L’impresa etnica non conosce crisi
La crisi economica bloccherà il dinamismo imprenditoriale degli italiani, ma non certo quello degli immigrati. Infatti, nel 2010 il numero delle imprese gestite da immigrati è aumentato di 20mila unità, al netto di quelle che hanno cessato la propria attività, arrivando a raggiungere quota 228.540 come confermato dai dati del Dossier Caritas/Migrantes 2011: «Gli immigrati – ha spiegato Francesco Marsico, vice direttore di Caritas Italiana, intervenendo ieri a Roma al convegno organizzato dalla Cna, Confederazione nazionale dell’artigianato, e intitolato “L’impresa etnica nel periodo della crisi” – attraverso imprese etniche e ibride, gestite da persone di nazionalità diverse che vendono prodotti generalisti, valorizzano il tessuto economico-sociale rivitalizzando alcuni quartieri abbandonati e degradati delle città. Ma servono politiche lungimiranti da parte degli enti locali, per accompagnare questo processo e ridurre i rischi di “colonizzazioni”».
Così, a detta dei vertici Caritas, l’aumento delle imprese etniche costituisce un paradosso in tempo di crisi, dimostrando una maggiore capacità di sacrificio e rischio da parte degli immigrati, i quali operano in settori di mercato abbandonati dagli italiani, nonostante i limitati margini di profitto. Ma ora che è venuta meno l’enfasi securitaria, ci potrà essere un’alleanza tra l’immigrazione e il mondo anziano delle nostre città: «Gli immigrati – ha riflettuto il vice direttore di Caritas Italiana – moltiplicando le offerte di servizi in alcuni quartieri li hanno, di fatto, resi vivibili. Questo segnala una capacità di fare impresa, di costruire legami e creare sviluppo economico. Una caratteristica legata alla storia delle migrazioni, proprio come hanno fatto gli italiani all’estero. Certo, all’interno dell’imprenditoria etnica non mancano alcune aree grigie, con quartieri che rischiano di essere colonizzati, come avviene a Milano, Prato e Roma».
Ma proprio per questo dovrà essere la governance degli enti locali a giocare un ruolo determinante, recuperando le relazioni con i soggetti di categoria oltre che avviando una strategia complessiva: «Il paradosso – ha aggiunto Marsico – è che i pochi interventi degli enti locali sono andati invece a colpire proprio i settori più produttivi, come il caso delle frutterie etniche a Roma». Al di là di tutto comunque Caritas Italiana, mediante le sue sedi diocesane, sostiene l’imprenditorialità etnica con iniziative di microcredito ed attività formative, in collaborazione con associazioni di categoria e fondazioni: «L’immigrazione – ha concluso Giuseppe Bea, componente dell’ufficio Politiche per l’integrazione della Cna – è una risorsa anche in tempo di crisi, perché consente il processo di sostituzione nei lavori più usuranti e faticosi e, attraverso una attività d’impresa, facilita e accelera il processo di integrazione sociale, culturale ed economica».