevata qualità del prodotto-servizio e la sua unicità. Seguono poi la forza del brand aziendale, l’innovazione e la presenza all’estero. Ma l’analisi del Cavalieri del lavoro è andata anche oltre, individuando anche i principali problemi che affliggono il Paese, frenandone la crescita. Tra questi, al primo posto si configurano l’evasione fiscale, al 62,5%, ed il debito pubblico, al 53,9%. A seguire figurano l’eccesso di burocrazia, al 41,4%, la bassa qualità della classe politica, al 37,5%, l’alto livello di corruzione e di clientelismo, al 25,7%, e ancora le difficoltà congiunturali globali, al 19,7%, e la presenza di vaste aree di lavoro improduttivo, al 15,8%. Ciononostante prevale una visione positiva del futuro.
Infatti il 76% del campione intervistato pensa che, “sebbene l’Italia stia attraversando una fase difficile, riuscirà a venirne fuori”. Mentre per il 91,9% “il Paese sarà ancora, nel 2020, parte integrante della moneta unica europea”, ma solo il 43,4% ritiene che la condizione economica degli italiani sarà migliore di quella attuale: «Occorrerebbero – auspica Benito Benedini, presidente della Federazione Cavalieri del lavoro – misure strutturali e organiche finalizzate a rilanciare l’economia nazionale, di cui dovrebbe farsi carico una politica ormai completamente sfiduciata».